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Pescara, 24/07/2024
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Data: 30/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Si riaprono i giochi sul governo Lega-M5S. Cottarelli in stand by. Il Colle pronto a vedere: serve un esecutivo vero

ROMA L'impennata dello spread. Lo sprofondare delle Borse. E si cambia tutto. O meglio: tutto si riapre nella crisi politica italiana che sembrava arrivata a un punto (quasi) fermo con il tentato governo Cottarelli. Con una improvvisa e rocambolesca inversione di marcia nella serata di ieri il Movimento 5Stelle ha abbandonato il set del film dello scontro con il Quirinale, archiviando le accuse di alto tradimento per Mattarella, e ha cominciato a recitare un copione opposto: «Vogliamo collaborare con il Quirinale», ha detto Luigi Di Maio. E poi intorno alle 21 ha aggiunto: «Siamo pronti a rivedere la nostra posizione, se abbiamo sbagliato qualcosa lo diciamo, ma ora si rispetti la volontà del popolo perché noi l'Italia la vogliamo salvare. Un maggioranza c'è in parlamento, fatelo partire quel governo, basta mezzucci perché di governi tecnici e istituzionali non ne vogliamo».
Una presa di posizione per molti aspetti stupefacente per una forza politica che sta (stava?) organizzando una manifestazione di protesta per il 2 giugno. Gli osservatori hanno subito letto le mosse pentastellate come la riapertura della prospettiva di un governo giallo-verde. Esecutivo al quale ieri - è questa è una novità ufficiale di giornata - aderirebbero anche i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni per la quale si vocifera di un ruolo da ministro. Il nome più gettonato per questo governo a tre sarebbe quello di Giancarlo Giorgetti, leghista di vecchio corso ma non fra i più stretti collaboratori di Salvini che in cambio del premierato per il suo partito rinuncerebbe a Savona all'Economia. E il ministero dell'Economia, dato cruciale per i mercati anche ieri vicini al panico, sarebbe concordata con il Quirinale.
LE CASELLE
Vedremo solo nelle prossime ore se tutte le caselle andranno al loro posto ma il capovolgimento di fronte registrato in serata ha messo in secondo piano l'altra notizia chiave della giornata di ieri: ovvero il rallentamento del lavoro del premier incaricato, l'economista Cottarelli. Che nel corso di un breve colloquio con Mattarella, ha chiesto di prendere tempo. Probabilmente Cottarelli era già informato del tentativo di rinascita del governo giallo-verde e dunque ha concordato con il capo dello Stato l'ennesimo rinvio per dare ulteriore tempo alle forze politiche di trattare anche se l'ipotesi del governo tecnico è tutt'altro che archiviata. Incredibilmente fra le voci che giravano nella tarda serata di ieri c'era anche quella di Cottarelli ministro del Tesoro nel governo tricolore. A far ripartire la giostra della politica, comunque, ieri pomeriggio era stato il tema della data del voto. In caso di scioglimento anticipato delle urne, infatti, si sarebbe votato il 29 luglio e Cottarelli ha chiesto a tutti i partiti di trovare una soluzione ragionevole con un decreto ad hoc. I sondaggi poco brillanti per i 5Stelle hanno avuto qualche peso. Ma forse almeno il problema di votare sotto gli ombrelloni ce lo siamo lasciato alle spalle.


