ROMA Di solito si pensa ma non si dice: quando Palazzo Chigi è dello stesso colore delle amministrazioni locali, la vita dei sindaci è un po' più facile. Ieri, vigilia del voto per 6,7 milioni di italianin nei 761 comuni dove oggi si voterà dalle 7 alle 23, il vicepresidente del consiglio pentastellato Luigi Di Maio ha espresso questo pensiero a voce alta, in pieno silenzio elettorale, e rivolto ai candidati Cinquestelle ha detto: «Posso dire che questa volta avranno un governo nazionale dalla loro parte che li potrà aiutare a risolvere problemi complessi come le crisi aziendali e potranno parlare con i ministri per risolvere i problemi». Sottinteso: tutti gli altri sindaci diversamente schierati si mettano in fila dietro gli stellati. Chissà quanti saranno, a proposito. Occhi puntati sui 20 capoluoghi in lizza, tra cui Catania, Ancona e Viterbo.
PERCENTUALI
Questa tornata elettorale sarà un test molto importante per il governo gialloverde. Per la Lega che guarda famelica al centro e al sud, e che dorme soni tranquilli al nord. E per il M5S che ha bisogno di verificare, e mantenere, le percentuali bulgare raccolte al sud (una su tutte Siracusa, 58%), punta a riconfermare città come Ragusa, e a sfondare a Imola, avamposto nordista e dem, e simbolo di un sogno: il governo dell'Emilia Romagna. Ma ci sono anche osmosi nuove e i primi effetti gialloverdi. Vedi Brescello, provincia di Reggio Emilia, primo comune sciolto per mafia in Emilia. Qui il M5Se la Lega appoggiano insieme la stessa lista civica Brescello onesta.
Ma al di là delle aspettative elettorali le parole di Di Maio hanno fatto scoppiare la polemica. Il reggente del Pd Maurizio Martina ha scritto: «Caro Di Maio, hai il dovere di servire tutti i Comuni, rispettando le scelte dei cittadini». «Intervento a gamba tesa con un ricatto politico inaccettabile», afferma invece Paolo Cento di Liberi e Uguali. Giorgia Meloni di FdI pure provoca e attacca: «Scusa Luigi Di Maio e invece i Comuni che dovessero scegliere un sindaco di un altro colore non potranno parlare con i ministri grillini?».
ISTITUZIONALE
Al che Di Maio è stato costretto a una precisazione più inclusiva: «Sappiano tutti i primi cittadini italiani che sarò dalla loro parte sempre, al di là del colore politico, soprattutto nella soluzione delle crisi aziendali». Già Beppe Grillo, un anno fa, visitando la Capitale aveva spiegato la necessità di avere governi amici per poter amministrare in modo più fluido. Era partita lenta e silenziosa la grande manovra di ammorbidimento dettata dalle esigenze neogoverniste romane. Anni fa quando gli allora pochi sindaci del M5S chiedevano una mano sotto forma di emendamenti e leggi, i parlamentari del Movimento rispondevano sdegnati che di marchette loro non erano disponibili a farne.