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Data: 24/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Sull’Alitalia un «falò delle vanità». Calenda critica il «sovranismo anarcoide» e ammonisce: «Disfare è un attimo»

Uno Stato forte e non un «sovranismo anarcoide che gioca con i soldi degli italiani come se fossero soldi del Monopoli», un’Italia che non ha bisogno di «populismi distruttivi» ma di soluzioni per «curare il presente», un Paese che non «chiede mance o redditi inventati, ma che vuole essere messo in condizione di guadagnare quello che merita». È il ritratto dell'Italia e di quello di cui il Paese ha bisogno, in vista dell'avvento del governo targato M5s-Lega, che il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda traccia davanti alla platea di Confindustria: un intervento da cui emerge una profonda preoccupazione, soprattutto perché, dopo la faticosa strada intrapresa per tornare a crescere, «disfare è un attimo». In quello che probabilmente sarà il suo ultimo intervento pubblico in veste di ministro, Calenda, che proprio nell'associazione degli industriali ha lavorato fino a una decina di anni fa, incassa applausi a ripetizione e non solo quando tocca i molti fronti che si sono aperti nel corso del suo mandato e che, avverte, rischiano di fare marcia indietro se verranno seguite le linee del contratto di governo su cui hanno trovato l'accordo Luigi Di Maio e Matteo Salvini: dall'Ilva, per la quale promette nuove risorse avvertendo che «in nessun pianeta di nessuna galassia conosciuta o sconosciuta » si vorrebbe «progressivamente chiudere», all'Alitalia, la cui rinazionalizzazione puzza di «falò delle vanità per chi la propone e per i soldi dei contribuenti ». I consensi per Calenda, infatti, si sentono anche quando il ministro sottolinea l'importanza «di uno Stato forte, ma non dello statalismo che ne rappresenta una degenerazione mortale», aggiungendo di non temere «il nazionalismo di chi conosce il proprio posto nel mondo. Temo però il sovranismo anarcoide, quello che gioca con i soldi degli italiani come fossero soldi del Monopoli». E ancora quando ricorda che «i problemi e le ferite dell'Italia non si sono chiusi. Rimettersi su un percorso di crescita e sviluppo si è rivelato un lavoro lungo e difficile. Disfare è questione di un attimo». Insomma, l'obiettivo del ministro uscente, che da mesi ha nel mirino la «politica da talk show» e «la fuga dalla realtà e dalla responsabilità », è chiaramente la futura compagine di governo a trazione giallo-verde, un esecutivo che Calenda vede come il fumo negli occhi: «L'Italia seria, l'Italia forte, l'Italia orgogliosa», conclude, è l'Italia «che non chiede mance o redditi inventati, ma che vuole essere messa in condizione di guadagnare quello che merita» e comunque, si lascia andare all'uscita, flat tax e reddito di cittadinanza «non succederanno, è tutta chiacchiera elettorale ». In ogni caso, assicura, «io di sicuro non mi volterò dall'altro lato». L'esperienza da ministro, insomma, finisce qui, ma di Calenda sentiremo ancora parlare.

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