E’ andato tutto come doveva andare. Il consiglio regionale ha salvato, per la seconda volta in meno di un mese, Luciano D’Alfonso, respingendo la mozione di sfiducia presentata da una parte dell’opposizione (Forza Italia e Movimento 5 Stelle) nei confronti del governatore. Dei 26 consiglieri presenti in aula, 10 hanno votato sì mentre i no sono stati 15. L’unica astensione è stata quella dello stesso D’Alfonso. Il presidente dell’assemblea, Giuseppe Di Pangrazio, non ha votato, a differenza di quanto aveva fatto l'8 maggio, quando l’aula era stata chiamata a esprimersi sull’incompatibilità tra i due ruoli elettivi di D’Alfonso – quello di senatore e quello di presidente di Regione – ed era finita 16 a 15. Hanno votato no alla mozione anche Marinella Sclocco e Mario Mazzocca di Articolo 1 ma all’interno del partito la tensione è alle stelle, con il coordinatore regionale Fabio Ranieri che ha preso le distanze dalla decisione di Mazzocca di accettare l'incarico di responsabile dell’Ufficio speciale della ricostruzione offertogli da D'Alfonso proprio alla vigilia del voto. I quattro consiglieri che ieri hanno marcato visita, invece, sono Gianni Chiodi (assente per malattia) e i tre consiglieri dissidenti del centrosinistra: Andrea Gerosolimo, Donato Di Matteo e Mario Olivieri. Un’assenza, la loro, ampiamente annunciata: tutti e tre avevano detto che non avrebbero partecipato ritenendo la mozione «un esercizio muscolare, retorico e utile solo a riconfermare posizioni già espresse ma non a ottenere un risultato compiuto». Tutto si è svolto, insomma, secondo un copione già scritto. Non ci sono stati nemmeno particolari momenti di attrito, eccezion fatta per le schermaglie consumatesi tra i consiglieri di opposizione Leandro Bracco e Mauro Febbo. I due si sono apostrofati a vicenda più volte - “Fascista! Pagliaccio!” ha gridato Bracco all’indirizzo di Febbo, che ha risposto all’ex pentastellato dandogli del “venduto” - tanto che Di Pangrazio è devuto intervenire ripetutamente per richiamarli all’ordine. «Abbiamo votato la sfiducia ad un Presidente di Regione che ha violato le norme costituzionali pur di raggiungere i suoi scopi politici» è stato il commento dei consiglieri dei Cinque Stelle Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Pietro Smargiassi al termine della votazione. «Questa Regione è paralizzata da mesi con la connivenza di una maggioranza che ha anteposto la carriera politica del suo presidente al benessere dei cittadini abruzzesi e che, nel momento del richiamo del potere, ha porto il braccio derogando la Costituzione, il regolamento e le più elementari norme di buon senso. Ora auspichiamo che dove non è arrivato il consiglio regionale, arrivi il Tribunale dell’Aquila all’udienza del 5 luglio, fissata a seguito del ricorso presentato da noi e da altri cittadini ». Si tratta del ricorso depositato dal Movimento sull'incompatibilità di D'Alfonso i primi di maggio al tribunale ordinario.