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Pescara, 24/07/2024
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Data: 10/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Martina prova a rilanciare il Pd da Pescara. Il segretario Dem: «Da Salvini solo spot. Conte dimostra fragilità». E Camusso accusa: «Sull'Ilva solo fantasie»

PESCARA «Anche un grande partito come il Pd ha bisogno di un confronto. Tutti dobbiamo essere impegnati a costruire una pagina nuova, chi con la politica e chi con l'associazionismo civico. Bisogna costruire, ricostruire e rafforzare una rete di confronto, ascolto e partecipazione anche con il mondo dell'associazionismo e dobbiamo farlo dal basso, concretamente, a partire da alcuni grandi temi legati alla cittadinanza e ai bisogni». Maurizio Martina, il segretario reggente del Partito democratico, sceglie la platea del congresso nazionale dell'Arci per rilanciare dal palco dell'Aurum di Pescara la necessità di «un lavoro comune di ricostruzione e ripartenza tra le diverse anime democratiche e progressiste».
CHI C'ERA. Ha detto così, Martina, ieri mattina di fronte a un parterre d'eccezione formato da ospiti di primo piano del contesto politico nazionale quali Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, Luciana Castellina, presidente onoraria dell'Arci, Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Paolo Beni, ex parlamentare Pd ed ex presidente Arci, la sociologa Chiara Saraceno, Marwa Mahmoud (#italianisenzacittadinanza) il sindaco di Pescara Marco Alessandrini, e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana.
SI RIPARTE DA PESCARA. «Proviamo a lavorare insieme, e che questo invito sia il punto di partenza della stagione nuova che abbiamo davanti», ha argomentato il segretario reggente del Pd. «Noi dobbiamo promuovere candidati e proposte che siano alternativi rispetto all'idea che stanno giocando Lega e M5s, cioè quella di scaricare sulle città tutta la propaganda possibile, per poi dimenticarsi dei problemi quotidiani delle comunità».
MIGRANTI E G7. Martina ha fatto molti riferimenti ai temi di politica nazionale e internazionale che in questi giorni tengono banco. «Mi ha colpito che nell'intervento programmatico del neo presidente del Consiglio, al Senato prima e alla Camera poi, non siano state pronunciate due parole: pace e mediterraneo. Le prime parole del presidente Conte al G7 rivelano una fragilità per noi preoccupante. Dobbiamo ribadire, in queste ore, che fuori dall'orizzonte europeo non c'è nessuna sovranità italiana». Il segretario del Pd ha aggiunto di essere «colpito dalle dichiarazioni di Conte su dazi e altre questioni che rischiano di impattare negativamente sulle imprese e sull'economia». E a Salvini: «Sull'immigrazione procede per spot e battute propagandistiche quotidiane, ma il problema è che a farle è il principale responsabile della sicurezza nazionale. Faccia meno dirette Facebook e più lavoro in ufficio».
QUI EUROPA. «Quando Salvini si compiace del fallimento del confronto europeo sulla riforma del regolamento di Dublino, che loro hanno votato nel 2003, si compie un clamoroso autogol per l'Italia», ha osservato Martina. «Se poi aggiunge che la nuova Europa si fa con Orban non si accorge che Orban è stato il principale protagonista di qualsiasi iniziativa tesa a bloccare ogni tentativo di cambiamento nel senso di una condivisione delle responsabilità» .
DIRITTI E ROVESCI. All'invito di Martina all'unità e all'impegno comune risponde la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso che, nel suo intervento, ha sottolineato la necessità di «ricostruire, recuperare e dare significato a tante parole la cui scomparsa ha determinato la crescita delle paure. Apriamo una stagione di alfabetizzazione sulla Costituzione italiana, perché abbiamo la necessità di ridare senso ad alcune parole scomparse dal lessico politico come solidarietà ed eguaglianza». Camusso è intervenuta anche sulla vicenda dell'Ilva. «L'urgenza», ha detto, «è che il tavolo con l'azienda e con il governo riparta e che non si accarezzino fantasie che nulla hanno a che fare con la permanenza significativa di una grande acciaieria».
IL REATO DI SPERANZA. Sul tema dell'immigrazione è intervenuto don Luigi Ciotti: «L'immigrazione non deve essere reato», ha detto tra gli applausi, «perché la speranza non deve essere reato e la giustizia non si deve basare su concessioni occasionali, ma sul riconoscimento della dignità e della libertà», mentre Valerio Tuccella ha raccontato la vicenda dei riders bolognesi, ripresa poi anche dalla presidente onoraria dell'Arci Luciana Castellina.

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