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Pescara, 24/11/2024
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Data: 29/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Italia divisa sul Presidente. Sostegno, appelli, minacce. Durissimi toni sui social, via le foto da comuni e municipi, ma anche solidarietà. La polizia postale indaga. Da Firenze a Torino, in piazza per il Capo dello Stato

ROMA Tweet, post su facebook, manifesti di giuristi, prese di posizione di sindaci e governatori: l'Italia si divide su Mattarella. La scelta del Capo dello Stato ha suscitato reazioni e moltissimi hanno voluto dire la loro sui social. In alcuni casi minacce di morte che evocano addirittura l'uccisione di Piersanti Mattarella, il fratello morto per mano della mafia nel 1980. «Dovremmo fargli fare la fine del fratello», si legge in un messaggio. E ancora: «Questo è un dittatore». Tanto che la Polizia postale ha avviato un monitoraggio per segnalare all'autorità giudiziaria dichiarazioni che configurino reati. Per qualcuno Mattarella ha «sacrificato la democrazia sull'altare dei mercati», ha dato «uno schiaffo inaccettabile», c'è chi parla di «golpe» e chiede addirittura l'impeachment, strada tecnicamente non percorribile: manca anche il comitato parlamentare per i procedimenti di accusa. Su Fb è stata creata la pagina: «Sergio Mattarella non è il mio presidente». Ma sono molte anche le parole di solidarietà da parte di chi ritiene «gravissimo - si legge in un tweet - che non si sia alzato un coro unanime, da destra a sinistra, in difesa del Presidente #Mattarella, vittima di minacce». La fibrillazione tocca anche sindaci e presidenti di Regione. Se a Roma i consiglieri comunali del Pd hanno esposto uno striscione con la scritta «Io sto con Mattarella» e «Viva la Costituzione», in Brianza sei sindaci leghisti hanno sostituito la foto di Mattarella nei loro uffici con una statuetta di Alberto da Giussano. Casi simili sono spuntati qua e là, come nel X Municipio di Roma, nel bergamasco o ad Apecchio, nelle Marche. E a Torino, i Cinquestelle, per la prima volta dall'inizio del mandato, non hanno partecipato alla seduta del Consiglio comunale per manifestare dissenso nei confronti di una «democrazia a sovranità limitata». In aula è stata bagarre, mentre in piazza in più di mille hanno organizzato un presidio a sostegno di Mattarella. Parole dure da parte di alcuni governatori. «Quanto accaduto - ha detto il governatore leghista del Veneto Luca Zaia - è ingiustificabile. Il Presidente ha rivestito un ruolo da capo di una Repubblica semipresidenziale o presidenziale, ma noi siamo in una Repubblica parlamentare ed è il Parlamento che vota la fiducia, non il presidente». Giudizio severo anche da Attilio Fontana, Lombardia, Lega: «Evidentemente la questione vera non era Savona, c'erano in ballo questioni che vanno al di là delle persone». In larga parte però il plotoncino dei governatori Pd è pronto a far quadrato intorno a Mattarella. «Piena solidarietà e sostegno contro ogni imposizione e sopruso di stampo populista», sostiene il piemontese Sergio Chiamparino. Stessa linea da Francesco Pigliaru, Sardegna: «Mattarella ha reagito davanti a un progetto pericoloso» e «ha visto questo pericolo incardinato attorno alla proposta di Paolo Savona all'Economia». Fiducia anche dall'umbra Catiuscia Marini «per la fermezza con cui difende la Costituzione». Ha detto la sua anche Giovanni Toti, Liguria: «Forza Italia aveva detto che non avrebbe votato la fiducia a governi tecnici o non politici». Si schierano con Mattarella gli industriali guidati da Vincenzo Boccia, i vescovi della Cei e un pool di 14 giuristi pro Mattarella è sceso in campo definendo «sbagliata l'idea che il presidente della Repubblica sia un organo «neutro», un semplice notaio».Tra i firmatari Enzo Cheli, Paolo Caretti, Ugo De Siervo.

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