Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.560



Data: 21/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed. nazionale - Getta la figlia dal viadotto dopo 7 ore si lancia anche lui. Quelle parole sul parapetto per convincere Ludovica: vieni, papà ti fa una sorpresa

CHIETI Un dramma familiare durato otto ore, con un bilancio terribile di tre morti, con un papà che verso mezzogiorno di ieri prima ha lanciato la moglie giù dalla finestra del secondo piano di casa, poi ha preso la figlioletta undicenne, l'ha caricata nella sua auto per poi fermarsi su un viadotto dell'autostrada A14, e qui, accompagnandola mano nella mano, l'ha lanciata di sotto, da un'altezza di una trentina di metri. Poi, dopo essere rimasto sette ore appeso alla rete del parapetto, ha deciso di farla finita, buttandosi di sotto. «Scusa, scusa», ha ripetuto urlando più di una volta Fausto Filippone, 49enne di Pescara, dirigente della Brioni di Penne, in provincia di Pescara, dopo aver lanciato la piccola Ludovica dal viadotto dell'autostrada in contrada Vallemerlo a Francavilla al Mare. Ma la bimba quelle urla di scuse non le ha potute sentire: era morta sul colpo.
Mentre quelle urla rimbombavano ancora nella vallata, il papà è rimasto appeso per ore alla rete del parapetto del viadotto, ondeggiando nel vuoto, minacciando di buttarsi di sotto se gli agenti della stradale, giunti sul posto, si fossero avvicinati, mentre lui guardava dall'alto il corpicino immobile della figlia, trenta metri più sotto. E poco prima delle venti, ha deciso di lasciarsi andare ed è volato giù.
TENTATIVI
Il dramma è iniziato in quella casa di Chieti dove Fausto Filippone e la moglie Marina Angrilli, di 52 anni, prof di lettere al liceo scientifico Da Vinci di Pescara, si erano recati in mattinata, un appartamento comprato in una palazzina in piazza Roccaraso 18, e che di solito affittavano agli studenti. Ma ieri quella casa al secondo piano era vuota. Una parola di troppo, il litigio, e poi sarebbe scoccata la scintilla che ha fatto aprire la finestra del bagno e la 52enne è volata giù, davanti ai garage condominiali. Il marito è corso da lei, ha visto la moglie urlare in una pozza di sangue e qui ha deciso di dare delle false generalità della donna ai medici del 118 arrivati in piazza Roccaraso, e poi è scappato prima dell'arrivo della polizia. Poi, la corsa in ospedale, dove Marina Angrilli è morta dopo un tentativo disperato di salvarla. Ma Fausto Filippone era già partito, con un folle pensiero nella testa: andare a prendere Ludovica a casa del nonno e poi scappare. Folle pensiero che poco più tardi ha messo in atto su quel cavalcavia dove prima ha lanciato di sotto la sua bimba, e poi ha deciso di farla finita, ignorando le suppliche della sorella.
Fausto Filippone e la moglie Marina Angrilli, di tre anni più grande di lui, sembravano aver costruito una famiglia normale, nella casa di via Punta Penna, nella zona collinare di Pescara: quadro dell'ufficio acquisti lui, descritto come un tipo riflessivo, prof del liceo lei. Con una figlia undicenne, Ludovica. «Mai sentito litigi», dicono i vicini di casa a Chieti Scalo dove il dramma ha avuto inizio. Ma ieri qualcosa in quel nucleo familiare si è rotto. E tornano alla memoria quelle parole provenienti dall'azienda dove Fausto Filippone lavorava, che parlano di un unico neo, accaduto di recente, con quella segnalazione sull'uomo arrivata all'orecchio della moglie: quella depressione che si sarebbe annidata nel cuore dell'uomo dopo la recente scomparsa della mamma. Una famiglia normale che ieri è andata in pezzi.

Quelle parole sul parapetto per convincere Ludovica: vieni, papà ti fa una sorpresa

PESCARA «Sono ormai senza scampo, mi devo buttare». Erano le 19 di ieri quando Fausto Filippone ha pronunciato per sè una sentenza di morte. E dopo un silenzio durato tre quarti d'ora si è lanciato dal viadotto sull'A14, a Francavilla al Mare, mettendo fine alla sua esistenza. A mezzogiorno aveva ucciso la compagna, buttandola giù dalla finestra di casa, e un'ora dopo la figlioletta di 11 anni, che lui stesso ha accompagnato su quel maledetto viadotto tenendola per mano. «Papà ti fa una sorpresa» le ha detto. E l'ha spinta giù.
LA MEDIAZIONE
Vano il tentativo di mediazione condotto dagli specialisti. La dirigente della Polizia stradale, Silvia Conti, il maresciallo dei carabinieri Alessio D'Alfonso esperto negoziatore e lo psichiatra Massimo Di Giannantonio hanno provato per ore a calmarlo per convincerlo a desistere. «Tua moglie è viva» gli hanno detto, sperando che un sussulto emotivo potesse restituirgli uno sprazzo di lucidità. Ma lui niente. «Continuava a chiedere scusa per la bambina ma non per quanto fatto alla moglie». Ed ancora: «Ripeteva con tono ossessivo: Non so come sia potuto succedere a me, sono una persona per bene e certe cose non mi appartengono, segno di un evidente processo di rimozione» ha raccontato il maresciallo negoziatore. «Non ha consentito a nessuno di soccorrere la figlia che giaceva esanime, non avvicinatevi al suo corpo o mi butto giù gridava restando aggrappato alla rete».
Poi il tragico epilogo: «Quando non ha più aperto bocca ho capito che la situazione era senza via d'uscita» ha raccontato ancora il maresciallo Alessio D'Alfonso. Un dramma accompagnato da altri macabri dettagli: prima che il tratto di autostrada fosse chiuso qualche automobilista di passaggio gli ha gridato «buttati» e questo ha complicato non poco il lavoro dei soccorritori.
«Un fatto ineluttabile». Anche lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, docente all'Università d'Annunzio di Chieti, condivide la valutazione del maresciallo negoziatore per questa tragica vicenda. «Con Filippone ci siamo parlati a lungo. Non posso dire altro, se non che non è servito a nulla, purtroppo». Una esplosione di follia senza preavviso, a ciel sereno, così il professor Di Giannantonio inquadra la molla assassina che ha spinto Filippone ad agire.
LA DEPRESSIONE
Vittima di una sintomatologia depressiva sviluppata a seguito della perdita della madre, lutto che si era poi sovrapposto a una serie di difficoltà in ambito lavorativo e nelle relazioni sociali. «Una situazione che non risulta sia stata affrontata con terapie farmacologiche e neppure specialistiche» ha osservato lo psichiatra. Ieri Filippone era dunque «entrato in una spirale di morte, di violenza e di angoscia autodistruttiva - ha commentato infine Di Giannantonio -. Ha preparato tutto con lucidità: ha fermato l'auto in quel punto e ha accompagnato per mano la figlioletta incontro alla morte. La sua decisione di finirla ha dunque l'ineluttabilità della dinamica irreversibile del suicida».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it