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Data: 16/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Vertice Di Maio-Salvini c'è l'ultimo spiraglio Il giallo del Contratto. Rivista la bozza anti euro Scure sulle pensioni d'oro

ROMA Dopo una giornata di gelo e l'ennesimo faccia a faccia con Luigi Di Maio, Matteo Salvini a sera sul governo giallo-verde si mostra così: «Siamo al tratto finale. Sono ottimista, ma anche realista...Qui i giorni passano». Poco prima Di Maio aveva messo a verbale: «È il momento di capire se vogliamo arrivare fino in fondo. Il Movimento c'è. Se ci riusciremo? Non lo so, ma al tavolo del programma si sta facendo un gran lavoro. Forse chiudiamo domani (oggi, ndr.). Siamo a un bivio: da una parte c'è il coraggio, dall'altra la paura del cambiamento in un certo establishment...».
Insomma, i due leader - ancora impantanati sulla questione del premier - provano ad andare avanti. Non senza qualche intoppo, come la pubblicazione da parte dell'Huffington post di una bozza di programma in cui compare anche l'uscita dall'euro. Una bozza che in una nota congiunta Lega e 5Stelle disconoscono. O quasi: «Il contratto di governo pubblicato è una versione vecchia che è stata già ampiamente modificata nel corso degli ultimi due incontri del tavolo tecnico. La versione attuale, dunque, non corrisponde a quella pubblicata. Molti contenuti sono radicalmente cambiati. Sull'euro, ad esempio, le parti hanno già deciso di non mettere in discussione la moneta unica».
C'è da dire che Salvini non dismette la minaccia elettorale, né tantomeno il legame con il centrodestra: «Se c'è un margine per trasformare in fatti i sogni e le speranze, allora si parte. Se non c'è margine, se non c'è accordo, l'unica parola può tornare ai cittadini italiani: tertium non datur, dicevano i saggi. Stiamo lavorando per mettere al centro del programma proposte nostre, della Lega e del centrodestra cui siamo leali». E ai giornalisti che gli chiedono se è ottimista come Di Maio, il capo lumbard risponde: «Sì, anch'io sono ottimista, però i giorni passano e sono anche realista. Ho la coscienza pulita perché stiamo lavorando al massimo, giorno e notte, cercando di vedere fino all'ultimo se c'è un programma forte».
«CONTRATTO? NON CI FIDIAMO»
Sulla trattativa pesa la diversità di toni sull'Europa. E Salvini la rimarca: «E' chiaro che non possiamo andare a Bruxelles con un governo che rappresenti due idee lontane». Immediata la risposta di Di Maio che, accogliendo l'invito del potenziale alleato, torna a usare toni ruvidi con l'Unione europea. E illustra lo stato della trattativa: «Il punto nevralgico è il contratto dove ci sono alcuni punti da chiarire. Su questo contratto individueremo la persona per far partire questo governo». Ancora: «Ci sono i presupposti per l'intesa. Se ci riusciamo sarà una bomba». Non manca una bacchettata ai leghisti: «Abbiamo proposto un contratto e non un'alleanza perché degli altri non ci siamo mai fidati». Infine un annuncio: «Nel fine settimana ci vedremo nelle piazze con i gazebo e illustreremo il contratto». Ma mentre i leghisti nei gazebo voteranno sul contratto, i grillini lo faranno sulla piattaforma Rousseau.

Rivista la bozza anti euro Scure sulle pensioni d'oro

ROMA E' proseguito anche ieri il confronto fra gli esponenti del Movimento 5 Stelle e della Lega sul programma dell'eventuale governo gialloverde. Restano sul tappeto parecchi nodi da sciogliere soprattutto di carattere politico ma uno spicca su tutti: cosa fare con l'Europa e dunque se rispettare o meno i limiti di defict pubblico imposti dai trattati stipulati con gli altri stati europei. Non a caso la giornata di ieri è iniziata con i segnali d'allarme lanciati da Bruxelles che ha ribadito di attendersi dall'Italia una riduzione del deficit e del debito «indipendentemente dal governo che si formerà».
FORTEZZA EUROPA
E sempre ieri, in serata, è stata diffusa dal sito dell'Huffingtonpost.it una bozza di programma - poi smentita in un comunicato congiunto da M5S e Lega - contenente proposte difficilmente realizzabili come quella della cancellazione di 250 miliardi di debito italiano da parte della Banca Centrale Europea che, com'è noto, è di proprietà di tutti gli stati aderenti all'euro. Il tutto condito con una proposta per la creazione di un canale di uscita ordinata dall'euro; il passaggio di tutte le aziende pubbliche (Eni, Enel etc.) alla Cassa Depositi e Prestiti che però le pagherebbe al tesoro riducendo con il risparmio postale il depbito pubblico; il conferimento di patrimonio pubblico ad un fondo le cui quote poi sarebbero cedute ai risparmiatori. Sul piano istituzionale, tra l'altro, la bozza contiene la nascita di un Comitato di Conciliazione, composto dal premier, alcuni inistri e dai capi di partito della maggioranza, non previsto dalla Costituzione. Nel documento c'è anche una netta «apertura alla Russia da percepirsi come partner economico e non come una minaccia».
La bozza è stata definita «vecchia e ampiamente modificata» in tarda serata con una nota congiunta tra Movimento e Lega che però hanno ribadito di lavorare ad un progetto di «Europa pre-Maastricht quando gli stati europei erano mossi da pace, fratellanza, cooperazione e solidarietà». La traduzione è chiara farà drizzare i capelli al di là delle Alpi: l'euro (frutto di Maastricht) è uno strumento che mina addirittura la pace fra i popoli.
Al di là degli obiettivi di chi ha messo in circolo la bozza di programma poi smentita quello dell'Europa (e del debito) resta comunque il segmento più puntuto del confronto fra pentastellati e leghisti. I primi appaiono cauti (in apparenza) mentre i leghisti ribadiscono di voler sforare i tetti di deficit altrimenti si rischia «di scrivere un libro dei sogni», come lo stesso Matteo Salvini ha ribadito l'altro ieri.
Ieri dal tavolo di trattativa è filtrato assai poco. Essenzialmente un accordo generico sul ridimensionamento delle cosiddette pensioni alte o d'oro (punto al quale tiene molto il Movimento) mentre resta la divergenza sulla tassa di soggiorno che i Cinquestelle vorrebbero «rimodulare» mentre i leghisti intendono «abolire». Nel programma è finita una definizione vaga del tema.
Se fra le due delegazioni sono stati trovati punti di convergenza abbastanza consistenti su alcuni temi come il superamento e non la cancellazione della legge Fornero sulle pensioni (con un aumento di spesa di 5 miliardi); l'adozione del reddito di cittadinanza per i disoccupati solo dopo la nascita di una nuova rete di Centri per l'Impiego oppure il varo di concorsi regionali per le assunzioni nella scuola, restano anche fortissimi i punti di divergenza.
Uno di questi è il conflitto d'interesse. Sul quale il testo della bozza diffusa è molto generico anche se spiega che il conflitto d'interessi non è solo quello economico perché «qualsiasi interferenza di un interesse pubblico o privato nel procedimento legislativo andrebbe evitata». Il punto di partenza dell'azione governativ, comunque, dovrebbe essere la riforma della giunta per le elezioni, definita un «organismo anacronistico». Le regole sul conflitto di interessi, infine, verrebbero estese anche ai manager pubblici e ai sindaci delle grandi città.

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