CALUSO (TORINO)Due ore di interrogatorio per allontanare da sé le accuse di disastro ferroviario e omicidio colposo. Darius Zujis, l'autista lituano di 39 anni indagato per l'incidente ferroviario di Caluso, in cui sono morte due persone e altre 23 sono rimaste ferite, due in modo grave, piange e si dispera davanti al procuratore di Ivrea, Giuseppe Ferrando. «Non ho deciso io il percorso, non sono stato io a voler passare da lì», sostiene l'uomo, che prima di sedersi davanti al magistrato ha avuto anche un lieve malore. «Con il carico la visibilità è fortemente ridotta, nelle manovre - spiega - mi guida l'equipaggio in cuffia...». Gli accertamenti effettuati dalla polizia ferroviaria, coordinata dalla procura eporediese, non escludono nessuna ipotesi. «Il punto cruciale sono le comunicazioni fatte o non fatte dalla ditta con la polizia stradale, le ferrovie, l'Anas e tutti quelli che sono chiamati ad organizzare il passaggio di un transito eccezionale - spiega Ferrando - Per passare con un mezzo del genere c'è bisogno di un lasso di tempo larghissimo quindi nella programmazione del traffico e del passaggio c'è qualcosa che non ha funzionato. Se le comunicazioni non sono state fatte correttamente allora è un fatto molto grave». Chi non ha dubbi sul fatto che il trasporto eccezionale «non ha rispettato le condizioni generali di utilizzo dell'autorizzazione» è l'Anas. Il trasportatore, sostiene la società, «non ha adempiuto» alle prescrizioni assunte, tra i quali quello di non impegnare attraversamenti di passaggi a livello con linee elettrificate», proprio come quello dell'incidente di Arè, al chilometro 11,5 della statale 27 ora interrotta al traffico come la linea ferroviaria tra Chivasso e Ivrea, mentre sul tratto Ivrea-Aosta la circolazione è ripresa all'ora di pranzo. In attesa che la magistratura chiarisca cause e responsabilità, per pendolari e associazioni di consumatori l'incidente è il segnale dell'urgenza - dicono - di mettere in sicurezza il trasporto. Ed è polemica sulla pericolosità dei passaggi a livello, in corrispondenza dei quali in Italia, secondo il Codacons, ci sono stati duecento incidenti tra il 2005 e il 2016 con 189 vittime. Un lungo elenco che dalla scorsa notte va aggiornato con i nomi di Roberto Madau, il macchinista 61enne del treno che tra qualche mese sarebbe andato in pensione, e di Stefan Aureliana, romeno di 64 anni residente a Busto Arsizio (Varese) che conduceva il mezzo di scorta tecnica al tir. Elenco che poteva essere ancora più lungo se l'Eurocity 38 Milano Centrale-Ginevra, ieri pomeriggio, avesse urtato ad una velocità superiore un mezzo per la manutenzione delle gallerie. È accaduto nei pressi di Preglia di Crevoladossola. Per i 198 a bordo un po' di paura ma per fortuna nessuna conseguenza. Tra i passeggeri, una trentina su quello che doveva essere l'ultimo treno della giornata, i feriti sono stati 23. Due, entrambe donne, le più gravi. Sono Manuela Amà, 43 anni, operata alla gamba sinistra. La prognosi, salvo complicazioni, è di 60 giorni. È invece in prognosi riservata Morena Gauna, la capotreno 35enne: per estrarla dalle lamiere accartocciate del vagone in cui si trovava i vigili del fuoco hanno impiegato più di un'ora. «Di chi sia la colpa non mi interessa, prego soltanto perché si salvi e possa tornare dai suoi tre bambini«, dice il padre Claudio.
Il dramma dei pendolari «Vista la morte in faccia»
TORINO«Non so se sia stata fortuna, se sia stato decisivo un momento di lucidità, o una combinazione delle due cose, ma mi sono salvato. Sono un miracolato». Nell'atrio dell'ospedale Cto di Torino, dove è arrivato nella notte con il timore di una lesione vertebrale, il volto pallido di Marco Imparato è quello di chi ha visto la morte in faccia. Studente di matematica finanziaria all'Università di Torino, ma residente a Ivrea, questo diciannovenne è uno dei pendolari del treno Regionale 10027 che mercoledì sera si è ribaltato tra i campi di mais di Caluso. «Stavo dormendo, mi ha svegliato un boato. Le luci si sono spente e sono stato sbattuto prima sul soffitto, poi sul pavimento. Dieci secondi, non di più: pensavo fosse un brutto sogno e invece era la realtà», racconta. Qualche giorno di riposo e potrà tornare agli studi. Avrà invece bisogno di più tempo Morena Gauna, la capotreno 35enne che i vigili del fuoco hanno estratto dalle lamiere accartocciate dopo oltre un'ora di lavoro. Sottoposta ad un delicato intervento chirurgico al bacino, è ricoverata in Rianimazione all'ospedale Cto di Torino in coma farmacologico e intubata. La prognosi è riservata. «Di chi sia la colpa non mi importa, prego soltanto perché si salvi...», dice il padre, gli occhi lucidi per le lacrime. Sposata con un macchinista delle ferrovie, che è stato informato dell'incidente dai colleghi, la donna aveva ottenuto da poco il trasferimento a Chivasso per stare vicina ai tre figli. È andata peggio al collega macchinista, Roberto Madau, 61 anni e la pensione ormai all'orizzonte.«Abbiamo sentito un forte boato e siamo subito usciti di casa per soccorrere i primi feriti - racconta Giovanni Artizzu, 23 anni, tra i primi ad accorrere sul luogo dell'incidente -. Poco più in là, steso a terra, c'era il corpo dell'autista. Era un macello...».