PESCARA Si parte martedì prossimo, 19 giugno, con gli interrogatori dei protagonisti dell'ultima tranche di indagati per il disastro di Rigopiano dove, per una valanga che il 18 gennaio 2017 spazzò via il resort di lusso, morirono 29 persone. È il contingente di politici, dirigenti e tecnici regionali chiamati in causa dalla procura (che si aggiungono ai 24 indagati della prima tornata) in relazione alla mancata realizzazione della carta pericolo valanghe e, limitatamente all'amministrazione attuale, per la mancata attivazione del Centro di emergenza. Circostanze che, secondo l'accusa, avrebbe potuto evitare la tragedia. Il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia, ieri mattina hanno fatto notificare ai 13 interessati gli avvisi di garanzia con le contestazioni dalle quali dovranno difendersi e i contestuali inviti a comparire. Luciano D'Alfonso, con l'assessore alla Protezione civile Mario Mazzocca verranno ascoltati il 26 giugno: per il governatore-senatore la procura ha riservato una intera mattinata anche perché, oltre al reato di concorso in disastro colposo e in quello di omicidio colposo, a lui (così come agli altri esponenti dell'attuale amministrazione) viene contestata anche la responsabilità della cattiva gestione dell'emergenza.
LE VECCHIE GIUNTE
I rappresentanti delle due giunte precedenti sfileranno invece davanti ai magistrati il 20 e 21 giugno prossimi. Inizierà l'ex governatore Ottaviano Del Turco e a seguire il presidente facente funzione, Enrico Paolini, e i due assessori alla protezione civile, Tommaso Ginoble e Mimmo Srour. Il 21 sarà la volta dell'ex presidente Gianni Chiodi e dei due assessori dell'epoca, Daniela Stati e Gianfranco Giuliante. Il primo e l'ultimo giorno (19 e 27 giugno) sarà invece la volta dei tecnici: Vincenzo Antenucci, Carlo Visca e Giovanni Savini il 19, mentre chiuderanno il 27 giugno Silvio Liberatore ed Antonio Iovino. L'ex direttrice generale della Regione, Cristina Gerardis, pur se citata nel capo di imputazione, ha già reso interrogatorio un paio di settimane fa. Le tre giunte sono state tirate in ballo dalla procura in quanto, nelle rispettive legislature, non avrebbero attuato l'iter procedurale per la realizzazione della carta valanghe. «Omettevano - si legge nell'imputazione -, ciascuno in relazione alle rispettive funzioni e responsabilità, di intervenire presso i funzionari responsabili del servizio di Protezione civile, richiedendo e sollecitando tempestivamente - tenuto conto dei necessari tempi tecnici per lo studio e redazione - l'attuazione e l'esecuzione degli obblighi scaturenti direttamente dalla legge regionale 47 del 1992 e, in particolare, la redazione e realizzazione della carta di localizzazione dei pericoli di valanga, e questo mediante anche la necessaria individuazione delle indispensabili, notevoli risorse finanziarie che presupponevano il loro reperimento in forme non ordinarie, implicanti una specifica volontà politica».
I RITARDI
Quanto all'emergenza mal gestita, secondo la procura D'Alfonso, Mazzocca e i funzionari interessati, attivavano «tardivamente (solo alle 15,30 del 18 gennaio 2017) il Comitato operativo regionale per le emergenze, peraltro in assenza di piani di emergenza regionali, in località diversa da quella della sala operativa e così anche in assenza delle schede di evento predisposte da quest'ultima e senza sollecitarne l'immediata trasmissione», così omettendo di svolgere il ruolo assegnato dalla legge di coordinamento delle attività di soccorso. «Per cui determinavano le condizioni per il totale isolamento dell'hotel Rigopiano» e comunque «impedivano la percorribilità della strada provinciale dall'hotel fino al bivio Mirri, rendendo impossibile a tutti i presenti in albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto della giornata del 18 gennaio», e quindi concorrevano nel reato di omicidio colposo.