ATESSA È il giorno dell'amarezza per i dipendenti Honeywell che, a seguito dell'incontro di lunedì, hanno appreso dell'impossibilità di accedere alla cassa integrazione straordinaria e dell'incubo, ormai sempre più concreto, dell'arrivo delle lettere di licenziamento. L'ultima carta che stanno tentando le organizzazioni sindacali, come espresso nero su bianco anche nel verbale della seduta al Mise, è quella di impegnare l'azienda a mantenere comunque i dipendenti legati al salario fino al febbraio prossimo. Ma è un'impresa disperata. Altro tentativo è quello di non far restituire le tre mensilità finora percepite in anticipo sulla Cigs. Dover anche restituire i soldi ad un'azienda che delocalizza e licenzia sembrerebbe un ulteriore schiaffo alla già stremata forza operaia. Ma tutto si definirà in queste ore. All'azienda è stato dato un ultimatum di 48 ore per decidere, altrimenti la vertenza potrebbe passare direttamente nelle mani del neo ministri del lavoro Luigi Di Maio. E si chiede di velocizzare anche sul processo di reindustrializzazione. Se le attività di reinsediamento, qualunque esse siano rispetto ai piani industriali che saranno sottoposti al tavolo interministeriale e a Invitalia, non dovessero ripartire per settembre, allora per la Honeywell il processo di ripresa sarebbe ancora più difficile. «È da sciacalli decidere di delocalizzare l'azienda, ben solida da 30 anni in Abruzzo, solo perché attirati da un costo del lavoro più basso all'estero», interviene Paolo Capone, segretario generale Ugl, «mi auguro che con l'avvento del nuovo esecutivo si proceda ad una legge che impedisca le delocalizzazioni facili e che neutralizzi gli effetti negativi del Jobs Act che non ha garantito un sistema di ammortizzatori sociali adeguato». E fa appello al nuovo esecutivo anche il Pd provinciale: «Chiediamo al gruppo degli eletti nelle fila del M5S e della Lega in Abruzzo per quale ragione nessuno di loro ha interpellato il ministero presieduto dal loro capo politico Di Maio? Cosa intendono fare per far fronte a questa enorme difficoltà? Quali soluzioni di protezionismo o di incentivazione metteranno in campo per evitare delocalizzazioni così traumatiche?». «Il Pd, tramite i suoi rappresentanti in Regione», interviene Marco Rapino, segretario del Pd Abruzzo, «si è battuto dal primo momento per tutelare i lavoratori della Honeywell. Continueremo a lavorare per tutelare quelle famiglie e per garantire loro un futuro, ma adesso chi fino a ieri urlava contro l'immobilismo delle istituzioni ha il dovere e il compito di impegnarsi affinché i lavoratori della Honeywell, così come tutti quelli delle aziende abruzzesi in difficoltà, siano tutelati».