ROMA Sceglie Matrix e Pomeriggio 5, ovvero la platea televisiva di Canale 5, tendenzialmente gli elettori di centrodestra, Matteo Salvini per dire come la pensa sul gran rifiuto di Mattarella a Paolo Savona all'Economia, la resa di Giuseppe Conte e le prospettive di alleanza elettorale. Con Forza Italia o con i 5 Stelle? Il leader della Lega sposa i due forni, lascia aperta qualsiasi opzione, prende tempo, la formula è «sono troppo incazzato adesso, oggi dovevo stare al Viminale, ci penserò», ma i suoi già parlano apertamente di desistenza con i grillini nei collegi uninominali. E si tiene così le mani libere, forte del dividendo elettorale conquistato nella contrapposizione col Quirinale.
DIFFERENZE
Esclude per il momento di procedere al fianco di Di Maio nella messa in stato d'accusa del capo dello Stato per l'incarico a Cottarelli. «Faccio una cosa dice se sono convinto e se la studio. Questa non è una guerra tra me e Mattarella». Poi però dipinge l'inquilino del Colle come una specie di Don Abbondio prono ai poteri forti dell'Europa e dei mercati. «Furono i bravi, su indicazione di Don Rodrigo, a intimare a Don Abbondio: Questo matrimonio non s'ha da fare né ora né mai». Una citazione dai Promessi sposi perché il matrimonio giallo-verde è saltato.
Non per un nome, non per il professor Savona, sostiene Salvini, «non stiamo giocando all'album delle figurine», ma perché dietro quei sei ministri che sarebbero usciti dal cilindro di Conte c'era un «progetto che i Palazzi romani non capiscono». Non per un nome, quindi, ma «per un'idea». E l'idea, aggiunge Salvini senza veli, era quella di «ricontrattare le regole europee». Ma dopo avere «letto e riletto la Costituzione, nessun articolo proibisce a un ministro di voler cambiare le regole europee, e a questo punto lo dicano: qualsiasi governo deve avere il timbro di Berlino, Parigi, Bruxelles. Una follia».
DECISIONI
E allora è inevitabile che al voto si tornerà «fra tre o quattro mesi, Presidente, e saremo più forti e il governo lo faremo», e sarà «un referendum tra il popolo e la vita vera e lo spread e i burocrati europei». Salvini incalza Berlusconi a dire da che parte sta, per poi decidere quale coalizione si presenterà al voto. Perché il leader della Lega ha letto, spiega, «alcune dichiarazioni di FI che dicevano viva Mattarella, e questo da parte di un alleato è quanto meno bizzarro. Stanno guardando al trapassato, devono scegliere se guardare al futuro».
Di qua o di là. Con noi o contro di noi. C'è una sponda pronta, sembra avvertire Salvini. È quella del M5S, con cui la collaborazione di questi mesi è stata buona e adesso si concretizzerà nell'elezione dei presidenti e nel lavoro delle Commissioni parlamentari, «che chiederemo al più presto ai presidenti delle Camere», per tradurre il «lavoro serio» di queste settimane coi pentastellati in «due, dieci progetti di legge». A partire dalla legge elettorale che «è una priorità, perché chi prende un voto in più» deve avere la maggioranza per governare.
VERTICE
Salvini ieri ha incontrato alla Camera Di Maio e fra l'altro hanno convenuto che «qualcuno lavori e le leggi, compresa quella elettorale, il Parlamento ha il dovere di farle». Si riparte di là, dalle regole del voto, per evitare un altro stallo. Ma la scelta di campo non è scontata. La Lega con Forza Italia o gli M5S? «Ci penserò ragionando a mente fredda», azzarda Salvini. Tutto è possibile. Un messaggio rivolto non solo a Berlusconi ma ai parlamentari di Forza Italia e alle diverse anime azzurre.
PREVISIONI
Per il momento, dopo questa decisione di Mattarella presidente della Repubblica che dovrebbe «fare l'arbitro e invece tifa per una squadra e ha fatto finta di non vedere un fallo da rigore» e dopo la scelta di Cottarelli «perfetto rappresentante del mondo della finanza e dei poteri forti che ha fermato la nascita del governo del cambiamento», torna al governo il Pd «bocciato dagli italiani». Ma Salvini promette di non arrendersi («Rivinceremo le elezioni, non ci fregheranno una seconda volta»). Prima o poi si tornerà alle urne. Quando? «Hashtag chiedeteaMattarella'», scherza. «Spero il prima possibile»
Mobilitazione è la parola d'ordine. In Parlamento e non solo. «Il 2-3 giugno abbiamo da tempo prenotato mille piazze in tutta Italia: volevamo spiegare quello che stiamo facendo al governo, spiegheremo perché non stiamo al lavoro». Ed è già campagna elettorale.