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Pescara, 24/11/2024
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24/05/2018
Il Centro
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Honeywell, niente cassa integrazione. Il ministero spegne le ultime speranze dei 331 che, dopo aver perso il posto, dovranno anche restituire duemila euro |
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ATESSA Chiude per la seconda volta la Honeywell di Atessa. Con la bocciatura da parte del ministero del Lavoro dell'erogazione della cassa integrazione straordinaria alla fabbrica dei turbo leader nel mondo, è come se al futuro di 430 dipendenti fosse stata chiusa la porta in faccia due volte, e a doppia mandata. Dapprima la speranza di una riconversione e di una salvezza per il lavoro di centinaia di lavoratori che avrebbero usufruito dell'ammortizzatore sociale garantito da un accordo firmato al ministero dello Sviluppo economico, e poi la doccia fredda: il mistero del Lavoro, a seguito delle rigide normative inserite dal governo Renzi, non può concedere aiuti economici a una fabbrica che chiude. Lo dice lo stesso ministero del Lavoro, nero su bianco: «Il piano di crisi aziendale presentato dalla Honeywell non è approvato per il periodo 3 marzo 2018 - 2 febbraio 2019 perché il programma Cigs presentato è finalizzato alla cessazione dell'attività di turbo compressori, che rappresenta l'attività principale di Atessa, così come si evince dalla circostanza che la maggior parte dei lavoratori interessati e costituenti esuberi strutturali (331) sono proprio quelli addetti all'attività destinata a cessare». IL FUTURO. Nell'accordo del 16 febbraio scorso sottoscritto al Mise l'erogazione della cassa integrazione straordinaria, oltre a dare fiato ai dipendenti, era legata anche alla cessione gratuita dello stabilimento. Se la cassa integrazione non viene più erogata significa quindi che è fortemente in dubbio anche una ipotesi di reindustrializzazione. Bisognerà sottoscrivere un nuovo accordo, con nuovi impegni, ma circostanze fortemente modificate.LA BEFFA. Dal 1° giugno tutti i dipendenti saranno in mezzo a una strada. E, dato che l'azienda, in attesa della Cigs, stava anticipando gli ammortizzatori sociali, i dipendenti dovranno anche restituire le due ultime mensilità da mille euro.LE REAZIONI. Lunedì Fim, Fiom e Uilm assieme ai dipendenti saranno sotto il Mise per manifestare sdegno e rabbia. «Non ci aspettavamo questo epilogo», commenta Primiano Biscotti (Fim-Cisl), « perché c'era un impegno preciso da parte del Mise. Tutto questo è la dimostrazione del fallimento della politica e del vuoto di Governo di questi mesi. Non serve che i politici vengano a fare le passerelle davanti ai cancelli, bisognava lavorare all'interno dei ministeri». «Un atto scellerato che contrasteremo con forza», interviene Davide Labbrozzi, Fiom-Cgil. «Porteremo i lavoratori a Roma e chiederemo all'azienda di far restare le persone agganciate al lavoro». «La Honeywell come Ponzio Pilato»,sentenzia Nicola Manzi, Uilm-Uil, «un'azienda che ha di nuovo offeso i lavoratori e il territorio e che non si è smentita: adesso potrà abbandonare anche prima del previsto la Val di Sangro». «Resta la profonda amarezza», considera Gianni Melilla (Mdp), «nei confronti di un comportamento vergognoso favorito da leggi nazionali e normative europee che consentono delocalizzazioni produttive nei Paesi dell'Europa orientale, da noi peraltro sostenute con incentivi miliardari».«Francamente», chiosa il vice presidente della giunta regionale, Giovanni Lolli, «quello della Cigs era un pezzo importante del programma sottoscritto al Mise, ed è grave che venga a mancare. Di certo non molliamo, lavoreremo sugli altri pezzi dell'accordo. C'è un'altra azienda che si è fatta avanti per reindustrializzare. Intanto ho chiamato immediatamente il Mise per un tavolo che è previsto il 4 giugno e lunedì sarò a Roma a manifestare con gli operai».
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