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Data: 05/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Maio vede subito i riders: più tutele e un salario minimo

ROMA Inizia dagli ultimi Luigi Di Maio. Prima i riders, i giovani, oltre 10 mila, che fanno le consegne in bici o in moto di pacchi e cibo, spesso sottopagati, talvolta invisibili, sempre precari. Poi il movimento dei Drappi bianchi, che raccoglie imprenditori e professionisti vessati dal fisco e dalla burocrazia. Nella duplice veste di ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, il leader dei 5 Stelle, mette in fila le priorità, facendo capire da subito, ieri era il primo giorno di lavoro, la direzione di marcia che intende prendere che è poi quella scritta nero su bianco nel contratto di governo sottoscritto insieme alla Lega di Salvini.
AGENDA
«Mi sono insediato al ministero del Lavoro - dice ai giornalisti che lo aspettano davanti al palazzone di Via Veneto - e come primo atto ho voluto incontrare i rider, una categoria di lavoratori simbolo di una generazione abbandonata che non ha né tutele e a volte nemmeno un contratto».
Nell'incontro, durato meno di un ora, Di Maio ha sottolineato la necessità di dare diritti a tutti i fattorini: dall'assicurazione ad una paga minima dignitosa. «È un primo piccolo passo - spiega - ma vogliamo dare un segnale perché c'è tanta gente che chiede dignità. Oggi è iniziato un percorso per un modello di lavoro meno precario e un salario minimo». E in effetti i riders, come denunciato dalle organizzazioni di categorie, lavorano per pochi euro all'ora, non hanno tutele assicurative e spesso nemmeno uno straccio di contratto, saltando da un impiego all'altro e correndo molti rischi sfrecciando per le strade delle città.
L'obiettivo del neo ministro è cambiare le norme vigenti per tutelare le fasce più deboli, avviando un confronto serrato con i grandi gruppi internazionali e i ragazzi che chiedono «i diritti minimi e non certo la luna». Se ne riparlerà la prossima settimana o almeno questo è l'impegno che è stato assunto al termine del confronto. «Dobbiamo trovare una soluzione» - ha detto Di Maio, in un video pubblicato su Facebook - per arrivare ad «aprire un tavolo condiviso». Del resto il tema del precariato è in cima alla lista dei problemi per il movimento stellato vuole risolvere, cambiando marcia rispetto ai governi precedenti.
Stessa linea di netto cambiamento, almeno nelle intenzioni, anche sul fronte fiscale e della burocrazia. Di Maio lo spiega chiaramente agli imprenditori del «Drappo bianco» che accoglie per il secondo appuntamento della giornata nella sede del Mise. «Concordiamo tutti che bisogna iniziare con provvedimenti a costo zero che riguardano la burocrazia: spesometro, redditometro, split payment, studi di settore». «Tutta questa roba - dice al termine dell'incontro - va eliminata e dove possibile sostituita con meccanismi digitali in cui l'imprenditore non ha oneri, semmai è lo Stato che deve incrociare le banche dati e accertare se c'è qualche furbo».
LE TASSE
Proprio sul fronte fiscale, «deve finire l'era delle leggi antievasione che combattono quelli che le tasse le hanno sempre pagate. Se si devono fare leggi antievasione, devono andare nella direzione di colpire gli evasori», perché «oggi si sta rendendo la vita degli imprenditori e dei professionisti un inferno».
Il neoministro ha anche salutato i dipendenti del Mise, che lo accolgono tra gli applausi: dallo scalone parla delle aspettative e della sfida davanti. E a proposito dei due ministeri specifica che «se ci sarà una fusione lo vedremo». Poi riattraversa la strada e va ad incontrare i dipendenti del Lavoro. E quindi i direttori generali. Perché, rimarca, «ci sarà bisogno di un grande gioco di squadra».
Assicura, infine, che presto vedrà anche sindacati e Confindustria, così come le altre associazioni di impresa. Sul tavolo ci sono oltre a centinaia di vertenze minori, i dossier relativi all'Ilva e quello, altrettanto spinoso, di Alitalia.


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