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Data: 21/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il probabile premier. Chi è Giuseppe Conte. Giurista anti-burocrazia con un passato a sinistra

ROMA Simpatico. Alla mano. Intelligente. Equilibrato. Chiacchierone. Persino fortunato. Inesperto di politica “operativa”. A dar retta agli aggettivi usati da chi lo conosce di persona è questo il tratto umano di Giuseppe Conte, il cinquantenne avvocato civilista e docente universitario che pare destinato a diventare il nuovo premier italiano. Separato, un figlio di circa 10 anni, Conte, ed è bene scriverlo subito, non è legato strettamente ad un territorio. E’ di origini pugliesi, essendo nato 54 anni fa in un paesino (467 abitanti) della provincia di Foggia che si chiama Volturara Appula, ma da anni insegna a Firenze e lavora a Roma dove si è laureato con 110 e lode nel 1988 e oggi guida un avviato studio professionale. Ha studiato parecchio all’estero soprattutto negli Stati Uniti e vanta una esperienza professionale molto vasta, che va dalle gestione straordinaria di imprese fallite ai nodi della legislatura sul divorzio, “sintetizzata” in un ventina di pagine di curriculum. Suo mentore è il civilista Guido Alpa, ex presidente dell’Ordine Forense. L’INCARICO Negli ultimi mesi il suo curriculum si è arricchito anche dell’incarico di avvocato personale di Luigi Di Maio con il quale ha un rapporto molto stretto. Ma Conte tutto è tranne che un grillino combat. Niente “uno vale uno”, per intenderci. Anzi, la leggenda vuole che l’avvocato sia finito nell’area M5S quasi per caso per uno che si era sempre professato genericamente di sinistra. Non a caso nel suo profilo Whatsapp si può leggere una famosa frase di JFK, John Kennedy: «Every accomplishment starts with the decision to try». Così come è noto che fra i punti di riferimento culturale di Conte ci sia Stefano Rodotà, ad una cui commemorazione svoltasi ieri a Roma è stato avvistato assieme al professor Alpa. Qualcuno poi parla di una sua conoscenza non casuale con Matteo Renzi quando l’ex premier Pd era sindaco di Firenze. «In passato ho votato a sinistra - si legge in una sua dichiarazione passata - ma oggi non penso che gli schemi del ‘900 siano adeguati». E i Cinquestelle? La leggenda, dicevamo, vuole che due anni fa il Parlamento dovesse eleggere i quattro membri laici di un organismo sconosciuto ai più: il Consiglio Superiore dei Giudici Amministrativi (tecnicamente: Consiglio di presidenza). Ebbene i 5Stelle non avevano un tecnico da votare e allora i responsabili del gruppo parlamentare pentastellato telefonarono a Conte, con il quale avevano preso contatto durante alcuni convegni, e ne chiesero la disponibilità. Da allora è stato un crescendo. Di Maio non lo ha più mollato. Anzi. Quando, a febbraio, si è trattato di scegliere gli uomini da inserire nel “governo” presentato dal M5S prima delle elezioni, Conte fu piazzato alla Funzione Pubblica. In missione anti-burocrazia: eliminare subito 400 leggi inutili. E nel corso della presentazione dei candidati-ministri Conte schiacciò la palla in modo perfetto: «Primo: bisogna drasticamente abolire le leggi inutili, che sono molte più delle 400 indicate da Luigi Di Maio. Secondo: bisogna rafforzare la normativa anti-corruzione prevedendo quelle iniziative che si muovono nello spazio oscuro che precede la corruzione. Terzo: bisogna rivedere, pressoché integralmente, la riforma della cattiva scuola»

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