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Pescara, 24/07/2024
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Data: 22/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
«Addio Pace, pezzo di storia d'Abruzzo». Folla all'ultimo saluto al politico che ha amato la sua città e la sua regione. Un minuto di raccoglimento al Marrucino

CHIETI Un saluto pieno di gratitudine verso un uomo che ha amato in maniera appassionata la propria città. Tanta gente, ieri pomeriggio presso la cattedrale di San Giustino, per i funerali di Giovanni Pace, ex presidente della Regione Abruzzo, morto sabato all'età di 84 anni. Una lunga fila di persone a far visita alla camera ardente allestita presso la sala consiliare della Provincia da dove la bara, ricoperta di rose gialle, è arrivata in cattedrale, e le parole, che davvero non avevano il sapore di circostanza, di numerosi esponenti di diversa estrazione politica, a dare spessore al ricordo di un uomo colto e preparato, sempre pronto al dialogo e prodigo di consigli.«Garbo, onestà, mitezza e rettitudine, Giovanni Pace ha contribuito in maniera concreta alla crescita del nostro territorio. Amato e stimato da tutti lascia tracce indelebili delle sue grandi virtù», sintetizza il consigliere regionale Mauro Febbo, assieme all'ex deputato Fabrizio Di Stefano particolarmente legato all'ex presidente della Regione. «Mi ha colpito la circostanza che Giovanni ci abbia lasciato proprio alla vigilia della Pentecoste», ha spiegato don Nerio Di Sipio, il quale ha officiato il rito funebre assieme a don Michelangelo Tumini, «concludendo una vita terrena fatta di amore e serenità verso la famiglia e chiunque trovasse sul proprio cammino. L'ho incontrato di recente varie volte, assieme alla moglie, durante le sue ultime passeggiate lungo le vie del centro storico e non mi ha mai fatto mancare parole piene di quello spirito positivo che caratterizza un animo buono». Attorno alla moglie Maria e ai figli Carolina, Elvira e Giancarlo, tante le autorità presenti tra cui il presidente della Regione Luciano D'Alfonso che ha ricordato la propria esperienza di consigliere regionale a suo tempo «vissuta all'insegna di una civile opposizione» nei confronti di un politico serio e di grande esperienza amministrativa. «Essere qui è un dovere istituzionale», ha continuato D'Alfonso, «ma esiste anche un coinvolgimento sentimentale verso chi ha saputo dedicare agli altri importanti pezzi della propria esistenza».Poi il sindaco Umberto Di Primio, il prefetto Antonio Corona, il presidente della Provincia Mario Pupillo, il presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pancrazio, il rettore dell'Università d'Annunzio Sergio Caputi, l'assessore regionale Silvio Paolucci, il senatore Nazario Pagano, il consigliere regionali Lorenzo Sospiri, il deputato Camillo D'Alessandro, l'ex parlamentare Antonio Razzi, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi e il sindaco di Navelli, Paolo Federico. Particolarmente significative le parole del parlamentare veneto Mario Pezzoli: «Per anni siamo stati compagni di banco a Montecitorio e si è consolidata una grande amicizia. L'ho sentito al telefono pochi giorni fa. La sua voce faceva indovinare il sorriso di sempre. Impossibile non volergli bene».Commozione per i ricordi, dall'altare, della nipote Arianna, fatti di momenti di tenero e appassionato coinvolgimento, nessun dubbio per Marisa Tiberio, presidente della Confcommercio di Chieti: «I nostri posti di lavoro erano molto vicini. Avevo spesso modo di incontrarlo ricevendo sempre l'impressione di un gentiluomo d'altri tempi. Al di là della politica e delle importanti cariche ricoperte». Autorità e anche tanti cittadini che vogliono in qualche modo ricambiare l'affetto ricevuto. «Un minuto di raccoglimento prima del concerto al Marrucino di Pavel Berman e Giuliano Mazzoccante, spiega il presidente della deputazione teatrale, Cristiano Sicari, «scompare un altro pezzo di storia di questa nostra città. Mancherà a tutti».Fuori dalla cattedrale, all'uscita della bara, una piccola folla. Parte anche un applauso. Breve ma intenso nella sua sobrietà. Proprio lì, a poco più di cento metri da piazza Valignani dove, nella primavera di diciotto anni fa, Giovanni Pace festeggiò la vittoria alle elezioni regionali. Sul suo volto una legittima soddisfazione ma anche il peso di una grande responsabilità assunta verso un territorio che amava profondamente. Le persone perbene sono fatte così.

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