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Pescara, 24/07/2024
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Data: 20/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Morto Giovanni Pace, la città piange il politico gentiluomo

È morto nella sua casa di via delle Fornaci. Giovanni Pace, ex governatore e due volte deputato della Repubblica, se n'è andato per sempre ieri sera: avrebbe compiuto 85 anni il prossimo novembre. Ha lottato fino alla fine contro una malattia. Pace è stato protagonista della politica regionale e nazionale per mezzo secolo, avendo ricoperto quasi tutti i ruoli previsti nella pubblica amministrazione: da consigliere comunale a parlamentare, prima di essere eletto presidente della giunta regionale. Nonostante la sua intesa carriera, non ha mai fatto della politica una professione: lui, l'unico teatino ad aver guidato la Regione, ha continuato a lavorare nel suo studio di commercialista. A Pace si deve il progetto per la collina di Chieti che ha consentito di mettere in sicurezza la città rispetto al pericolo di dissesto idrogeologico. Stamattina verrà allestita la camera ardente nel palazzo della Provincia, nel cuore di quella Chieti che ha sempre difeso. L'Abruzzo gli darà l'addio domani, alle 16, nella cattedrale di San Giustino. Lascia la moglie Maria, le figlie Elvira e Carolina e il figlio Giancarlo.
UNA VITA DA PROTAGONISTA
Pace fu consigliere comunale dal 1960 al 1975 con il Movimento sociale italiano, dimostrandosi uno dei più competenti oppositori di quella Democrazia cristiana che dominava la scena teatina. Poi abbandonò il Comune per dedicarsi al suo lavoro. Nel 1993, quando la storia di Chieti cambiò per sempre con la tempesta di tangentopoli, Pace era revisore dei conti di Palazzo d'Achille. E fu proprio lui a scoprire irregolarità sui pagamenti relativi alla costruzione della scuola di Selvaiezzi: inviò tutto in Procura, e da lì partì l'inchiesta che mandò in carcere politici e funzionari corrotti. Grande amico dell'ex sindaco Nicola Cucullo, l'anno successivo Pace venne eletto deputato, per la prima volta, con l'Msi; la riconferma nel 1996 con Alleanza nazionale. Come parlamentare, fu presidente della commissione per la vigilanza sulla cassa depositi e prestiti, vicepresidente della commissione permanente Finanze e componente della commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria e della commissione consultiva in materia di riforma fiscale. Alla vertice della Regione arrivò nel 2000 al termine di una competizione elettorale che lo portò al successo con la Casa delle Libertà: tremila i voti di scarto su Antonio Falconio, presidente uscente di centro sinistra. Uscì indenne dall'inchiesta su Sanitopoli che mandò in galera il suo successore Ottaviano Del Turco. «Se ne va una delle figure più belle della politica abruzzese, un uomo che ha fatto della coerenza, dell'onestà e dell'eleganza il proprio tratto distintivo», dice l'ex deputato Fabrizio Di Stefano. «Per me è morto un padre», aggiunge il consigliere regionale Mauro Febbo. «Perdiamo un uomo straordinario che mi ha onorato della sua amicizia anche al di fuori della politica - chiude il sindaco Umberto Di Primio -. Un leone che ha lottato quando aveva un incarico politico ma con la stessa passione e determinazione ha continuato a interessarsi dei problemi anche dopo».

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