L'AQUILA L'Abruzzo perde studenti e insegnanti. Dopo i dati allarmanti forniti nei giorni scorsi dall'Ufficio scolastico regionale, relativi alla perdita di iscritti che ci sarà il prossimo anno (2.117 alunni in meno, una diminuzione dell'1,21%), a certificare il momento di crisi dalla scuola abruzzese sono i sindacati, che hanno divulgato le cifre inerenti al calo della popolazione studentesca e del personale docente che c'è stato nel decennio 2008-2018.
I NUMERI. In 10 anni persi quasi 7mila studenti e 4mila insegnanti. Dall'anno scolastico 2008/2009 a quello ancora in corso - hanno mostrato, tabelle alla mano, Cgil, Cisl, Uil e Snals in una conferenza stampa congiunta tenutasi ieri all'Aquila - la popolazione studentesca è passata da 181mila 713 a 174mila 882 alunni, un calo di 6mila 831 unità. Se a questo dato si sommano gli oltre 2mila i ragazzi che si sa già per certo non si iscriveranno il prossimo anno, si arriva alla cifra di 8mila 948 studenti. Un'emorragia cui ha corrisposto, specularmente, un'inevitabile diminuzione del numero degli insegnanti, ridottisi, nel medesimo lasso di tempo, di 3.802. Si tratta, hanno spiegato i rappresentanti sindacali - Carlo Frascali e Maria Rosaria Lupi della Snals; Cinzia Angrilli e Pino Belmonte della Cgil; Fioriella Tortiello della Cisl e Enio Taglieri della Uil - di una diminuzione che ha riguardato le scuole di ogni ordine e grado e che ha interessato tutte le province abruzzesi, con sacche di difficoltà maggiori concentrate nelle aree interne, in particolare quelle delle province di L'Aquila e Teramo. Aa pagare il prezzo più alto saranno soprattutto le scuole dell'infanzia con 824 bambini in meno in tutta la regione. Per quanto riguarda gli altri gradi, -577 è la perdita per le scuole elementari, -173 per le medie e -543 per le superiori.
LE CAUSE. Anche se vanno contestualizzate, le nude cifre sono già in grado di dirci qualcosa sulle cause alla base del fenomeno. Gli iscritti in meno negli asili e nelle scuole elementari, ad esempio, sono dovuti principalmente alla denatalità ma anche al fatto, hanno spiegato i sindacati, che sono sempre di più le famiglie abruzzesi che scelgono di emigrare. E ad andare via non sono solo gli autoctoni ma anche gli stranieri, gli unici che avevano conservato una certa propensione a fare figli.Il calo degli iscritti alle scuole superiori, invece, è riconducibile all'abbandono scolastico, anche se non ci sono dati precisi in merito. «Per questo», ha spiegato Cinzia Angrilli, «facciamo appello alla politica e alle istituzioni regionali affinché si dia vita a un osservatorio regionale sulla scuola». Altri fattori denunciati dai sindacati sono, poi, alcune decisioni prese dal Miur nella riorganizzazione della rete scolastica, dettate da criteri troppo ragionieristici, che non tengono conto della specificità dei singoli territori, e, non ultimi, i terremoti che in questi dieci anni hanno martoriato l'Abruzzo e che hanno spinto molte famiglie ad andarsene in zone sismicamente più sicure.
L'EDILIZIA SCOLASTICA. Infine c'è anche la pessima condizione in cui versa l'edilizia scolastica: il 41,54% delle scuole abruzzesi è privo di certificazione di agibilità statica, il 65% del certificato di prevenzione infortuni, il 43% del certificato igienico-sanitario e il 76% delle scale di sicurezza.