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Pescara, 24/07/2024
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Data: 06/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte elogia il populismo Prima fiducia in Senato. Gli omissis su Iva e Fornero per aggirare i veti Salvini corregge il premier e avverte M5S

ROMA «Garante del contratto», «avvocato difensore degli interessi degli italiani», «cittadino senza grosse esperienze politiche». Al suo debutto in un'aula del Parlamento, Giuseppe Conte non si accontenta di enunciare i titoli del patto di governo 5Stelle e Lega. Nel chiedere la fiducia del Senato (171 sì, 117 no, 25 astenuti) il nuovo premier, in piedi tra gli angeli custodi Luigi Di Maio e Matteo Salvini, si racconta. Parla di «vento nuovo». Si lancia in un elogio, citando Dostoevskij, del populismo «se questo significa l'attitudine ad ascoltare i bisogni della gente» e dell'essere anti-sistema, «se vuol dire rimuovere le incrostazioni e le storture del vecchio sistema. Noi portiamo il cambiamento». Ma poi, quando illustra «le cose da fare» non fissa il timing dei provvedimenti, non indica dove trovare le risorse. Dribbla i dettagli. Si mantiene vago, insomma, su molte questioni divisive per la maggioranza gialloverde.
Qualche record Conte già l'ha conseguito. A lui il maggior numero di applausi: 57, accompagnati da qualche standing ovation e cori da stadio. Suo il discorso programmatico più lungo della storia della Repubblica: 75 minuti. Dove ci sono la flat tax progressiva e il reddito di cittadinanza, la legittima difesa, temi giustizialisti come il carcere per i grandi evasori, daspo per i corrotti, agenti provocatori e riforma della prescrizione. Più lo stop «al business dei migranti» e «un'apertura alla Russia: chiederemo di rivedere le sanzioni».
Il premier parte dal metodo, dai tre pilastri «dell'azione di governo»: «Ascolto, esecuzione, controllo». E parla, appunto, di reddito e pensioni di cittadinanza, di flat tax, del taglio alle «pensioni d'oro sopra i 5 mila euro netti». Promette di ridurre il debito, che è pienamente sostenibile, con la crescita e non con le misure d'austerità». Ma ancora una volta non dice come.
Duro il passaggio sul conflitto d'interessi: «Rafforzeremo la normativa in modo da estendere le ipotesi di conflitto fino a ricomprendervi qualsiasi utilità, anche indiretta». «Vallo a dire a Casaleggio», gli urlano dall'opposizione. Salvini, che deve fare i conti con Silvio Berlusconi, non applaude.
Sul lavoro, Conte afferma: «E' ora di introdurre un salario minimo orario». Sulla flat tax chiosa: «Stabiliremo un sistema di deduzioni che possa garantire la progressività dell'imposta». E per il fronte estero illustra la nuova strategia. Un po' atlantista: «Ribadiamo la convinta appartenenza alla Nato». Un po' filorussa.
I MIGRANTI
Di nuovo distante da Salvini, Conte si mostra quando affronta il tema-migranti. E' cauto. Chiede un applauso per Soumaila, il maliano ucciso nel vibonese. Ottiene una standing ovation dell'intero emiciclo. Assicura: «Non siamo e non saremo mai razzisti. Difendiamo e difenderemo gli immigrati che arrivano regolarmente, lavorano e si inseriscono nelle nostre comunità».
Infine, dopo aver battibeccato con il dito alzato e sventolato come un no verso le opposizioni e aperto all'adesione «successiva di gruppi parlamentari intenzionati a realizzare il contratto», Conte fa una promessa: «La mia prima uscita pubblica sarà dai terremotati».

Gli omissis su Iva e Fornero per aggirare i veti Salvini corregge il premier e avverte M5S

ROMA Nella replica Giuseppe Conte mette qualche pezza. «Non ho parlato dell'euro? Va bene, lo ribadisco: l'uscita dalla moneta unica non è in discussione». «Non ho detto nulla sulle grandi opere? Della Tav? Dell'Ilva? Lasciatemi il tempo di studiare i dossier». Ma le parole non dette, gli omissis nel discorso hanno un significato preciso. Il nuovo premier, costretto a mediare tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, almeno per il momento cerca di tenere a distanza i temi di conflitto. Ma così scontenta il capo della Lega, irritato per un discorso a suo giudizio a trazione pentastellata.
Tra il non detto c'è perfino la rivisitazione della legge Fornero. Uno dei cavalli di battaglia di 5Stelle e Lega. Conte dice che vuole tagliare le pensioni d'oro, ma non parla né di quota cento, né di altre soluzioni per ridurre l'età in cui andare in pensione. Salvini fa spallucce: «Tanto è nel programma». Come dire: Conte o non Conte cambieremo la Fornero. Del resto anche Di Maio - silenzioso tutto il giorno per non rubare la scena al suo premier, è d'accordo. Anche se su posizioni più caute.
Più o meno simile la dinamica sulla flat tax. La tassa piatta viene citata, ma Conte non chiarisce né il quando, né il come. Del resto nella Lega, il vero sponsor di questa misura, le idee sono tutt'altro che chiare. Silenzio anche sulla sterilizzazione dell'aumento dell'Iva (costo 12,5 miliardi): c'è chi medita di farlo scattare per trovare risorse con cui finanziare le priorità del contratto. Ma pure qui Salvini corregge il premier: «Tranquilli, l'Iva non aumenterà».
I TEMI SENSIBILI
E se Conte è vago anche su altri temi sensibili nel confronto tra i gialloverdi, come scuola, Sud, Alitalia, missioni internazionali di pace, una ragione c'é. Vago è il contratto, vago l'approdo. Come, appunto, per l'Alta velocità Torino-Lione e il destino dello stabilimento Ilva di Taranto: due questioni che vedono grillini e leghisti su posizioni non esattamente conciliabili.
Sulla questione dei migranti, come sulla giustizia, Conte compie invece una mezza scelta di campo. Esattamente come sul tema del conflitto d'interessi. Si posiziona su una linea vicina all'approccio pentastellato. Il premier perciò evita gli slogan ruspanti del capo leghista e il capo leghista lo corregge di nuovo: «La pacchia per chi ha mangiato per anni alle spalle del prossimo è finita», dice il ministro dell'Interno uscendo dal Senato.
Il giorno della prima fiducia e anche il giorno dei primi equilibrismi. Conte ha già scoperto che il suo lavoro sarà soprattutto di mediazione e concertazione. Difficile ed estenuante. «Dobbiamo studiare i dossier», è il mantra dietro cui si trincerano a palazzo Chigi. Obiettivo: dribblare le zuffe.

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