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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Verso le nuove pensioni - Quota 100, torna la pensione d'anzianità. È la misura più importante prevista dal governo Conte. In lista la proroga dell'Opzione donna e l'abolizione dell'Ape sociale. Accanto a questo progetto l'esecutivo gialloverde studia l'uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica

PESCARA Si rimette in moto il cantiere delle pensioni. La parola magica è Quota 100, ossia il ritorno alla pensione di anzianità (abolita dalla riforma Fornero), alla quale si potrà accedere se la somma dell'età anagrafica e gli anni di contribuzione è uguale a 100, fatta salva (nelle ipotesi più restrittive) l'età minima di 64 anni (dunque, il lavoratore potrebbe andare a riposo con 65 anni di età e 35 di contributi, o 64 anni e 36 di contributi). Ma dal cantiere possiamo aspettarci altre novità: nella scorsa legislatura la Lega aveva depositato una proposta ipotizzando un requisito anagrafico minimo di 58 anni. Ma Matteo Salvini era all'opposizione e non doveva duellare con le coperture. Che in parte potrebbero arrivare dall'abolizione dell'Ape sociale (che costa 600 milioni di euro) il meccanismo che permette l'uscita non onerosa con tre anni di anticipo (minimo 63 anni) per alcune categorie di lavoratori. L'Ape sociale è in sperimentazione per il 2018 e non sembra che il nuovo governo sia intenzionato a prorogarla. Accanto a questo progetto l'esecutivo gialloverde studia l'uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, indipendentemente dall'età anagrafica. Oggi i lavoratori assicurati presso l'Inps devono necessariamente raggiungere 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne) per poter accedere alla pensione anticipata a prescindere dall'età anagrafica. O in alternativa devono attendere i 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia. Nelle intenzioni del governo c'è anche la proroga dell'Opzione donna, cioè della possibilità per le lavoratrici di andare a riposo a 57 anni e 7 mesi di età (uno in più per le autonome) e con 35 anni di contributi, accettando un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo, quindi molto oneroso, considerato che il taglio dell'assegno può essere tra il 20 e il 30 per cento della pensione calcolata con il retributivo. Infine è allo studio la pensione di cittadinanza, con la quale viene stabilito un livello minimo di pensione in base alla soglia di rischio di povertà fissato in 780 euro mensili per persona singola. Riguarda invece una quota davvero sparuta di pensionati la misura annunciata dallo stesso premier Giuseppe Conte nel discorso di ieri al Senato per il voto di fiducia, di un taglio delle pensioni sopra i 5mila euro netti, nella quota non coperta da contributi. Un invito a «evitare di fare pasticci», viene dal sindacato Spi-Cgil: «Al nuovo governo dico che se vogliono fare le cose per bene che ripartano dal confronto con i sindacati», dice il segretario generale dello Spi-Cgil Ivan Pedretti. «Ci sono tante questioni da affrontare: quota 100 e quota 41 sono solo alcune di queste. Bisogna intervenire sull'aspettativa di vita, sul riconoscimento del lavoro di cura delle donne, sulla pensione di garanzia per i giovani e sulla tutela del potere d'acquisto dei pensionati. Così come bisogna diversificare gli interventi a seconda dei lavori che non sono tutti uguali e separare l'assistenza dalla previdenza».

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