MADRID Le donne, si sa, sono esperte in mission impossible. E per il suo esecutivo minoritario, che con 84 deputati dei 350 della Camera cercherà di navigare a fine legislatura, il premier socialista Pedro Sanchez si è affidato a un governo dei migliori, a schiacciante maggioranza femminile, con personalità indipendenti e, al contrario che in Italia, fortemente europeista: 11 dei 17 ministri sono donne, con profili tecnici, di rodata esperienza nell'amministrazione dello Stato o nelle istituzioni europee, femministe che non hanno avuto bisogno di quote rosa per affermarsi. «Un nuovo governo progressista, modernizzatore ed europeista», l'ha definito il premier alla Moncloa. «Specchio della società spagnola: paritaria, aperta al mondo e ancorata nella Ue, impegnata politicamente, altamente qualificata».
ABILITÀ
Nel 2004 era stato il socialista Zapatero, a far sfilare Carme Chacon come prima ministra di difesa col pancione davanti alle truppe. Ora il leader renacido ha mostrato grande abilità nell'arginare le critiche alla sua inesperienza, circondandosi di esperti, «leader nei propri campi», molti prestati alla politica, con un'impronta fortemente europeista, all'insegna della lotta alle disuguaglianze, socialdemocratico, con impatto internazionale e addirittura galattico, avendo affidato all'astronauta Pedro Duque, grande divulgatore scientifico, il dicastero della Scienza, innovazione e università, «il principale motore di sviluppo». La vicepresidenza va alla ministra per l'Uguaglianza e i rapporti col Parlamento Carmen Calvo, per affermare «l'impegno inequivoco», dopo lo spartiacque rappresentato dalle mobilitazioni femministe sull'onda del MeToo. A riaffermare quello con la stabilità e per tranquillizzare la Ue e i mercati, all'Economia andrà Nadia Calviño, 50 anni, avvocata ed economista, direttrice generale di Bilancio della Commissione europea. Maria Jesus Montero, già assessore nel feudo socialista andaluso di Susana Diaz, ministra alle Finanze.
E donne saranno le titolari dei dicasteri di Transizione economica, che accorpa Energia, ambiente e cambio climatico (Teresa Ribera), Amministrazioni territoriali (la catalana Maritxell Batet), Lavoro (Magdalena Valerio), Sanità, consumo e Welfare (Carmen Monton), Educazione con incarico di portavoce del governo (Isabel Celaá), Industria (Reyes Maroto). Alla Difesa, una donna di fiducia di Sanchez, l'ex giudice e portavoce in parlamento e giudice Margarita Robles. E dal mondo giudiziario la titolare di Giustizia, Dolores Delgado, magistrata progressista esperta nella lotta alla jihad. Agli Esteri, cooperazione e Ue confermato Josep Borrell, veterano ex presidente dell'Europarlamento e fra le voci più critiche del secessionismo catalano. Per gli Interni, il giudice dell'Audiencia Nacional Fernando Grande-Marlaska, esperienza nella lotta all'Eta e istruttore del processo all'ex dirigente di Batasuna Arnaldo Otegi. Alle infrastrutture, un fedelissimo di Sanchez, José Luis Abalos, relatore della mozione di sfiducia a Rajoy, e all'agricoltura Luis Planes; mentre per il recuperato ministero di Cultura, soppresso dal Pp, volto noto, il giornalista e scrittore Maxim Huerta.
IL PROBLEMA
Pedro Sanchez è cosciente che la principale spina resta la questione catalana, per cui ha rafforzato l'esecutivo con personalità note per le posizioni anti-nazionaliste e anti-indipendentiste. Con un'attenzione particolare alle politiche sociali, per i consensi di Podemos e degli indipendentisti catalani. Per questo ha creato un Alto commissariato contro la povertà infantile, che dipenderà direttamente dalla presidenza. Con linvincibile armata affronterà la grande incognite della legislatura, che la maggior parte degli osservatori prevede sarà breve. Ma mai dire mai: anche in Portogallo all'esecutivo di Antonio Costa non avevano dato 6 mesi di vita. Sono passati due anni e mezzo ed è in ottima salute.