Presidente Toti, in queste amministrative è tornato il centrodestra classico, e sembra in forma. Contento?
«La nostra coalizione non ha mai abbandonato la scena. Governiamo insieme sei regioni - Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Molise, Sicilia - e come si sta vedendo anche in questo voto, ma dobbiamo aspettare i ballottaggi, l'alleanza dal punto di vista numerico e politico è in buona salute. Dopo di che, le elezioni del 4 marzo hanno cambiato lo scenario italiano e dobbiamo fare i conti con questo».
Cioè con Salvini?
«E' finito il bipolarismo della Seconda Repubblica, e questo pone domande sul futuro di ciascuna forza politica. Stanno cambiando molte cose e questo può non essere negativo per la nostra coalizione, basta saper cogliere con coraggio le novità».
Non teme che questo voto nelle città potrà definitivamente cambiare il centrodestra in destra-centro, a tutto vantaggio della Lega e a scapito di Forza Italia?
«I numeri cambiano, non c'è nulla di fisso in politica. E il nostro partito, ma anche gli altri della coalizione, deve sapersi strutturare e ristrutturare per poter essere più competitivo».
Salvini è irrefrenabile?
«Ha saputo cogliere lo spirito del momento. E' stato abile a ristrutturare il proprio partito ed è stato capace di usare un linguaggio chiaro. Ora per lui comincia una stagione diversa. In cui deve dimostrare che a certe parole d'ordine corrispondono concrete decisioni di governo. E deve farlo cercando di non essere destabilizzante, perché in fondo l'Italia resta un Paese conservatore e moderato».
Sta dicendo che potrebbe deludere e così risorge Forza Italia?
«Io credo che il governo attuale sia l'unico possibile, nelle condizioni date. E continuo a pensare che dobbiamo esercitare un'opposizione ragionevole e financo benevola. La cosa importante è un'altra. E' che le forze politiche e il Parlamento non perdano ulteriore tempo. Mentre questo governo farà quello che potrà, i partiti e le Camere si dedichino a una legge elettorale che garantisca governabilità a questo Paese. E le forze politiche pensino a ciò che vogliono fare e a ciò che vogliono essere nei prossimi anni, alla luce della rivoluzione elettorale avvenuta».
Si parla di un Piano B di Salvini: ossia di mollare a un certo punto M5S e continuare a governare con il centrodestra. Possibile?
«Sono convinto che Salvini si consideri alternativo a M5S. Una cosa è un accordo sul contratto, un'altra cosa è costruire un'alleanza politica permanente. Questa esperienza di governo necessariamente transitoria finirà. Ma noi dobbiamo essere pronti a offrire agli elettori un centrodestra nuovo, compatto, concreto».
Dura 5 anni l'esecutivo giallo-verde?
«Non avrà un orizzonte di legislatura. Ma il tema non è la Lega. Il tema è il resto del centrodestra, che è da ripensare. Senza timidezze verso l'alleanza con Salvini ma anche senza sudditanza nei suoi confronti».
Partito unico?
«In prospettiva, sì. Ma dipende dalla volontà di tutti. E un partito unico non nasce tramite annessione, ma tramite un matrimonio basato sulla pari dignità e sul reciproco rispetto».
Perché Berlusconi è stato assente in queste amministrative: paura?
«Sono elezioni in cui prevale l'elemento locale su quello nazionale. Un dato generale che comunque emergerà, ancora di più dopo i ballottaggi, oltre al buon successo del centrodestra sarà il crollo del Pd in quelle che erano le sue roccaforti inespugnabili. Dobbiamo fare tesoro di tutte le liste e le esperienze civiche: da lì deve partire il nuovo disegno del centrodestra ampio e plurale».
Ma il più forte resta Salvini.
«Non ho nessuna preoccupazione per lo stato di salute politica dell'amico Salvini e della Lega. E credo infatti che non su di lui dobbiamo interrogarci ma su che cosa facciamo e faremo noi».