ROMA Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la sua squadra di ministri giurano al Quirinale in una caldissima giornata romana. La nascita ufficiale del primo esecutivo gialloverde della storia della Repubblica viene salutata con favore dalla Borsa che chiude a più 1,49% e spread in calo attorno ai 200 punti. Una cerimonia sobria, rapida - a fronte dei faticosi 88 giorni occorsi fino a ieri -, con sorrisi e strette di mano tra i 18 ministri, di cui cinque donne. Grandissima attesa fuori in Piazza, per la prima volta dei ministri ,tantissimi di loro finora praticamente sconosciuti ai più. E tanta gente, per strada, pronta ad applaudire, soprattutto Matteo Salvini, segretario della Lega e neoministro dell'Interno, assieme al capo politico M5s, Luigi Di Maio, mentre a poca distanza, a Piazza Santi Apostoli, si teneva la manifestazione del Pd. In mattinata, su twitter, l'ex premier dem Paolo Gentiloni , aveva rivendicato con orgoglio: "Abbiamo lasciato un Paese migliore di cinque anni fa". Silvio Berlusconi conferma che voterà no alla fiducia. Ma ieri, dopo settimane segnate da rotture e intese, tiene banco la festa del primo giorno e le prime parole di questa squadra tutta da scoprire. "Al lavoro per chi non ce l'ha, per chi ce l'ha ma non ha dignità, per chi oggi lo dà, come gli imprenditori, per chi in questo paese lavora da una vita e ancora deve andare in pensione. Io al lavoro per creare lavoro", sintetizza Luigi Di Maio. "Ammetto di essere emozionato - confessa Matteo Salvini - starò un po' in ufficio, un po' in piazza...", esordisce Salvini, che subito si toglie la giacca. Non teme che la linea dura sull'immigrazione possa creargli problemi con la Chiesa: "Troveremo convergenze su un'accoglienza nelle regole", assicura sorridente. Non si sbilancia se seguirà o meno la linea seguita dal suo predecessore nei confronti della Libia: "Studierò e deciderò", risponde riflessivo.Imperturbabile il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi che esclude vi sia il problema di mantenere nei ranghi Lega e M5s: "Non siamo un governo militare, lavoreremo uniti e motivati", assicura lasciando il Colle. Determinatissima la leghista Erika Stefani, ministra agli Affari regionali: "Il primo punto che intendo realizzare è l'autonomia soprattutto del Veneto e della Lombardia. Mattarella - racconta sorridente - ci ha detto che ha fiducia: dopo 90 giorni abbiamo tanto da fare". Altrettanto chiaro Danilo Toninelli (Ms5), a sorpresa titolare delle Infrastrutture. A chi gli chiede della Tav, risponde netto: "Le grandi opere le analizzeremo e le studieremo tutte: sull'Alta velocità quello che è giusto fare lo faremo, quello che non è giusto no". Più tardi, durante il ricevimento nei giardini del Quirinale, il ministro dell'Economia, Giovanni Tria chiarisce che "nessuna forza politica vuole l'Italia fuori dall'Euro". Chi non perde tempo è "il Capitano", come i fans leghisti chiamano Matteo Salvini. Va al Viminale e da lì, in diretta su Facebook, lancia un messaggio rassicurante all'amministrazione delle forze di sicurezza: "Arrivo qui in punta di piedi, non con la ramazza. C'è una macchina che funziona, cercherò di renderla migliore".
Il Colle tiene sott'occhio Matteo. «Guai a minare l'integrazione nella Ue, garantire l'accoglienza dei migranti»
ROMA Ora le parole d'ordine sono «collaborazione istituzionale», coesione e lavoro per un'Europa migliore nella quale l'Italia sia «protagonista». Ma anche «legalità e accoglienza» quando si parla del delicatissimo tema dei migranti.Sergio Mattarella, nel giorno in cui ha varato il nuovo governo Lega-M5s, interviene per fissare alcuni principi generali che dovranno guidare questa nuova inesplorata fase politica. Ed anche alcuni paletti dedicati all'esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Archiviata una crisi lunga e nervosa, il presidente ,in un messaggio ai prefetti d'Italia, non si nasconde dietro un dito e chiede seccamente di «arrestare con fermezza ogni rischio di regressione civile che avanza in Italia e in Europa». Ed è sempre al governo giallo-verde che si rivolge quando sottolinea che adesso che sono alla guida dell'Italia devono mettere da parte gli slogan e dedicarsi al Paese lavorando duro per crescita e sviluppo. Anche combattendo «le tentazioni dell'indifferenza e del disimpegno», innegabili nell'era del populismo.«La cornice delle istituzioni repubblicane - premette Mattarella parlando dal Quirinale - ha sempre consentito all'Italia di saper affrontare senza esitazioni problemi e sfide impegnative che si sono presentate. Lo stesso confronto tra le forze politiche talvolta aspro si è sempre tradotto nell'attitudine a non ridursi a un conflitto fine a se stesso quanto piuttosto dell'ambizione di assicurare all'Italia prospettive di sviluppo più sicure e più forti». E anche oggi deve essere così. Infatti, «tensioni e prove trovano nel quadro delle istituzioni repubblicane piena possibilità di espressione e composizione, in una nazione unita e solidale».Ma è proprio sul nodo che ha rischiato di far naufragare la nascita del governo carioca che il presidente volutamente torna con decisione, ove mai i suoi moniti passati non fossero stati abbastanza chiari: «le chiavi del benessere sono rappresentate dalla collaborazione. Questa è l'esperienza rappresentata dall'integrazione d'Europa, in cui l'Italia intende svolgere un ruolo sempre più positivo e protagonista». Italia battagliera quindi, ma per andare avanti nell'integrazione. Infine, l'ultimo paletto tocca uno dei problemi che più sta a cuore al presidente: l'immigrazione. Materia da maneggiare con i guanti e non con l'accetta: «la costante e leale collaborazione fra tutte le componenti istituzionali e sociali chiamate a confrontarsi con il fenomeno delle migrazioni consente di affrontare l'individuazione di soluzioni in grado di garantire legalità, accoglienza e integrazione». Sarà un caso , ma Salvini appena arrivato al Viminale ha subito mitigato i toni. Poi però ha ribadito che vuole tagliare conque miliardi destinati agli aiuti ai migranti. Si vedrà.