ROMA Il governo M5S-Lega nasce, finalmente, su due pilastri tecnici: l'avvocato Giuseppe Conte come premier e - dopo mille peripezie - l'economista eurotiepido, Giovanni Tria all'Economia.
A quasi tre mesi dalle elezioni e a un passo dal ritorno alle urne in piena estate, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che saranno ministri e vicepremier, ieri pomeriggio hanno siglato l'accordo al termine di un lungo faccia a faccia alla Camera. A sbloccare l'impasse è stato soprattutto il cambio di ruolo di Paolo Savona, il professore anti-euro cui Sergio Mattarella domenica aveva negato l'Economia. Savona avrà la delega alle Politiche europee, ministero senza portafoglio e dunque non avrà peso nell'Ecofin, il consiglio europeo dei ministri economici.
Alle sette di sera l'annuncio di Salvini e Di Maio: «È stato raggiunto l'accordo per un governo politico M5s-Lega». «Lavoreremo per realizzare gli obiettivi del contratto, lavoreremo con determinazione per migliorare la qualità di vita di tutti gli italiani», sono state le prime parole da premier dell'avvocato Giuseppe Conte, dopo aver letto al Quirinale, alle 22, la lista dei suoi ministri. Più tardi ha aggiunto: «Ridaremo fiducia all'Italia».
«UN COMPLESSO ITINERARIO»
Dopo tante convulsioni e addirittura le accuse di Alto Tradimento, sia pure durate lo spazio di un mattino, a sancire il parto del governo è stato un disteso presidente della Repubblica apparso nella sala stampa del Quirinale alle 22.30 per augurare a tutti un buon lavoro e interpretare a modo suo il sospiro di sollievo collettivo dell'intera nazione: «Si è concluso un complesso itinerario», ha chiosato Sergio Mattarella. Pochi minuti prima era stato Carlo Cottarelli ad essere ricevuto dal Capo dello Stato nelle cui mani aveva rinunciato formalmente all'incarico ricevuto nella serata di domenica scorsa. Una giornata segnata dal drammatico scontro fra il Quirinale e i due partiti della maggioranza sul peso da assicurare al professor Savona nel governo e dunque sull'indirizzo politico ed economico dell'esecutivo, sulla difesa del risparmio degli italiani e sul possibile scontro con i partner europei sull'euro e sugli equilibri dell'Unione Europea. E' nato dunque un governo politico. «La soluzione di gran lunga migliore», come ha sottolineato lo stesso Cottarelli. Un governo giallo-verde. Con Di Maio e Salvini vicepremier.
EPILOGO
L'esecutivo diventerà operativo all'inizio della prossima settimana, con il voto di fiducia in Parlamento di M5S e Lega. Non ci sarà nel governo Fratelli d'Italia, formazione che pure si era detta disponibile a partecipare. Sono stati i 5Stelle ad opporsi alla Meloni anche se al Senato - ufficialmente - la nuova maggioranza può contare solo su 10 voti in più. Dice «no» Forza Italia, che annuncia «battaglia per i cittadini». E annunciano un'opposizione dura Partito democratico e Liberi e uguali: «Costruiremo l'alternativa - dice Maurizio Martina - al governo populista e di destra che ha un programma pericoloso, antieuropeo e socialmente iniquo». Fratelli d'Italia si asterrà.
Matteo ascolta i governisti Luigi frena la fronda M5S
ROMA Dalla felpa all'abito ministeriale. Tutto in un giornata lunga e decifrabile sin dalle prime ore del mattino quando Matteo Salvini - dopo una notte di riflessioni - decide di cambiare il «ci penserò» della sera prima, in un «ci provo». Decisiva e non più sopportabile la pressione di quello che una volta Umberto Bossi chiamava il «popolo delle partite Iva». Militanti, imprenditori, operai, semplici iscritti ma anche tutto il sistema Milano che conta e ancora, gli imprenditori veneti stanchi per «il troppo tempo che è stato perso». Tra loro, probabilmente, anche coloro che sostengono la Lega 2.0 dopo le note vicende sui fondi che hanno coinvolto il vecchio stato maggiore del Carroccio e che sono molto allarmati dal rischio liquidità che poteva abbattersi sul sistema bancario italiano.
