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Data: 18/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Carta valanghe, D’Alfonso si assolve

«Posso sicuramente affermare che la Regione, rispetto alla vicenda della carta valanghe, è stata diligente. Sono pronto a ricostruire passo dopo passo e ruolo dopo ruolo tutto l’iter per quanto riguarda la mia legislatura». Luciano D’Alfonso, a margine della conferenza stampa circa la vicenda mare-monti (e non solo) che lo ha visto assolto con formula piena, ha risposto sulla tragedia di Rigopiano dove figura fra gli indagati per le inadempienze della Regione nella realizzazione della carta valanghe. Un documento obbligatorio dal 2006, ma ancora inesistente. «Vorrei concorrere a ricostruire questi passaggi - ha spiegato il governatore - perché sostengo che c’è stata diligenza rispetto alla carta valanghe. La scelta di procedere per lotti e non per l’intero territorio è stata prettamente tecnica dettata dalla Carta storica del 2013 e questo mai può incontrare il diritto penale. Abbiamo scelto di cominciare dal Gran Sasso e non dalla Maiella perché il Gran Sasso era stato già rubricato dalla Carta storica che consente la quantificazione della ripetitività nella storia che dà orientamento ed indirizzo tecnico. Se la storia mi dice che lì c’è ripetitività, io mi concentro lì». D’Alfonso ha poi aggiunto: «Farò l’impossibile perché emerga tutta la documentazione in possesso della Regione. Poi c’è il lavoro, tutto da ricostruire, delle singole condotte di ogni livello istituzionale. Io ho un grande patrimonio conoscitivo che voglio versare in atti e che mi aspettavo mi venisse chiesto». La documentazione della Regione, in realtà, è da tempo in mano agli investigatori. Quanto alla gestione dell’emergenza nella tragedia di Rigopiano: «Di questo mi occuperò anche se non è una esatta competenza né del livello politico né di quello regionale - ha detto -. Quando la condizione di difficoltà diventa eccezionalità scattano i ruoli di altri livelli istituzionali».
Sotto gli uffici regionali intanto, Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle vittime, attaccava il governatore per quel colloquio che mai gli ha concesso. «Cosa hai fatto presidente per salvare quelle 29 persone? Il 18 gennaio 2017 ti sei preoccupato di fare qualcosa con i tuoi sottoposti?». «Per suo figlio - ha aggiunto - si sarebbe mosso».
Quanto alla mare-monti, D’Alfonso ha tirato fuori la sciabola. «Io sono fatto di pietra, ma credo di aver subito una variazione genetica». Ha parlato dei passaggi giudiziari «rovinosi per la mia vi- ta professionale», del fatto di non essere mai stato chiamato a chiarire la vicenda della cosiddetta “strada fantasma” e non ha risparmiato un attacco a magistratura e polizia giudiziaria «che pensa di far carriera gonfiando i fascicoli processuali». Quindi, ha tirato in ballo le inchieste su Palazzo Centi e sul fondaco di Penne, finite in archivio, e del geometra di Penne, Giuseppe Cantarlalo, l’accusatore del processo mare-monti, da lui denunciato per estorsione, che «con le sue parole inventate ha sequestrato 10 anni della mia vita».

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