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Data: 07/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Conte, nuova fiducia Ma in aula è scontro sul conflitto d'interessi

ROMA Il governo gialloverde è formalmente in carica. Il premier Giuseppe Conti ha incassato, dopo quella del Senato, anche la fiducia della Camera (350 sì, 4 in più del previsto, 236 no e 35 astenuti). «Da oggi pronti a lavorare per migliorare la qualità della vita degli italiani», commenta il premier in serata su twitter.
Ma quella di Conte, che ha parlato per sessanta minuti nella sua replica, non è stata una passeggiata. La sua replica è stata contrassegnata da numerosi scontri verbali («non faccia il pupazzo», gli ha detto il capogruppo del Pd, Graziano Delrio) e da qualche gaffe. E con il leader leghista, Matteo Salvini, che poco dopo l'inizio del discorso si è alzato e se n'è andato. Destinazione: un comizio a Brindisi.
«NON CANCELLERÒ TUTTO»
Conte - che oggi prima di partire per il G7 del Canada convocherà il primo consiglio dei ministri - ha toccato quasi tutti i punti del contratto di governo. Dall'Europa al fisco, dalla giustizia all'immigrazione, dalle banche alla crescita. E nonostante l'esecutivo venga definito il «governo del cambiamento», il premier ha assicurato che non intende cancellare tutto il lavoro compiuto dai governi Renzi e Gentiloni: «Noi, nell'immigrazione come nella scuola non arriviamo qui per stravolgere ciò che di buon è stato fatto». Quindi ha annunciato che «sicuramente» ci sarà una revisione dei provvedimenti sul credito cooperativo e le banche popolari: «Credo sia opportuno distinguere fra banche che erogano credito e soprattutto caratterizzate a livello territoriale e banche di investimento votate più alla speculazione».
E sul fronte della giustizia il premier, che in più occasioni si è messo a cercare tra gli appunti, ha bocciato come «manichea» la divisione tra «giustizialisti e garantisti», annunciando interventi nel «rispetto della Costituzione»: «Oggi chi ha i soldi, chi può permettersi buone difese, riesce a difendere meglio le proprie ragioni». E qui è incappato in un lapsus, parlando di «presunzione di colpevolezza» e non d'innocenza.
La situazione gli è sfuggita di mano quando, rivolto ai deputati, ha osservato: «Ciascuno ha il suo conflitto di interessi, vexata quaestio in questo Parlamento. I vostri interventi volti a interrompermi dimostrano che ciascuno ha il proprio conflitto». Immediata la bagarre, con urla (Casaleggio! Casaleggio!) e improperi. Dopo qualche momento di confusione, Conte ha ripreso la parola per riportare la calma: «Sono stato frainteso, non sto accusando nessuno ma dico che è negli interstizi della società a qualsiasi livello».
Alta tensione, anche quando Conte ha bacchettato l'Autorità anti-corruzione: «Ribadisco l'idea di valutare bene il ruolo dell'Anac che non va depotenziato. In questo momento però non abbiamo i risultati che ci attendevamo e forse avevamo investito troppo. Possiamo valorizzare Anac anche in prospettiva di prevenzione, in modo di avere una sorta di certificazione anticipata degli amministratori pubblici per poter procedere alle gare più speditamente».
«NON FACCIA IL PUPAZZO»
Durissimo il capogruppo del Pd, Graziano Delrio: «Tutti i grandi dittatori lo fanno in nome del popolo. Parlo della storia e non di voi», urla in Aula. «Non è qui per concederci il privilegio di vederla osservare la Costituzione. Ha il dovere di rispettarla. Il nostro augurio è che non faccia il pupazzo dei partiti».
Netta anche l'opposizione della capogruppo azzurra, Maria Stella Gelmini, secondo cui «Salvini è stato forse un abile leader della Lega, ma non un leader unificante del centrodestra come Silvio Berlusconi».

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