PESCARA Assolti con rito abbreviato dal gup del tribunale di Roma, Bernadette Nicotra, «perché il fatto non sussiste», l'ex presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, l'ex vicepresidente, Alfredo Castiglione e l'ex assessore all'Istruzione, Paolo Gatti, al termine del processo per la cosiddetta Rimborsopoli abruzzese.I tre ex esponenti della giunta regionale, difesi dagli avvocati Pietro Referza, Enrico Mazzarelli, Dante Angiolelli e Gennaro Lettieri, erano accusati di peculato e, nel caso di Chiodi e Gatti, anche di truffa aggravata, per fatti risalenti a un periodo compreso tra il 2009 e il 2011, riguardanti l'uso delle carte di credito regionali. Ma, per esempio, i 33mila euro, contestati inizialmente a Chiodi, sono scesi a 600 euro che, peraltro, l'ex governatore spese di tasca propria come la Corte dei Conti ha riconosciuto sentenziando che, in realtà, era la Regione a dover restituire soldi al politico.Da un punto di vista processuale è risultata determinante la testimonianza di Carmine Cipollone, dirigente del servizio Ragioneria della Regione, che ha spiegato il meccanismo di doppio controllo sulle spese rendicontate dai politici, nessuno dei quali si è mai lasciato andare ad acquisti dissennati. Anzi, nel caso di Castiglione, il budget era rimasto quasi intatto. Mentre per Chiodi è risultato che i rimborsi per i viaggi erano legittimi in quanto si trattava di missioni istituzionali documentate. «Si chiude un'esperienza devastante, soprattutto a livello umano, per me e per chi mi è stato vicino, professionale e politico». Così dice l'ex presidente della giunta. «E' una vicenda che fin dall'inizio ho ritenuto infondata, ma che mi ha portato all'attenzione dei media nazionali. Mi piacerebbe che chi allora mi condannò solo sulla base di un avviso di garanzia oggi mi chiedesse scusa». Tra i politici il primo commento è quello del senatore Gaetano Quagliariello, leader di Idea: «Quella di oggi non è una notizia», afferma, «ma il dovuto risarcimento morale per ingiuste accuse. Qualcuno dovrebbe ricordare quanto questa vicenda abbia politicamente influito sulle ultime elezioni regionali. Per questo, e non soltanto per questo», conclude, «c'è chi dovrebbe chiedere scusa a Chiodi. A lui, a Castiglione e a Gatti un pensiero di sincera vicinanza».