TERAMO «Con tutte queste liste noi siamo già al ballottaggio. Dobbiamo solo sapere chi sarà il nostro competitor». Il candidato sindaco dello schieramento di centrodestra Giandonato Morra non fa scaramanzia né si nasconde dietro a un velo di falsa modestia quando si dice sicuro di superare il primo turno del elezioni del 10 giugno. Lo fa nella convention del centro destra, sul palco del teatro Comunale, davanti a un pubblico entusiasta e ben contento di sentirselo dire, composto in larga parte da molti dei 182 candidati delle sei liste che lo sostengono. La platea è quasi gremita, nonostante il caldo soffocante. Sul palco due sgabelli e un leggio, per una scenografia minimalista ben lontana dalle rutilanti, multicolori (e sicuramente più refrigerate) "convenscion" berlusconiane alle quali ci aveva abituato il centrodestra. Un po' di teatro, però, ci scappa lo stesso, soprattutto quando parte il video biografico sul candidato Morra, con le immagini di quando era bambino, del servizio militare, della laurea e di altri momenti salienti della sua storia personale e politica. Un filmato che ha anche lo scopo di mondarlo del peccato originale (almeno nel testa di qualcuno) di essere venuto al mondo in provincia di Foggia e non a Teramo, città dove ha studiato, si sposato e masso radici profonde. Tanto che la voce recitante del video lo definisce scherzosamente «perfettamente bilingue», cioè in grado di parlare il dialetto teramano al pari di quello di Cerignola. E se il bilinguismo non dovesse bastare a convincere i puristi, Morra tiene a precisare di avere manzonianamente «sciacquato i panni in Arno», avendo frequentato elementari e medie a Firenze. Il filmato sembra fin troppo agiografico, tanto che, quando finisce di scorrere sul maxi schermo, Morra si schermisce con una battuta: «Mai avrei immaginato di arrivare ai limiti della fiction». Il ballottaggio se lo sente già in tasca, dunque, ma contro quale avversario? Per Morra sarà una partita a tre. Non lo dichiara esplicitamente, ma dopo aver liquidato con un'altra battuta quelli che «sono civici la mattina, e di partito il pomeriggio», sembra voglia restringere il campo dei competitor a Cristiano Rocchetti dei 5 Stelle e forse a Gianguido D'Alberto del centrosinistra. Diversi i temi toccati dal candidato sindaco tra questi, ineludibile, quello della ricostruzione post-terremoto praticamente ferma al palo. Morrà annuncia che costituirà un ufficio apposito con il suo staff, anche se il Comune non è delegato a tale compito, che spetta invece all'organismo apposito, quell'Ufficio speciale per la ricostruzione che accusa di inefficienza. Un ufficio che «va tampinato. Ci sono 800 pratiche ferme perché non c'è nessuno che le inserisce nel Mude (la piattaforma informatica per il trattamento del pratiche relative al sisma ndr). Ora si sono ricordati di fare 22 assunzioni, ora che siamo in periodo elettorale. È' una cosa tristissima: queste assunzioni dovevano farle molto prima». Qua e là nel suo discorso Morra lascia intendere chiaramente che farà la voce grossa per difendere la centralità di Teramo, anche al limite dello sgarbo istituzionale. E, se queste sono le premesse, qualcosa del genere potrebbe verificarsi con l'università. Parlando dei progetti aperti in città - dall'arretramento della stazione alla ricostruzione del mercato coperto - si sofferma sul recupero dell'ex manicomio, progetto finanziato con i fondi del Masterplan della Regione Abruzzo e promosso dall'ateneo che vuole utilizzare l'edificio per sistemarvi la sede del nuovo corso di laurea del Dams. Morra plaude al progetto, che - osserva - potrà finalmente sistemare una parte importante del centro storico, ma critica quella che definisce la «protervia» dell'Università. «Non possono dirci: il progetto è nostro e il Comune ci deve solo dare i permessi. Ma dove l'hanno visto questo film? Se il Comune, la città, vuol dire la sua sull'utilizzo di un parte dell'edificio, l'università si deve adeguare». Una dichiarazione a dir poco bellicosa: il futuro rettore è avvisato