ROMA Stavolta, nella sede di Alitalia, la Guardia di finanza si è presentata in forze. Quaranta militari del Nucleo tributario, delegati dalla procura di Civitavecchia ad indagare sull'ipotesi di bancarotta fraudolenta in relazione alla gestione precedente all'arrivo dei commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari, ovvero quella targata Etihad.
I militari hanno acquisito tutti i documenti presenti in sede dal 2014 al 2017 e hanno portato via anche i server che tengono memoria dei log nei computer aziendali, in modo da capire esattamente chi ha fatto cosa e quando. Sotto osservazione c'è il travagliato periodo che va dall'acquisizione del 49% della compagnia da parte del vettore internazionale Etihad - completata il 1 gennaio 2015 - all'ammissione della nuova crisi finanziaria in atto certificata quando, il 2 maggio 2017, i soci approvano l'avvio dell'amministrazione straordinaria dell'azienda e, dunque, il commissariamento. Due anni segnati da conti costantemente in rosso, come già si capiva dalle perdite complessive di 200 milioni a fine bilancio 2015 e in cui le deleghe operative - ora sotto la lente della procura - sono passate più volte di mano. È del resto il presidente Luca di Montezemolo, privo di deleghe operative, che aveva sollecitato una verifica sui conti, a denunciare la gravità della situazione già nel 2016: «Perdiamo 500 mila euro al giorno - dichiara davanti allo sciopero di luglio - serve un atto di responsabilità».
VERIFICHE
L'inchiesta è partita subito dopo la dichiarazione di insolvenza da parte del tribunale fallimentare, ma l'accelerazione decisiva è arrivata quando, a gennaio scorso, i commissari hanno inviato ai magistrati la Relazione sulle cause dell'insolvenza. Un documento di 500 pagine pubblicato sul sito aziendale, ma in una versione ampiamente omissata. Da allora, la Finanza ha visitato più volte la sede di Fiumicino, incontrando i commissari straordinari ed acquisendo in più volte vari documenti. L'acquisizione di ieri, presenti i tecnici informatici, dimostra però che a questo punto la procura intende stringere. E che nei prossimi giorni potrebbero scattare vere e proprie perquisizioni. Come si legge in una nota riservata delle Fiamme gialle, «le criticità rilevate nel corso delle attività di p.g. sono state compendiate in apposite annotazioni con le quali è stata richiesta all'autorità giudiziaria l'emissione degli specifici provvedimenti in corso di attuazione, volti all'acquisizione di ulteriore documentazione societaria, amministrativa e contabile ritenuta di interesse ai fini delle indagini e necessaria al prosieguo delle stesse». Sempre ieri Gubitosi ha fatto il punto, in un convegno organizzato dalla Cisl, ripetendo che servono investimenti cospicui per Alitalia. Nessun accenno, ovviamente, alla vicenda legata alla Gdf. La compagnia chiuderà i primi sei mesi dell'anno con risultati incoraggianti sul fronte dei passeggeri. Ora, ha ribadito, però tocca alla politica decidere «presto e bene» quale sarà il futuro della compagnia, allontanando comunque lo spettro della chiusura, che appare un'ipotesi «molto residuale». Sulla stessa linea Annamaria Furlan che ha chiesto di agire presto.
«Alitalia - ha sillabato Gubitosi - ha sempre fatto le nozze coi fichi secchi», sia nel 2008 quando i soldi dei capitani coraggiosi sono andati a pagare gli aerei di Toto, sia nel 2014 quando Etihad, con la soglia del 49%, ha fatto investimenti limitati. Qualunque sarà il futuro di Alitalia, inoltre, il tema della competitività «dei costi non può essere eluso», aggiunge l'a.d. di Atlantia Giovanni Castellucci che assicura comunque «tutto il supporto» di Fiumicino alla compagnia. Sul fronte dei ricavi passeggeri, il primo semestre «crescerà in maniera significativa», ha annunciato Gubitosi, spiegando che dopo il +6% del primo trimestre, il secondo «sarà più o meno simile». E anche i passeggeri del lungo raggio stanno crescendo del 7% nel semestre. Attenzione invece al caro greggio.