LE MAGLIE
Salvini nel giro di una notte comprende che le percentuali stratosferiche che gli danno in questo momento i sondaggisti e i titoloni inneggianti alla sua capacità politica, rischiano di rimanere virtuali se il Paese dovesse finire sotto le maglie della speculazione finanziaria internazionale.
Quando Salvini arriva a Roma, trova sul terrazzino dello studio dell'ex presidente della Camera, un Luigi Di Maio con la faccia pallida e provata. Il leader del M5S non se la passa meglio. L'insolito processo subito la sera prima nella riunione dei gruppo parlamentari, ha lasciato il segno. Il terrore di portare alle urne a breve una pattuglia enorme di deputati e senatori, dopo avergli promesso il governo, segna il volto del giovane leader che voleva fare il premier, poi il ministro e che rischia ora di dover cedere la leadership ad un Di Battista che sino all'ultimo ha rinviato il viaggio in Usa.
Dopo aver opposto fortissime resistenze su Paolo Savona, Salvini arriva all'incontro avendo preparato prima il professore al cambio di casella ministeriale e chiesto a lui suggerimenti su un nome alternativo. Niente ministero dell'Economia per Savona, ma un ruolo come ministro delle Politiche Comunitarie, e la proposta di vari nomi tra cui quello del professor Tria. Di fatto passa la proposta avanzata il giorno prima da Giulia Grillo. La risposta alla domanda, «chi ci mettiamo al Mef?» dura qualche ora e a gestire la selezione - controllando i curriculum - è Giancarlo Giorgetti. Il numero due della Lega, prossimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mette insieme un elenco di alternative. Alla fine si opta per un professore non in odore di sinistra, moderatamente critico nei confronti della Ue e che per un paio di anni è stato consulente dell'ultimo governo Berlusconi. Il nome professor Tria per Di Maio è in quota-Lega e Salvini considera una vittoria «perchè così abbiamo due Savona», ma cerca di allargare il peso dell'area di centrodestra portando al tavolo FdI. Giorgia Meloni incontra i due nel palazzo dei gruppi di Montecitorio mentre da Firenze arriva il professore Giuseppe Conte, prossimo presidente del Consiglio. L'ingresso di FdI - e ancor più l'eventuale presenza della Meloni al governo - provoca però la reazione dell'ala sinistra del M5S che tempesta di telefonate e messaggini Di Maio. Qualche dubbio anche da parte di Salvini che alla fine ringrazia la Meloni infliggendo al centrodestra l'ennesimo colpo. Malgrado i parlamentari di FdI avrebbero fatto comodo al nascente governo, alla fine non se ne fa nulla anche se Guido Crosetto va in tv a dire che comunque, «per senso di responsabilità», FdI si asterrà sul voto di fiducia.
IL VOTO
L'ultima curva del nascente governo giallo-verde nel tardo pomeriggio sulla delega ai servizi che balla sino all'ultimo tra Vito Crimi e l'assorbimento nelle responsabilità del presidente del Consiglio. Alle sette di sera il Quirinale annuncia l'apertura della sala stampa e la chiamata di Carlo Cottarelli. Chiude la serata al Quirinale l'arrivo di Conte, la lettura della lista dei ministri e un presidente della Repubblica che si presenta davanti alle telecamere con un sorriso a trentadue denti. Soddisfatto per essere riuscito a far nascere un governo che rispetta il voto degli elettori, rasserena il Paese - che da domani avrà un esecutivo in grado di affrontare eventuali crisi finanziarie - e che resta fedele all'Europa e all'Alleanza Atlantica.