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Data: 17/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rigopiano, Regione sotto accusa per emergenza e carta valanghe. Mazzocca cauto, il governatore parlerà oggi

Tra due settimane dovrebbe iniziare il giro di interrogatori dei 12 nuovi indagati nell’inchiesta sul disastro di Rigopiano dove persero la vita 29 persone per una valanga che spazzò via il resort di lusso. La notifica della procura agli indagati - politici e dirigenti regionali o ex - serviva per la nomina dei difensori. «Atto dovuto» spiega il procuratore capo Massimiliano Serpi che insieme al sostituto Andrea Papalia dovrà approfondire due aspetti: quello sulla mancata realizzazione della carta di localizzazione del pericolo valanghe, i tempi, i modi e le risorse finanziarie necessarie (che coinvolge anche le due giunte precedenti perché risale al 2000) e l’altro che riguarda solo il governatore Luciano D’Alfonso e due dirigenti regionali: Antonio Iovino (programmazione delle attività della protezione civile) e Silvio Liberatore (servizio emergenza e responsabile sala operativa regionale), entrambi accusati soltanto di concorso in omicidio e lesioni colpose e non anche di disastro colposo, che viene contestato invece a tutti gli altri. LE ACCUSE I tre sono chiamati in causa in relazione a presunte inadempienze nella gestione dell’emergenza: e dunque per quanto non fatto nei due giorni precedenti al disastro, anche se ci sarebbe già agli atti una relazione dei carabinieri forestali che escluderebbe responsabilità regionali sotto questo aspetto. La questione carta valanghe coinvolge invece anche i due precedenti presidenti di Regione, Ottaviano Del Turco e Giovanni Chiodi, nonché gli assessori alla protezione civile che si sono succeduti nel tempo: e cioè Tommaso Ginoble, Daniela Stati, Gianfranco Giuliante e Mario Mazzocca. Con loro sono indagati anche dirigenti regionali come Carlo Visca (direttore della protezione civile dal marzo 2009 al maggio 2012), Vincenzo Antenucci (era dirigente del servizio prevenzione rischi dall’ottobre 2001 al giugno 2013), Giovanni Savini (direttore dipartimento per i rapporti con l’Europa, che per tre mesi, nel 2015, si occupò anche di protezione civile). Ma a questi indagati potrebbe aggiungersi l’ex direttore generale della Regione, Cristina Gerardis, chiamata in causa nella corposa memoria sulla tragedia di Rigopiano presentata l’8 maggio scorso da D’Alfonso ai magistrati. Memoria dove si spiega il ruolo dell’ex direttore e dunque le sue eventuali responsabilità, sulle quali stanno già lavorando i carabinieri forestali su disposizione della procura. D’Alfonso ha comunque pronta anche una seconda memoria dove verrebbero elencati gli atti a sua firma sin dal 2014, con i quali avrebbe dato precise indicazioni ai suoi dirigenti, in relazione alla carta valanghe, per attivare ogni strumento, risorse umane e strumentali, per definire celermente il percorso di tutti i procedimenti amministrativi in corso su questo delicato e importante argomento che ora la procura vuole chiarire.

Mazzocca cauto, il governatore parlerà oggi

Luciano D’Alfonso si è riservato di parlare nella mattinata di oggi in un incontro con la stampa in cui il senatore-governatore, che beneficia già dell’immunità parlamentare nonostante non abbia ancora sciolto il nodo del doppio incarico, cercherà si sovrapporre le ultime due vicende giudiziarie che lo riguardano: l’iscrizione nel registro degli indagati per la tragedia dell’hotel Rigopiano e l’assoluzione chiesta nei suoi confronti dalla procura generale dell’Aquila nell’ambito del processo d’appello sulla Mare-Monti, già chiuso per altro con la prescrizione a cui lo stesso D’Alfonso aveva fatto opposizione. Due vicende in realtà molto diverse e distanti anche cronologicamente, visto che l’inchiesta Mare-Monti risale addirittura al periodo in cui l’attuale governatore era alla guida della Provincia di Pescara, una ventina di anni fa. Ma l’obiettivo, probabilmente, è sempre quello: dimostrare che le tante inchieste avviate dalle varie procure sino ad oggi, in relazione alla sua attività politico-amministrativa, si sono sempre concluse con l’archiviazione o l’assoluzione piena. Probabilmente l’attesa di D’Alfonso nel rilasciare dichiarazioni a caldo sulla vicenda Rigopiano si deve anche alla necessità di consultarsi prima con il suo legale storico, Giuliano Milia, vista la gravità delle accuse che lo riguardano. Anche l’ex governatore Gianni Chiodi preferisce non rilasciare dichiarazioni in questa fase, in attesa di sviluppi dell’inchiesta, mentre una prudente puntualizzazione arriva da Mario Mazzocca, sottosegretario della Giunta D’Alfonso con delega alla Protezione civile, anche lui indagato dalla procura di Pescara per i fatti di Rigopiano: «Non ho alcun commento da fare, sia per rispetto delle vittime e dei loro familiari, sia per il lavoro della magistratura inquirente che mi risulta, al momento, non essere ancora concluso. Per quanto mi riguarda - continua Mazzocca - ho ragione di ritenere che sussistano le condizioni affinché la vicenda possa chiarirsi nel più breve tempo possibile». Prudenza, ostentato ottimismo, ma anche comprensibile preoccupazione in attesa di essere ascoltati dai magistrati

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