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Data: 05/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Flat tax a tappe: prima le società Irpef in due tempi. Doppia aliquota al 15 e 20% premiati i redditi più alti

ROMA Prima le imprese poi le famiglie. Oppure no: tutte e due ma procedendo a tappe. In attesa che prenda forma il nuovo ministero dell'Economia e delle Finanze a guida Giovanni Tria, dagli uomini della Lega arrivano indicazioni - non perfettamente coincidenti - sulla riforma fiscale che è al centro del contratto di governo. Per primo si è mosso Alberto Bagnai: «Mi sembra che ci sia un accordo sul fatto di far partire la flat tax sui redditi di impresa a partire dall'anno prossimo - ha detto l'economista, che è anche candidato a un ruolo di sottosegretario - il primo anno per le imprese e poi a partire dal secondo anno si prevede di applicarla alle famiglie».
LA REPLICA
Poco dopo è arrivata la replica di Armando Siri, consigliere economico di Matteo Salvini: «Non è vero che dal prossimo anno la flat tax entrerà in vigore solo per le imprese, ma ci sarà anche per le famiglie, poi tutto sarà a regime per il 2020» ha precisato, aggiungendo che «si deve partire con degli step, il sistema è diverso perché la flat tax per le imprese c'è già e noi la estendiamo anche a società di persone, partite Iva eccetera, è una riforma storica perché viene trasferito a cinque milioni di operatori quello che oggi vale solo per 800 mila imprese». In serata anche il deputato Claudio Borghi ha riconosciuto che «partire dalle imprese è più facile».
Dunque pare di capire che in ogni caso l'approccio sarà graduale, sia che questo voglia dire privilegiare una delle due platee, sia che si proceda a passi successivi per entrambe. Un approccio in qualche modo forzato, visto che la riforma delle aliquote ha un costo complessivo di svariate decine di miliardi ed inoltre deve fare i conti con le attuali complessità del sistema fiscale: si tratta ad esempio di eliminare una parte consistente delle attuali agevolazioni sia per le famiglie che per le imprese.
Insomma bisognerà muoversi con cautela, come ha ricordato lo stesso Siri, che sempre ieri ha quantificato in 30 miliardi il minor gettito da compensare il primo anno. L'appuntamento decisivo sarà naturalmente la legge di Bilancio quando il governo dovrà definire lo spazio finanziario all'interno del quale intende muoversi per questa come per le altre misure del programma.
LE OPPOSIZIONI
Non si sono fatte attendere le reazioni delle opposizioni. Per il Pd ha parlato Tommaso Nannicini, senatore già sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Renzi. «Se per cambiamento si intende annunciare provvedimenti già presi da altri possiamo quanto meno stare tranquilli che i guasti saranno limitati - ha osservato ironicamente - ma l'unica novità nelle dichiarazioni di Bagnai è semmai l'annuncio del rinvio alle calende greche della flat tax per le famiglie».
Il riferimento è alla riduzione dell'aliquota Ires dal 27,5 al 24 per cento già portato a termine dal centro-sinistra e all'introduzione di una nuova imposta non progressiva Iri (per le piccole imprese). Per la verità l'Ires sarebbe dovuta entrare in vigore quest'anno ma il suo debutto è stato rinviato dal governo Gentiloni.
CAMPAGNA ELETTORALE
Dello stesso tenore le dichiarazioni di altri esponenti democratici, mentre per Forza Italia ha commentato la vicenda Mara Carfagna, vice presidente della Camera: «Mentre si discute se introdurre la tassazione piatta tra uno o due anni, Forza Italia ha già presentato una sua proposta per introdurre la flat tax al 15% per i professionisti, i precari, i free-lance e le altre tipologie di partite Iva». In realtà in campagna elettorale Forza Italia pur essendo alleata della Lega aveva presentato un progetto di flat tax diversa, basata su una sola aliquota al 23 per cento.

Doppia aliquota al 15 e 20% premiati i redditi più alti

ROMA A parte l'ingente copertura finanziaria tutta da trovare, sono due i nodi che il governo dovrà affrontare nel mettere a punto la cosiddetta flat tax sull'Irpef, che in realtà è un sistema basato su due aliquote (15 e 20 per cento). Il primo punto riguarda la struttura del nuovo prelievo, che per sua natura garantisce vantaggi in proporzione più sostanziosi a coloro che dispongono di redditi alti: i circa 900 mila contribuenti che nel 2016 avendo un imponibile al di sopra dei 75 mila erano sottoposti da un'aliquota marginale del 43 per cento passerebbero al 20 per cento, mentre la loro aliquota media (ossia l'incidenza effettiva dell'imposta versata) che oggi è tra il 30 e il 40 per cento - salvo i pochi redditi altissimi - scenderebbe ad un livello comunque inferiore al 20 per cento. Invece una quota di contribuenti a reddito medio-basso che oggi versa già meno del 15 per cento magari grazie a detrazioni e deduzioni potrebbe rischiare addirittura un aggravio pur tenendo conto della deduzione-base di 3 mila euro per ogni componente del nucleo familiare pensata per assicurare la progressività. Per risolvere questa criticità il progetto della Lega prevedeva una sorta di clausola di salvaguardia, ovvero la possibilità di applicare il precedente regime Irpef in caso questo risultasse più vantaggioso: un assetto del genere però non andrebbe in direzione della semplificazione.
Proprio la deduzione connessa alla situazione familiare pone il secondo problema: l'Irpef infatti è calcolata sul reddito di ciascun contribuente, mentre con questo meccanismo di fatto risulterebbe determinante quello familiare. E ciò contrasta con una precisa sentenza della Corte costituzionale (la numero 179 del 1976) che aveva messo al bando l'allora vigente cumulo dei redditi tra coniuge, in ossequio al principio per cui la capacità contributiva è del singolo cittadino (articolo 53 della Costituzione).
LE SOLUZIONI
In ogni caso se il governo decidesse di avviare già dal prossimo anno anche la riforma fiscale per le persone fisiche, potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di iniziare ad accorpare le attuali cinque aliquote, portandole a tre o a quattro come gradino intermedio. Oppure, soluzione cara allo stesso Siri, potrebbe lo schema a due aliquote potrebbe essere applicato in prima battuta alle famiglie con 2-3 figli. Ma qui si porrebbe subito la questione di costituzionalità appena ricordata. Bisognerà comunque aspettare che nuova i primi passi il ministro dell'Economia Tria per conoscere la sua opinione in materia.

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