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Pescara, 24/11/2024
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Data: 22/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Rigopiano, indagati Paolini e Srour. L'inchiesta sui 29 morti. Dopo D'Alfonso, Chiodi e Del Turco i coinvolti salgono a 15. Da chiarire la mancata realizzazione della carta-valanghe

PESCARA La procura chiude il cerchio iscrivendo gli ultimi due personaggi nel registro degli indagati per l'inchiesta sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola, avvenuta il 18 gennaio 2017 e costata la vita a 29 persone. Anche l'ex vice presidente della Regione Abruzzo, Enrico Paolini, eletto da poco tempo alla presidenza della Saga (aeroporto), e l'ex assessore regionale alla Protezione civile, Mimmo Srour, sono stati avvisati dalla magistratura pescarese che ha delegato i carabinieri forestali a indagare sulla mancata realizzazione da parte della Regione della Carta di localizzazione pericolo da valanghe (Clpv) nel periodo di tempo che va dal 2007 al 2017 Per entrambi i reati ipotizzati sono di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Nello stesso filone dell'inchiesta, condotta dal procuratore Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, la settimana scorsa sono state iscritte nel registro degli indagati 13 persone, tra le quali il presidente della giunta regionale Luciano D'Alfonso, i suoi predecessori Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi, e l'ex direttore regionale dell'ente, Cristina Gerardis che, prima fra tutti, ha già chiesto alla procura di essere interrogata. Ma torniamo a Paolini e Srour. «Il 14 luglio del 2008», dice al Centro l'ex vice presidente della Regione, assistito dall'avvocato Tommaso Marchese, «Del Turco venne arrestato. Si è discusso fino fine luglio per decidere chi sarebbe stato il vicario. Una volta stabilito che sarei stato io, non ho mai assunto tutti i poteri del presidente perché», sottolinea Paolini, «appena insediato, ho firmato come primo atto il decreto per l'elezione alla prima data utile entro 90 giorni. E' chiaro dunque che sono entrato nella ordinaria amministrazione e che non potevo prendere una serie di decisioni, ma soltanto gli atti dovuti in un periodo elettorale. Dunque se avessi dovuto indagare sulla situazione di un assessorato oppure se avessi voluto aprire una riflessione sulla Protezione civile non avrei potuto farlo, tanto è vero che quando ho chiesto di surrogare tre assessori arrestati non me l'hanno fatto fare, perché non ero stato eletto. In parole semplici io ero solo un "conduttore presidente"», conclude l'ex vice presidente, «quindi capisco che la mia iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto e io lo rispetto». Paolini rimase a svolgere le funzioni di presidente per quattro mesi e mezzo, e solo per l'ordinaria amministrazione. Lo stesso discorso vale per l'ex assessore Srour. Ma la procura non poteva non metterli entrambi sott'inchiesta avendo preso in considerazione dieci anni di presunta inerzia per realizzare la Clpv.

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