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Data: 13/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Maio si tiene le tlc. I Servizi restano a Conte. I due leader senza vice

ROMA Sei viceministri e trentanove sottosegretari. Così il governo di Giuseppe Conte ha completato ieri sera il governo, permettendo di fatto di sbloccare anche la partita delle commissioni parlamentari.
Gestazione faticosa e spartizione eseguita con il bilancino delle percentuali e tenendo anche conto della presenza in alcuni ministeri di tecnici. Ieri mattina le ultime limature, ieri sera il varo da parte del Consiglio dei ministri, oggi il giuramento a palazzo Chigi. Limature che hanno permesso di risolvere anche alcune questioni rimaste a lungo in sospeso e frutto di un braccio di ferro tra Di Maio e Salvini e anche con alcuni ministri, Tria e Moavero, che hanno voluto dire la loro sui nomi e sulle competenze da assegnare. Delega alle telecomunicazioni, ai Servizi di intelligence, i nodi più complicati da sciogliere. Quest'ultima alla fine è rimasta in capo al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, mentre le Tlc restano nelle competenze del ministero di Di Maio senza più nominare un viceministro. In questo modo tutti e due i vicepremier, Salvini e Di Maio, non avranno un viceministro.
Grande rientro per Vincenzo Spadafora. Il braccio destro di Di Maio era rimasto fuori dalla corsa per i ministri. Rientra a palazzo Chigi con un ruolo da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità. Così come la Lega ha Giancarlo Giorgetti che assume anche la delega allo Sport e il Cipe. A palazzo Chigi anche Vito Crimi, a lungo in corsa sia come ministro che come vice, assume la delega all'Editoria, ma la folta delegazione che affiancherà Conte non finisce qui. Ci saranno anche Guido Guidesi, Vincenzo Santangelo e Simone Valente (rapporti con il Parlamento e democrazia diretta). E Mattia Fantinati (pubblica amministrazione).
Al superministero di Di Maio arrivano il senatore Andrea Cioffi, Davide Crippa, Dario Galli e Michele Geraci. Per il Lavoro Claudio Cominardi e Claudio Durigon. Al ministro della Giustizia, ci sono Vittorio Ferraresi e Jacopo Morrone, mentre Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano sono destinati all'Istruzione. L'ex deputato M5S Michele Dell'Orco va ai Trasporti con i leghisti Edoardo Rixi e Armando Siri, che vede sfumare deleghe economiche.
TICKET ALL'ECONOMIA
Il ministro all'Economia Giovanni Tria avrà come vice - anche se le deleghe non sono state ancora assegnate - Laura Castelli e il leghista Massimo Garavaglia. In arrivo al Mef anche un altro pentastellato, Alessio Villarosa, e il leghista Massimo Bitonci. Scelte che hanno portato all'esclusione di Stefano Buffagni, finito agli Affari Regionali. Agli Esteri Emanuela del Re, Manlio Di Stefano, Antonio Merlo e Guglielmo Picchi. Salvini al Viminale potrà contare su quattro sottosegretari e nessun vice: Stefano Candiani, Luigi Gaetti (ex deputato), Nicola Molteni e Carlo Sibilia. All'Ambiente Vannia Gava e Salvatore Micillo. Alle Politiche Agricole del ministro Gian Marco Centinaio, Franco Manzato e Alessandra Pesce. Alla Difesa Angelo Tofalo e Raffaele Volpi. Alla Salute i sottosegretari Armando Bartolazzi e Maurizio Fugatti. Ai Beni Culturali la leghista Lucia Bergonzoni, molto vicina a Salvini, e Gianluca Vacca.
COMMISSIONI DI GARANZIA
Oggi a Montecitorio verranno eletti anche un questore e un vicepresidente, dopo la nomina di Riccardo Fraccaro e Lorenzo Fontana a ministri. Al posto del primo andrà Federico D'Incà, (M5s) mentre per la seconda casella in pole position c'è Raffaele Volpi (Lega) anche se il Carroccio ha accarezzato l'idea di offrirla a Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi, per rafforzare la vicinanza del partito della Meloni al governo, pur non stando nella maggioranza. FdI potrebbe consolarsi con una delle due Commissioni di garanzia che spettano all'opposizione, Copasir e Vigilanza Rai. La prima anche nel mirino del Pd e la seconda di Forza Italia.
Con la formazione delle commissioni parlamentari, finalmente il Parlamento dopo oltre tre mesi, potrà cominciare a lavorare come chiesto a gran voce dalla opposizioni e dai presidenti delle Camere Casellati e Fico.

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