PESCARA«L'abbiamo sempre detto che mancava all'appello qualcuno, e alla fine è arrivato». Giampaolo Matrone, che sotto la valanga di Rigopiano ha perso la moglie Valentina Cicioni, madre della loro bambina, e anche l'uso di una mano dopo aver passato 60 ore sotto le macerie, tira un sospiro di sollievo. Anche se «no, non si può parlare di soddisfazione, non potrò mai essere soddisfatto», ripete amareggiato il pasticcere di Monterotondo. Che però aggiunge: «Oggi è una giornata bellissima perché si inizia a credere in qualcosa a cui forse in Italia non crede più nessuno, nella giustizia, e di questo posso ringraziare solo ed esclusivamente la Procura e i carabinieri forestali che hanno tirato su questo castello che, spero, vivamente, i giudici non ci butteranno giù. A questo punto per me possono anche chiudere le indagini, si riparte da qui».«Siamo sempre più convinti che questo sia un omicidio di Stato», commenta Gianluca Tanda, portavoce del Comitato Familiari vittime di Rigopiano, «e questi nuovi indagati sono la conferma di quello che diciamo dall'inizio, e cioè che riguarda tutti: Comune, Provincia, Prefettura, Protezione civile, Regione. Bisogna veramente chiarire la verità per tutti gli italiani che l'aspettano, noi ci aspettiamo questo. E ci aspettiamo anche», rimarca Tanda, ribadendo un concetto già espresso dal Comitato nel corso di questi mesi, «che chi ha contribuito a questo omicidio di Stato venga rimosso dal proprio incarico. Bisogna farlo. Persone che mai in questi mesi hanno espresso una parola di conforto e vicinanza alle famiglie colpite da questi grandissimi lutti. E invece niente, nessuno ha mai detto nulla, anche solo a livello umano, di fronte a una tragedia che ha colpito non solo l'Italia ma tutto il mondo».Umanità che gli ha offerto il procuratore Massimiliano Serpi, come dichiara Marcello Martella, papà di Cecilia, giovane dipendente del resort tra le 29 vittime della valanga: «Prima di essere un uomo di legge», afferma Martella, «il procuratore si è comportato con noi come un uomo, come una persona che ha visto di fronte a lui persone, e che adesso sta ricambiando con i fatti la fiducia che gli abbiamo dato dall'inizio. Ma una cosa voglio dire», si sofferma Martella, «questo è anche il risultato non solo della fiducia, ma anche della collaborazione che abbiamo offerto in tutti i modi alla Procura e agli investigatori con forza e tenacia, senza mai arretrare di un passo, e sempre con educazione e rispetto, facendo presente le nostre motivazioni e perplessità. A questo punto», conclude il genitore, «credo proprio che le indagini non siano lontane dalla conclusione. Spero che per ottobre novembre si possa iniziare a vedere qualcosa di positivo». «Il fatto che si vada a mettere sotto inchiesta anche le passate Giunte regionali», commenta l'avvocato Camillo Graziano, legale della famiglia Feniello, «significa che le omissioni sono riferibili a tutta la dirigenza passata della Regione. Faccio i complimenti alla Procura e ai carabinieri forestali, che non hanno tralasciato nulla».Intanto, tra gli indagati, Mario Mazzocca dichiara:«Non ho alcun commento da fare sia per rispetto delle vittime di Rigopiano che dei loro familiari, sia per il lavoro che sta svolgendo la magistratura inquirente, che mi risulta non essere ancora concluso. Per quanto mi riguarda ho ragione di ritenere che sussistano le condizioni affinché la vicenda possa chiarirsi nel più breve tempo possibile». (s.d.l.)