Dopo 85 giorni di stallo e di tentativi infruttuosi di dare un governo al Paese, l'impasse politica rischia di trasformarsi un una crisi istituzionale senza precedenti. Il No del Quirinale all'impuntatura di Lega e M5s sul nome dell'economista sardo Paolo Savona scatena l'ira di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. E verso il Capo dello Stato si materializza la possibilità dell'accusa peggiore: quella di impeachment, la messa in stato d'Accusa del Presidente per alto tradimento. Accusa che ventila il M5s e su cui anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni concorda. E mentre Salvini glissa sull'ipotesi che i 5 stelle vogliono invece portare in Parlamento, arriva la presa di distanze di Silvio Berlusconi: parole «irresponsabili» taglia corto. La bufera si scatena sul Presidente della Repubblica che ha tuttavia in serbo un piano B: per domani è stato convocato al Colle Carlo Cottarelli, l'economista che non dispiaceva né al M5s né alla Lega per il lavoro da lui a suo tempo svolto sulla spending review. Nessun commento ufficiale di Cottarelli ma chi l'ha sentito racconta che la telefonata del Colle ha colto «di sorpresa» l'ex commissario, che ora si prepara in fretta a raggiungere la Capitale da Milano per presentarsi all'appuntamento con Mattarella. Giusto il tempo, ha scherzato con chi gli ha parlato, di finire di correggere i compiti dei suoi studenti della Bocconi. Per lui potrebbe profilarsi un incarico per un governo del Presidente che se dovesse essere bocciato dal Parlamento, porterebbe il Paese a nuove elezioni. Probabilmente ad ottobre. Quanto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è costretto a ricordare le sue prerogative e spiega di non aver mai ostacolato formazione governo e anzi di aver sostenuto il tentativo di formare un esecutivo in base a regole previste dalla Costituzione. Il suo ruolo, sottolinea ancora una volta, non ha mai subito nè può subire imposizioni. Ma non sono dello stesso avviso i leader delle due forze alleate per il governo che oggi pomeriggio ha chiamato al Colle per incontrarli prima di ricevere il premier incaricato con riserva. «Sono stato un grande estimatore di Mattarella ma questa scelta è incomprensibile » scuote la testa Di Maio mentre Salvini esprime tutta la sua rabbia per il tentativo fallito a causa delle ingerenze europee: «mai servi, mai schiavi» avverte il leader del Carroccio. E mentre Di Maio snocciola in un video la composizione di un governo «che avrebbe potuto vedere la luce domani mattina», finiscono nel nulla ore e ore di braccio di ferro per mettere a punto ogni casella dell'esecutivo che avrebbe avuto Paolo Savona a dirigere l'Economia. Di Maio e Salvini credevano sarebbe potuta bastare una sua preventiva dichiarazione di fede europeista per convincere il Colle. E l'economista sardo ci aveva anche provato. Nel pomeriggio, mentre il candidato premier lavorava a casa, Savona aveva infatti diffuso una sua dichiarazione per chiarire quali fossero le sue posizioni sul tema euro: «Voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa» dice l'ex ministro che stigmatizza la «scomposta polemica che si è svolta sulle mie idee in materia di Unione Europea». Ma al Quirinale la sua professione europeista non è bastata e non ha potuto che dire «no» ad un «sostenitore della fuoriuscita dall'euro». Nonostante il suo ultimo tentativo di mediazione l'incarico al prof di diritto privato mostra a quel punto di essere arrivato ad un nulla di fatto. Rimette il mandato per «formare il governo di cambiamento» nelle mani del Presidente che ringrazia così come gli esponenti delle due forze politiche per avergli dato fiducia.
Mattarella: «I rischi per l’Italia erano alti» Il capo dello Stato precisa: «Ho cercato di far nascere il governo ma non posso accettare imposizioni»
"Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizione". Parole di pietra quelle di Sergio Mattarella al termine di una giornata nervosissima nella quale ha provato fino all'ultimo secondo a varare un governo Lega- M5s, proponendo mille varianti a Matteo salvini e Luigi Di Maio. Anche quella di proporre il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, al posto di Paolo Savona all'Economia. Ma aveva scelto di non mandare comunque alle Camere Giuseppe Conte come pure il professore di diritto privato gli aveva chiesto al termine del colloquio che ha sancito la resa. Una decisione presa, come è nel suo stile, dopo un'attenta meditazione, consapevole che sarebbe partito immediatamente un fuoco di fila di attacchi personali. Sergio Mattarella ha preferito prendersi la croce piuttosto che derogare dai suoi principi, da quelli della carta costituzionale. Si è messo in discussione l'istituzione stessa di "garanzia" della presidenza della Repubblica. E non sbagliava il capo dello Stato se immediatamente dopo le sue comunicazioni Fratelli d'Italia e Movimento Cinque stelle hanno tirato fuori l'artiglieria pesante dell’'impeachment.Il Quirinale non commenta la richiesta ma rovescia la narrazione che Di Maio e Salvini snocciolano attraverso dirette facebook sempre più incendiarie. In Costituzione non esistono veti, premette. Abbiamo favorito in tutti i modi il governo giallo-verde, li abbiamo aspettati per mesi, abbiamo sin dall'inizio detto di sì a ministeri per i loro leader. E invece ci hanno portato non un irrigidimento ma addirittura un muro. Anche Giorgetti all'Economia non è andato bene e, si osserva, non si capisce come mai. Troppi erano i rischi per i soldi degli italiani, troppe le incertezza che si stavano concentrando sulla figura di Savona e troppi gli attacchi sulla figura e il ruolo del presidente della Repubblica. "L'Incertezza della nostra posizione nell'Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende». Mattarella visibilmente provato . Ma l'allarme tenuta del sistema-Italia era troppo forte .