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Pescara, 24/07/2024
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Data: 30/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Con il voto a luglio 10%di astensione in più. E per i sondaggisti nessuno ci guadagna

ROMA L'ipotesi di tornare a votare il 29 luglio potrebbe comportare un aumento dell'astensione intorno al 10% rispetto dello sorso marzo. E solo in piccola parte perché la data si trova nel cuore delle vacanze degli italiani, molto di più per la delusione di come è stato gestito il voto del cambiamento di questa primavera. Con le categorie sociali che ormai non hanno più partiti di riferimento, i meno ricchi che presumibilmente non andranno in vacanza non incideranno sul risultato finale, non favoriranno questa o quella formazione politica. Questo il parere di alcuni dei più importanti sondaggisti italiani ieri sera, a caldissimo, nelle ore in cui ha cominciato a circolare l'ipotesi di andare a votare in piena estate.
I NUMERI
A partire da Enzo Risso, direttore scientifico di SWG che già dispone dei numeri, «frutto dei nostri costanti monitoraggi. Se si andasse a votare a luglio, ad oggi nelle intenzioni degli italiani ci sarebbe un'astensione del 10% in più rispetto al voto del 4 marzo scorso e si passerebbe a un'affluenza del 63%». Per Carlo Buttaroni, presidente dei Tecnè «l'astensione inciderà soprattutto nelle fasce altissime e molto basse dell'elettorato, che potrebbero disertare per una percentuale che va da 2 all'8% sul totale della popolazione». Non un crollo verticale come qualcuno aveva paventato nelle settimane scorse, ma soprattutto, a incidere non saranno le vacanze degli italiani che, spiega Antonio Noto direttore di Noto Sondaggi, «sono ormai cambiate, sono più brevi e solo per una piccola parte terranno l'elettore lontano dalle urne. Chi davvero non andrà a votare si asterrà soprattutto per delusione o per una reazioni emotiva rispetto a quello che sta succedendo». Una eventualità del genere, mai avvenuta in Italia potrebbe portare anche a una reazione positiva. «Se l'elettore sente che il momento è grave - continua Noto - potrebbe al contrario mobilitarsi al voto». Molto però, aggiunge Buttaroni, «dipenderà da come i partiti affronteranno questi due mesi e dalla reazione psicosociale di chi è andato a votare lo scorso 4 marzo facendo delle scelte per un cambiamento ed è stato deluso. E chi viene deluso non è detto che si ripeta».
FEDELTÀ LEGHISTA
Tra vacanze e delusione, chi potrebbe essere favorito da un appuntamento così ravvicinato? Per Risso, «dai nostri dati risulta che il 54% riconfermerebbe il voto di marzo, il 10% si asterrebbe, il 22% non saprebbe ancora e il 14% cambierebbe rispetto all'ultima volta». I più fedeli, continua Risso, «sono gli elettori della Lega che la rivoterebbero al 91%, quelli del Pd e M5s riconfermerebbero al 75%, solo il 55% invece per Forza Italia. La maggior parte di chi si astiene lo fa perché pensa che il voto sia inutile mentre il 19% tornerebbe alle urne se ci fosse un partito di sinistra».
I MENO ABBIENTI
Tra le categorie sociali, sicuramente i meno abbienti sono più stanziali e andranno di più a votare, spiega Fabrizio Masia, direttore generale di EMG Acqua, «ma questo non significa che verranno favoriti dei partiti. I giovani che hanno votato soprattutto Lega e M5s si elidono con gli anziani che hanno scelto Pd e Forza Italia». Le vacanze però potranno incidere per una sorta di voto territoriale, fa osservare infine Noto, «perché a luglio sono in vacanza soprattutto quelli del nord, che come sappiamo hanno votato soprattutto per il centrodestra mentre al Sud, dove hanno votato più per M5s, vanno di più in vacanza ad agosto inoltrato».

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