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Pescara, 24/11/2024
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Data: 22/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il futuro del porto di Pescara. Due anni e 31 milioni per "tagliare" la diga e allungare i moli. Il presidente della Regione D'Alfonso illustra l'appalto. Presto il bando per il collegamento navale con la Croazia. La reazioni degli operatori «Qui è ancora tutto fermo Siamo molto preoccupati»

PESCARA Una diga che da "foranea" è diventata "forata", per via del taglio all'interno della barriera artificiale posta di fronte al porto canale, e un cantiere per l'allungamento dei due nuovi moli guardiani, il cui bando di gara da 31 milioni di euro (fondi regionali e Cipe) «sarà pubblicato entro il mese di agosto». I lavori, invece, «termineranno dopo 24-30 mesi». Ad annunciarlo è il presidente della Regione Luciano D'Alfonso, intervenuto ieri mattina alla stazione marittima per fare il punto sullo stato di avanzamento delle opere di potenziamento e messa in sicurezza del porto. Nelle prossime settimane partirà il bando di gara internazionale per il collegamento navale con la costa croata a partire dalla prossima stagione. La scelta è tra Pescara e Ortona, «ma non è escluso che si decida per entrambe le destinazioni», ha commentato un'entusiasta D'Alfonso di fronte a una platea formata da rappresentanti della marineria, tecnici, operatori portuali e attori istituzionali quali il sindaco di Pescara Marco Alessandrini, il comandante dell'Autorità marittima Donato De Carolis, il commissario dell'Arap Giampiero Leombroni, i rappresentanti dell'impresa che sta eseguendo i lavori, e il dirigente del Provveditorato alle Opere pubbliche e direttore dei lavori, Enrico Bentivoglio. Come ha rimarcato D'Alfonso, si procederà per passaggi successivi: come da cronoprogramma, a fine agosto, una volta ultimato il taglio della diga foranea, si proseguirà con la pubblicazione del bando per i lavori di allungamento dei due moli guardiani posti a nord e a sud. «Quest'opera», ha spiegato il presidente della Regione, «oggetto di idonea progettazione e di idonea copertura finanziaria, riporterà finalmente l'andamento rettilineo del fiume e influirà sulla qualità dell'acqua. Mai come adesso la Regione Abruzzo si è fatta carico di fronteggiare i problemi delle città abruzzesi, e in particolare le criticità di una grande infrastruttura come il porto di Pescara». Nel frattempo è stata anche contrattualizzata la messa in esercizio della barriera di soffolta, ossia quella scogliera subacquea che nelle intenzioni dei progettisti servirà a incanalare l'acqua del fiume e a bloccare il sedime trasportato. Successivamente, solo al termine di questa prima parte delle opere, si procederà con la realizzazione delle altre infrastrutture inserite nel piano regolatore portuale, quali le nuove banchine e un grosso tubo collegato al depuratore che consentirà di portare al largo i materiali come la sabbia o la melma trasportati dal fiume. «Riguardo alla tempistica della gara d'appalto e all'esercizio di cantiere», conclude D'Alfonso, «prevedo 24-30 mesi ma se anche fossero 31 mi auguro non rappresenti un problema, considerando la complessità della progettazione e delle procedure da seguire».

La reazioni degli operatori «Qui è ancora tutto fermo Siamo molto preoccupati»

PESCARA «Qui è ancora tutto fermo: siamo preoccupati per le sorti della darsena commerciale e per il futuro di noi operatori portuali, che con il porto ridotto attualmente a una profondità di appena 2,5 metri da tempo non siamo più nelle condizioni di lavorare. Certo, i nuovi lavori sono una benedizione e ci daranno una boccata d'ossigeno, ma non potranno risolvere fino in fondo il problema dell'insabbiamento né potranno servire a riportare qui i traghetti». Scrollano la testa Gianni Leardi, Marco Santori, Leonardo Costagliola e gli altri marittimi riuniti ieri mattina alla stazione marittima per ascoltare dalle parole del presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, i prossimi passaggi delle opere che, nei prossimi mesi, andranno a cambiare il volto dello scalo pescarese. Il grande rimpianto per il mezzo della Snav che fino a due anni fa, seppure in misura ridotta, ha collegato Pescara con l'altra sponda dell'Adriatico e con le isole croate, si somma alla presa di coscienza che «questi lavori, come hanno spiegato i tecnici della Regione, porteranno al massimo a raggiungere una profondità di 6 metri all'interno del bacino della darsena commerciale, ma questi numeri non sono sufficienti. Invece», è l'opinione dei marittimi, «servirebbero almeno 8 metri di profondità per cercare di attrarre i grandi traghetti che viaggiano lungo le rotte commerciali. Piuttosto, bisognerebbe prevedere un nuovo dragaggio». Per gli operatori del porto, l'ipotesi accarezzata da D'Alfonso di riportare nell'estate 2019 il collegamento con la Croazia è debole: «È stato annunciato un bando internazionale», aggiunge Leardi, «dovranno scegliere tra Pescara e Ortona, ma è evidente che la scelta non ricadrà su di noi poiché per due anni almeno questa parte del porto sarà ostaggio dei lavori».

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