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Data: 30/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La trincea di Matteo: resta il nodo Savona

ROMA L'asse Di Maio-Salvini a una svolta decisiva: i due si dividono sulla soluzione della crisi. Se il capo pentastellato sembra pronto a sacrificare Paolo Savona ministro dell'Economia sull'altare di una riapertura della trattativa che porti al governo giallo-verde, il segretario della Lega non ha alcuna di fare marcia indietro. Per il leader lumbard la casella del Tesoro non è in discussione: tocca al tecnico già bocciato da Sergio Mattarella. L'aut aut del capo del Carroccio è chiaro: o c'è Savona o si vota.
LA STRATEGIA
I leghisti non hanno fretta: «Se voi non mollate io non mollo - promette Salvini durante un comizio a Siena - e noi al governo del Paese ci andiamo. Dovremo aspettare un mese, forse tre, ma ci andremo». Giancarlo Giorgetti, nella riunione dei gruppi parlamentari al mattino, era stato ancora più esplicito: «Ora facciamo partire le commissioni e approviamo il Def». La strategia è quella di puntare ad una lunga campagna elettorale, monetizzando il fatto che a palazzo Chigi siederà un altro tecnico, attaccando il Pd e il fronte-sistema, portando avanti il contratto di governo con M5S da riproporre anche alle urne e puntare a logorare Berlusconi per costringerlo a fare un passo indietro e non parlare di candidatura a premier. Ma Di Maio è preoccupato degli attacchi interni dell'ala ortodossa e dai sondaggi che danno i grillini in calo e in un primo momento aveva accarezzato l'idea delle urne subito.
C'è un altro punto che ha diviso e non poco il duo Salvini-Di Maio. «Non è possibile la strada dell'impeachment. Sbagliata tecnicamente e un errore anche tattico. Si rischia - ha sottolineato il segretario del Carroccio ai suoi - di far passare il Capo dello Stato come una vittima». Da qui la decisione del giovane Matteo di non calcare la mano e di non convergere neanche sull'operazione della Meloni della raccolta firme per chiedere le dimissioni del presidente della Repubblica. Per questo motivo l'ex vicepresidente della Camera, non risparmiando critiche a Salvini (lo definisce ironicamente «cuor di leone») ha spiegato che l'affondo contro la prima carica dello Stato non è più sul tavolo. I due si sono visti ieri pomeriggio proprio per chiarire. Spaventati anche dal crollo delle Borse e dall'aumento dello spread.
GIÙ I TONI
Di Maio vuole scongiurare le elezioni a luglio e prova a far ripartire la trattativa. «Siamo pronti a collaborare con Mattarella», ha annunciato il capo politico M5S. Nel pomeriggio ci sono stati contatti anche tra Carlo Cottarelli e i leader di Lega e grillini. Il premier incaricato, viene riferito, ha sottolineato la necessità di mettere fine alle speculazioni finanziarie. Un ulteriore tracollo delle Borse porterebbe quelle banche in difficoltà a chiedere subito aiuto al governo. Una situazione che avrebbe in ogni caso portato Salvini e Di Maio sul banco degli accusati. «Siamo pronti a rivedere la nostra posizione», ha detto Di Maio.
«La maggioranza c'è, ripartiamo», l'invito fatto dal grillino a Salvini. Come? Riproponendo l'ipotesi di un governo giallo-verde, senza Savona. Una ipotesi che però Salvini ha bocciato e non solo perché non ci sono i tempi tecnici per intavolare nuove trattative: «Non è possibile. Quando vado al governo ripropongo il suo nome», ha sottolineato. Quindi niente riapertura della trattativa per un governo Carroccio-5Stelle se questo comporta la marcia indietro su Savona.
Per quanto riguarda il tema delle alleanze, Salvini prende tempo. «Fino al 10 giugno non se ne parla», ha detto nel Consiglio federale del partito convocato per la prima volta a Roma. C'è irritazione nei confronti di Berlusconi: «Voleva la botte piena e la moglie ubriaca. Prima quelli di Forza Italia mi dicevano di far partire il governo e poi mi criticavano in tv», ha argomentato il giovane Matteo, che avverte: «Le alleanze non sono scontate». Ma il tentativo di Salvini di giocare su due tavoli non è certamente gradito ai Cinque stelle. Altro elemento di frizione tra i due leader.

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