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Pescara, 24/07/2024
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Data: 22/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rigopiano, indagati anche Paolini e Srour

Si chiude il cerchio dei nuovi indagati per il disastro di Rigopiano dove 29 persone furono uccise dalla valanga che travolse il resort il 18 gennaio del 2017. Ieri i carabinieri forestali hanno consegnato gli ultimi due avvisi all'ex vice presidente della giunta di Ottaviano Del Turco, Enrico Paolini, presidente supplente per alcuni mesi dopo l'arresto del governatore, attualmente presidente della Saga, e all'ex assessore Mimmo Srour, che nella giunta dell'epoca aveva la responsabilità della Protezione civile. Terminate queste ultime notifiche, che dovranno servire da prologo all'invio dell'invito a comparire per essere sottoposti ad interrogatorio, con tanto di capo di imputazione che specifica le eventuali responsabilità dalle quali gli interessati dovranno difendersi, si attende il calendario degli interrogatori che a giorni il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia dovranno ufficializzare. Quest'ultima tranche dell'inchiesta riguarda ovviamente il versante regionale: e cioè tutto ciò che è attinente alla mancata realizzazione della carta pericolo valanghe che, a detta di molti, ed in particolare dei difensori del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, che per questo hanno anche denunciato l'attuale governatore Luciano D'Alfonso (anche lui fra gli indagati), costituirebbe il nodo centrale dell'inchiesta sulla morte delle 29 persone.
IL NESSO CAUSALE
Se questa carta, che si attende da alcuni lustri, fosse stata realizzata, l'albergo non sarebbe stato ampliato e soprattutto sarebbe stato interdetto con quelle terribili condizioni climatiche di gennaio 2017. Anche se, e questo è un altro aspetto che i magistrati hanno messo sul piatto della bilancia, comunque, anche in assenza della carta, in quei giorni terribili, con l'Abruzzo sommerso dalla neve, chi di competenza avrebbe dovuto disporre lo sgombero dell'hotel, bloccando l'accesso a quell'unica strada che peraltro andava tenuta libera proprio perché unica via di scampo per tutti. Fra i nuovi indagati, come già noto, c'è anche l'ex direttrice generale della Regione, Cristina Gerardis, che ieri ha presentato una istanza per sollecitare i magistrati a essere ascoltata il prima possibile. La polemica, a riguardo, è già esplosa tra la Gerardis e il governatore D'Alfonso che in una memoria trasmessa ai magistrati ha illustrato i livelli di competenza interni alla macchina regionale, determinando di fatto il coinvolgimento della Gerardis. Ricordiamo che le presunte responsabilità sul versate regionale sono state spalmate anche sui due precedenti presidenti, Del Turco e Chiodi, e su tutti gli assessori alla Protezione civile che si sono alternati negli anni e ad altri dirigenti del settore: tutti indagati e quasi tutti per i stessi reati di concorso in disastro colposo, omicidio e lesioni colpose.

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