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Pescara, 24/11/2024
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Data: 31/05/2018
Testata giornalistica: Prima da Noi
Rigopiano. «Nel Masterplan il museo della pazzia ma non la carta valanga»: Gerardis inchioda D’Alfonso «Con i prepensionamenti il presidente ha lasciato sguarniti anche gli uffici che avrebbero dovuto lanciare l’allerta valanghe»

ABRUZZO. I prepensionamenti alla Regione di fine 2016 avrebbero lasciato una serie di postazioni vuote, uffici sguarniti e operatori inesistenti. Questo avrebbe creato lentezze nelle procedure o addirittura omissioni gravi.

E, poi, il Masterplan che dal momento della sua elezione a presidente di Regione è diventata l’ossessione di Luciano D’Alfonso. Una ossessione trasformatasi anche in arma di propaganda. Ma come mai nell’elenco delle priorità per l’Abruzzo per opere da quasi centinaia di milioni di euro non c’è anche la carta valanghe (spesa di circa 1,5mln di euro)?

Sono questi gli argomenti principali messi sul tavolo della procura di Pescara, davanti al procuratore Massimiliano Serpi, dall’ex direttore generale, Cristina Gerardis, indagata in seguito ad una memoria “irrituale” presentata dal presidente D’Alfonso, presentata prima ancora di essere indagato.

Nella sua memoria D’Alfonso ha scaricato tutto sulla inerzia del direttore che avrebbe dovuto adempiere al coordinamento degli uffici e degli obiettivi.

Tra questi anche la carta valanghe, lo strumento che è diventato centrale nell’inchiesta sulla strage di Rigopiano che ha fatto 29 vittime. Con quel documento, secondo varie tesi (tra cui quella della procura), l’hotel Rigopiano non sarebbe stato ristrutturato nè ampliato, non si sarebbe potuta costruire la tanto rinomata Spa che attraeva clienti o quanto meno l’hotel sarebbe stato aperto solo d’estate, come del resto accadeva al vecchio albergo fino agli anni ‘70.

Una differenza non da poco perchè avrebbe potuto di fatto salvare 29 persone.

La carta valanghe, invece, in Abruzzo non c’è mai stata nonostante l’obbligo di legge dal 1992: una eclatante omissione sfacciatamente giustificata con un messaggio sul sito istituzionale nel quale in due righe si affermava che la carta non poteva essere fatta per mancanza di soldi.

Soldi che sono mancati per oltre 25 anni (nonostante i bagordi noti alle cronache, scandali giudiziari, tangenti, sagre, clientelismo e carrozzoni).

Anche per questo la procura ha chiamato in causa i vecchi presidenti di Regione e assessori alla protezione civile fino ad arrivare a D’Alfonso che ha giocato d’anticipo spiegando leggi e diritto ai procuratori con la sua memoria tecnica e accollando tutte le responsabilità a Gerardis.

In una conferenza stampa a sfondo giudiziario (consuetudine ormai rituale) D’Alfonso ha persino spiegato di avere dei meriti in quanto, grazie a lui e al suo impegno, la carta valanghe ha ripreso il suo iter e questo perchè è riuscito a trovare i fondi necessari.

Come?

Con il prepensionamento dei dipendenti regionali che ha creato economie e con quelle pagata la carta valanghe.


«UFFICI VUOTI DOPO IL PREPENSIONAMENTO»

Ma Gerardis contesta la motivazione davanti ai pm e mette sul tavolo i fatti che gli investigatori ora dovranno verificare puntualmente.

«Intanto i prepensionamenti sono serviti per fare nuove assunzioni poco dopo», dice Gerardis riprendendo le cronache tumultuose dell’epoca in cui andava in scena uno scontro duro tra Regione e sindacati per poi arrivare ai tanto contestati concorsi della Regione e messi in dubbio dalla Corte dei Conti.

«Poi», continua Gerardis, «la verità è che quei prepensionamenti hanno lasciato moltissimi uffici vuoti per un certo periodo, tra cui anche quelli relativi alla allerta meteo e valanghe. Di sicuro i giorni precedenti la tragedia di Rigopiano quegli uffici erano vuoti e nessuno si occupò di diramare l’allerta valanghe».

In effetti non risulta alcun messaggio di allerta valanghe precedente al 18 gennaio ma ce n’è uno il 19 gennaio 2017, meno di 24 ore dopo la tragica valanga su Rigopiano…

Gerardis dice di essersi opposta ai prepensionamenti proprio perchè svuotava gli uffici «come mi confermò anche Sabatino Belmaggio» un altro dirigente regionale indagato nella vicenda.

«Aggiungo che per la Regione con i prepensionamenti non vi fu alcun risparmio perchè fu “costretta” ad assumere», spiega l’ex direttore generale mettendo in crisi qualunque motivazione economica alla base delle defenestrazione dei dipendenti regionali annunciate due mesi prima agli stessi interessati.

Se non era il risparmio, la ragione allora qual era?


LA LUNGA LISTA DEL MASTERPLAN…

«Non era vero che non c’erano i soldi», aggiunge poi Gerardis ai pm che la interrogano, «c’era stato il Masterplan ma un finanziamento per la carta valanghe non è mai stato richiesto. Furono richiesti per esempio 16 mln per il museo della pazzia di Teramo ma nulla per la carta valanghe».

L’argomentazione di Gerardis è forte e smonta le giustificazioni postume del governatore che ora dovrà spiegare perchè, se davvero la sicurezza in montagna era una loro priorità (non concretizzatasi in atti reali), tra le centinaia di opere finanziate nel Masterplan nessuno ha pensato alla carta valanghe.

Così come nessuno ha pensato alla carta nel programma di governo o negli obiettivi di dipartimento.

Insomma per essere una priorità è piuttosto anomalo che tutti pensassero ad altro prima della strage di Rigopiano e in pochi mesi (ma dopo) si sblocca l’iter e si fa molto di quello che non si è fatto in 25 anni (misteri dolorosi burocratici).



«D’ALFONSO PRESSIONI E VELOCITA’ QUANDO VUOLE»

«Anzi», continua Gerardis, «D’Alfonso fece forti pressioni per la realizzazione del piano cave, me ne parlò ed io mi attivai per raggiungere l’obiettivo. D’Alfonso ha una forte personalità quando deve perseguire gli obiettivi che ha cuore, come la Fondovalle Sangro o il piano cave, e proprio su questo la pressione di D’Alfonso sul dirigente a tempo determinato fu molto forte tanto che per sua volontà l’incarico non gli venne poi riconfermato».

«Solo dopo la valanga di Rigopiano D’Alfonso dispose lo spostamento del personale verso l’ufficio lavori pubblici e dunque anche in quello del rischio valanghe».

Sempre dopo riprese l’iter per la carta valanghe.

Curiosa l’ennesima contrapposizione tra Gerardis e D’Alfonso che è materia per magistrati, proprio come accadde per il processo “anomalo” di Bussi e la sentenza anticipata.

Forse l’inizio della fine del loro idillio.

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