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Pescara, 24/07/2024
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Data: 18/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
I furbetti della Asl. Truffa dei permessi, in due a processo Zio e nipote accusati di aver fruito indebitamente di 1.337 giorni per assistere familiari malati: «In realtà facevano altro»

La Procura contesta la truffa aggravata perché, sostiene, i due dipendenti dell'Asl avrebbero usufruito di permessi retribuiti per assistere familiari malati facendo in realtà altro. Nell'Italia dei furbi e delle regole da aggirare sempre e comunque sarà un processo ad accertare la verità. Almeno quella giudiziaria. Così ha stabilito ieri pomeriggio il gup Domenico Canosa che ha rinviato a giudizio Massimo e Davide Pasqui, zio e nipote, il primo tecnico radiologo all'ospedale di Teramo e il secondo infermiere in quello di Sant'Omero. Per i due, difesi dagli avvocati, Gianfranco Jadecola, Luigi Ferretti e Gennaro Lettieri (ieri rappresentato in aula dall'avvocato Alessia Cognitti), la prima udienza del processo è stata fissata per il 4 ottobre. Secondo le indagini della Procura (pm titolare del fascicolo Silvia Scamurra) i due per 1.337 giorni hanno goduto di permessi retribuiti per assistere due anziani famigliari con handicap grave, ma la guardia di finanza ha accertato che in quei giorni avrebbero fatto ben altro, impegnati in affari personali e perfino in vacanza fuori provincia. La normativa violata non è la conosciutissima 104, ma la legge 151 del 2001 che consente di poter usufruire fino ad un congedo retribuito di due anni per assistere familiari malati. A chiusura delle indagini preliminari la Procura ha ottenuto un sequestro preventivo per equivalente di oltre 70mila euro sui conti dei due: ovvero i soldi percepiti come retribuzione durante i permessi che, su disposizione di un giudice, sono stati bloccati dalla Finanza. Perchè sono stati proprio i finanzieri della tenenza di Nereto, visto che uno dei due inizialmente dalla Asl di Rimini tramite mobilità interna si è trasferito a Sant'Omero, a ricvere le prime segnalazioni. Così, su delega della Procura, è scattata l'indagine. Gli investigatori, con un lavoro certosino, li hanno pedinati, filmati e condotto accertamenti incrociati attraverso anche l'esame dei telepass autostradali: secondo l'accusa (che ora dovrà essere dimostrata nel corso del processo) i due tutto facevano fuorché assistere i famigliari, come risultava invece dal congedo retribuito concesso loro dall'azienda sanitaria e previsto dalla legge in questi casi. Perchè, a cominciare dalla ormai conosciutissima 104, tante sono le normative che consentono di poter usufruire di congedi retribuiti per assistere i familiari malati. E altrettanti sono, soprattutto negli ultimi anni, gli scandali scanditi dalla cronaca per i continui abusi. Le statistiche raccontano che di questa normativa si avvale il 13% dei dipendenti pubblici e il 3,3% nel settore privato e che le norme di civiltà che allineano il Paese a quelle comunitarie spesso e volentieri diventano una opportunità per chi decide di approfittarne. E' accaduto con le pensioni di invalidità, sta accadendo con la legge 104. Per i due dipendenti, intanto, è scattata la segnalazione alla commissione disciplinare della Asl. E non solo visto che con la legge Madia potrebbero rischiare anche il licenziamento. Il condizionale è d' obbligo visto che nelle maglie della stessa normativa ogni procedimento dell'ente di appartenenza viene sospeso in presenza di un procedimento penale. E nell'udienza di ieri, così come previsto dalla legge, sia la Asl di Teramo sia quella di Rimini si sono costituite parti civili.

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