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Data: 08/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il duello Raggi-Zingaretti su trasporti e spazzatura

ROMA La «convergenza programmatica » inaugurata tre mesi fa è solo un ricordo. Ora tra il Campidoglio M5S e la Regione Pd è scontro frontale. Ed è proprio Virginia Raggi a dar fuoco alle polveri: «Nicola Zingaretti non è amico di Roma», dice la sindaca che accusa il governatore di non aiutare la Capitale - «che soffre» - su «rifiuti e trasporti». Sullo sfondo ci sono due fatti: uno macro e uno local. Il primo riguarda il nuovo esecutivo pentaleghista, a cui il Comune chiede i poteri speciali per trasformarsi in «una Città-Stato». Il secondo fatto riguarda la tempistica: domenica a Roma si vota in due municipi (il III e l’VIII) e i sondaggi danno il M5S in forte affanno. Anzi, «rischia in entrambi di non andare al ballottaggio », fanno filtrare, numeri alla mano, dal centrosinistra. Zingaretti, rotta la pax, risponde a brutto muso a Raggi, autrice di «un brutto e arrogante comiziaccio fatto in un municipio al voto». Come non accadeva da tanto tempo, il M5S capitolino fa uscire sui social network tutti i consiglieri comunali e gli assessori interessati alla vertenza. La guerra è dichiarata. La strategia è scontata: il nemico ora è Zingaretti. Che però, piccolo particolare, in Regione governa grazie anche alla “non ostilità” del M5S guidato da Roberta Lombardi. La «faraona» ripete che la mozione di sfiducia è sempre pronta in caso di insoddisfazione, ma allo stesso tempo ammette di lavorare per «un’opposizione costruttiva».
LO SCONTRO Macosa reclama la sindaca Raggi nello specifico? «Roma sta soffrendo, Ama sta facendo il massimo, ma se non abbiamo sbocchi ulteriori non sappiamo dove portarli, e questo è competenza della Regione. Abbiamo, tra l’altro, già chiesto più di due mesi fa di autorizzare due impianti per il compostaggio. Se il presidente volesse iniziare a dare l’autorizzazione». Il riferimento è alla Regione Puglia, ultima destinazione dell’indifferenziata romana, che non riesce a essere trattata in città. Poi sempre la sindaca parla di «una brutta prova della Regione » anche sui trasporti e chiarisce, definitivamente: «Ci sono alcuni rapporti Governo-Regione- Comune che non possono essere sempre frutto di una triangolazione, a volte troppo complessa. Devono passare in maniera diretta tra il Governo e il Comune». L’assessore ai Trasporti Linda Meleo rincara la dose: «Il bilancio regionale del 2018 alla voce dedicata al tpl di Roma Capitale mostra un buco di 50 milioni di euro rispetto al 2017. Paradossale». Si litiga anche sulle ferrovie con ilComune che accusa: la Regione le vuole privatizzare. Lo scontro è alto e Zingaretti replica punto su punto. Quanto ai 50 milioni in meno per il Tpl di Roma «dipendono dalla decurtazione del Fondo nazionale per il Trasporto pubblico locale dovuta alle scarse performance di Atac (oltre 1 milione di chilometri di corse perse). Sui rifiuti, ribatte Zingaretti, «praticamente lavoriamo solo per Roma: sulla Puglia, se ci sono stati ritardi, sono stati legati alla iniziale contrarietà dei 5 Stelle pugliesi ad ospitare i rifiuti di Roma». Sulle ferrovie concesse - a partire dalla Roma-Lido - i sindacati hanno chiesto un incontro urgente al governatore. La replica in questo caso è: «Le ferrovie ex concesse sono state tenute fuori dal Comune quando ha presentato il concordato Atac, noi ne abbiamo preso atto».
LA SFIDA La grillina è pronta ad andare alla pugna, forte del governo amico. E ha già messo in cantiere una serie di incontri i ministri pesanti del Governo Conte:Ambiente e Trasporti sono entrambi del M5S, con Sergio Costa e Danilo Toninelli. Raggi, come ha ripetuto anche durante il faccia a faccia con il collega di Milano Beppe Sala, vuole togliere la mediazione della Regione e trattare direttamente con l’esecutivo. Per fare ciò ha bisogno che il parlamento completi la riforma di Roma Capitale del 2010. E poi che si intervenga alla forma di governance del Campidoglio. Dal Pd, la capogruppo a Palazzo Senatorio Michela Di Biase, ricorda che Raggi a fine 2016, da poco eletta, rifiutò «la proposta della giunta regionale che avrebbe dato una maggiore autonomia decisionale al Campidoglio, sostenendo di non essere in grado di gestire ulteriori e maggiori responsabilità». La polemica è destinata continuare, questo non è che un debutto.

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