Il Colle pronto a vedere: serve un esecutivo vero


ROMA Si naviga a vista quando si ha a che fare con il leader del principale partito che prima evoca l'impeachment del Capo dello Stato e poi dice di voler «collaborare» con il presidente della Repubblica. Dopo aver sbraitato in tv - sempre senza contraddittorio e insieme all'ex deputato Di Battista - contro Sergio Mattarella, ora Di Maio e Salvini sembrano in difficoltà. Seppur per motivi differenti, e con il timore di vedersi in qualche modo imputare l'esplosione di una crisi economica globale in grado da far impallidire ciò che nel 2008 è accaduto dopo il crack di Lehman Brothers. Il problema per Di Maio è il calendario che Mattarella è costretto a consultare se il governo Cottarelli - come è possibile - non riuscirà a prendere la fiducia delle Camere. Le urne a breve sarebbero la fine del leader grillino che da giorni avverte il fiato sul collo di Dibba che ha rinunciato al viaggio e già ha detto che intende stavolta candidarsi. Il problema per Salvini è lo spread, la borsa in picchiata e il timore di vincere - tra quattro mesi - le elezioni con un Paese in fortissima crisi e le imprese del Nord in ginocchio. Senza contare che Salvini ha il problema del rapporto con Silvio Berlusconi che in caso di voto a breve è pronto non solo a candidarsi ma anche ad andare da solo se la Lega pensa di far piatto di FI.
IL BLOCCO
Resta il fatto che ieri pomeriggio il governo di garanzia è tornato per qualche ora di nuovo nel cassetto con Cottarelli che ha rimesso nello zaino la lista dei ministri. Più o meno ciò che è accaduto un mese fa quando sembrava pronto a decollare il governo di garanzia, ma Salvini e Di Maio hanno poi assicurato a Mattarella di voler trovare l'intesa attraverso la stipula di un contratto. La somma delle promesse (via la legge Fornero e subito flat tax e reddito di cittadinanza), e la proposta di un ministro dell'Economia euroscettico e con in tasca il piano B per uscire dalla moneta unica, hanno poi bloccato tutto.
Ancora una volta Mattarella è tornato nel ruolo di spettatore in attesa di sapere entro oggi se far partire il governo di Carlo Cottarelli o verificare se può rapidamente riprendere quota un governo M5S-Lega - ieri Di Maio e Salvini hanno avuto ripetuti contatti con il Quirinale - e con la novità dell'ingresso dei FdI della Meloni. Ovviamente, per il Colle, senza Paolo Savona al Mef e magari con Giancarlo Giorgetti che ieri sarebbe stato avvistato dalle parti della presidenza della Repubblica.
La disputa sul calendario del voto, innescata ieri mattina dalle dichiarazioni di Lorenzo Guerini e Andrea Orlando di votare il 29 luglio, hanno ancor più accelerato la ricerca di una soluzione che eviti anche il rischio di un voto in piena estate. Una febbrile giornata di trattative che per la prima volta dopo settimane, ha visto incrinarsi la compattezza strategica dimostrata da Salvini e Di Maio sinora. Con il primo ancora molto ingolosito dal dividendo elettorale che potrebbe incassare a breve, e Di Maio fortemente interesato a riprendere il tema del governo con la Lega e pronto a valutare qualunque ipotesi, compresa l'uscita dall'aula al momento della fiducia al governo Cottarelli, pur di far partire la legislatura.
In attesa di novità che potrebbero essere maturate anche nella notte, Mattarella resta pronto a far partire il governo di Carlo Cottarelli convinto di poter fare di nuovo appello al senso di responsabilità delle forze politiche. Il luogo è ovviamente il Parlamento dove per ora il tentativo di Cottarelli può contare solo sul sostegno esplicito del gruppo misto e dei radicali di +Europa. Sempre in Parlamento i partiti si dovranno assumere ognuno la responsabilità di far partire o meno un governo che metta in sicurezza il Paese già alle prese con la speculazione internazionale e una fuga di capitali che ha pochi precedenti.
IL TEMPO
Nel corso di una lunghissima crisi che non ha risparmiato colpi di scena, l'ultimo quello di ieri pomeriggio quando la porta dello studio alla Vetrata - dove sarebbe dovuto uscire Cottarelli con la lista dei ministri - è stata improvvisamente abbandonata dai corazzieri e poco dopo occupata dal portavoce Giovanni Grasso che ha rinviato tutto alla giornata di oggi.
Con i mercati finanziari in subbuglio, un Parlamento fermo da mesi e diventato luogo di campagna elettorale, anche per il Quirinale non c'è più altro tempo. Oggi l'ennesima giornata decisiva, ma la sensazione è che il tempo sia di fatto scaduto e che comunque entro questa settimana un governo sarà chiamato comunque a giurare.

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