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Pescara, 24/07/2024
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Data: 01/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Record storico per gli occupati ad aprile. Al top anche le donne, ma spingono i lavoratori precari: contratti a termine ai massimi livelli, saliti a 2.9 milioni di unità

ROMA Con 23 milioni e 200 mila occupati l'Italia segna il massimo storico, il numero più alto di persone che dichiarano di avere un lavoro da quando esistono le serie dell'Istat, ovvero dal 1977. Ad aprile il livello ha così superato anche il picco pre-crisi. Ma non si torna indietro nel tempo, l'identikit del lavoratore è cambiato. Se da una parte l'occupazione ora risulta più rosa, dall'altra l'età media è aumentata e si contano molti più precari. L'ultimo mese lascia infatti in archivio tanti record, compreso quello relativo al numero di contratti a tempo, che ormai sfiorano i tre milioni. A soffrire sono ancora i giovani, tra gli under 25 il tasso di quanti sono a caccia di un impiego torna a salire, in controtendenza rispetto al resto dell'eurozona, dove fanno peggio solo la Grecia e, ma di poco, la Spagna. C'è poi un altro fenomeno che non sembra più accidentale. Si tratta dell'aumento del lavoro indipendente, dove ricadono le partite Iva. Dopo una lunga stagione di flessione segna il secondo rialzo. Un boom dietro cui non è escluso ci sia l'impulso della gig economy, quella che gira intorno ai cosiddetti lavoretti. Ma, andando per ordine, l'Istat rileva un tasso di disoccupazione sostanzialmente invariato a confronto con marzo (all'11,2%). Tuttavia, se si passa dalle percentuali alle teste, si nota un certo aumento tra quanti cercano un posto (2,9 milioni). Fatto che si spiega con un revival della partecipazione al mercato del lavoro. Non a caso l'inattività aggiorna il suo minimo. Se una parte dei «pretendenti» resta in fila, un'altra ha successo e l'impiego lo trova. L'occupazione in un solo mese sale di 64 mila unità, bissando la performance di marzo. Uno slancio dovuto ai rialzi segnati per gli indipendenti (+60 mila) e i lavoratori a termine (+41 mila). Incrementi tali da controbilanciare il calo dei posti fissi (-37 mila). La fascia che resta più indietro è quella a cavallo tra i venti e i trent'anni. Segno che i nuovi incentivi alle assunzioni stabili per gli under 35 ancora non si fanno sentire. Le cose vanno invece bene per gli over 50, che però scontano i ritardi nei pensionamenti, e per le donne che con con un tasso di occupazione al 49,4% toccano il punto più alto. «Lavoratori sempre più precari», +12,4% in un anno, e «sempre più giovani in cerca di occupazione», fa notare la Cgil che lamenta la distanza con l'area euro, dove il tasso dei senza lavoro è all'8,5%. Sul calo delle assunzioni stabili, 112 mila in meno in un anno, «probabilmente - commenta la Cisl - pesa l'incertezza politica». Sul punto interviene anche il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, facendo notare che ci sono «tanti tipi di contratto a tempo determinato» e «non sempre è brevissimo». Di «dati contraddittori» parla il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.

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