PESCARA. Ieri, mentre l’amico e collega Gianluca Vacca giurava da sottosegretario, Andrea Colletti contestava il ‘suo’ Movimento 5 Stelle.
L’avvocato pescarese, 37 anni, al suo secondo mandato da parlamentare a 5 stelle (terzo nel listino bloccato dopo le primarie online poi ripescato nell’uninominale), nella top ten di quelli che hanno restituito più soldi per il micro credito, da qualche mese ormai non nasconde dubbi e perplessità.
Lo fa con toni pacati, ma lo fa. Lo fa pubblicamente, analizzando sui social l’esperimento ‘genetico’ di un governo pentastellato che ha però dovuto fare alcuni compromessi per accontentare l’alleata Lega. Di sicuro non è tra i grillini con i paraocchi, non è uno yes man ma nemmeno uno di quelli che pianta grane o crea imbarazzi ai suoi. Fino ad ora, almeno, non lo ha mai fatto.
Quando qualche settimana fa è uscita la notizia che in una riunione avrebbe chiesto a Luigi Di Maio di non ascoltare solo i fedelissimi, Colletti ha preferito non rilasciare dichiarazioni e non alimentare polemiche.
Quando si era ipotizzato un Governo M5S - Pd lui ha scritto su Facebook: «io mi sento male ma bisogna provare» ma la sua critica è passata sotto silenzio perchè, in pratica, era quello che pensavano tutti gli attivisti.
Nelle ultime ore, con l’annuncio dei nuovi sottosegretari, ha analizzato nuovamente la situazione e, a differenza di altri, ha fatto notare che si sta andando contro i principi originali del Movimento.
Un Movimento che sicuramente negli anni si è trasformato tantissimo. Basti pensare a quando si vietava ai grillini di andare in tv, quando si facevano chiamare ‘cittadino-portavoce’ (ora, invece, si fanno chiamare pure ministri), quando c’erano le dirette streaming e le riunioni ‘segrete’ erano bandite, quando ‘uno vale uno’ e poi è arrivato il capo politico. Insomma il Movimento si è evoluto.
IL NOME DI SIRI
Colletti adesso contesta la nomina del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri (Lega) e scrive: «la nomina di una persona che abbia "patteggiato" una pena per bancarotta (come riferisce un articolo de L'Espresso) va contro i nostri più basilari principi di trasparenza e contro lo spirito del nostro primo V-Day nel quale chiedevamo che condannati non varcassero le aule parlamentari. Ritengo che tale nomina, ovviamente frutto di un compromesso con la Lega, sia un errore ed una deriva molto pericolosa per chi, per anni, ha seguito i principi del MoVimento 5 Stelle. Anche da queste cose dovremmo differenziarci da Pd e Forza Italia. I principi dovrebbero essere la stella polare delle nostre azioni. Perdendo questi perdiamo la bussola di ciò che facciamo».
Colletti ha ricevuto ‘like’ da tanti attivisti e pure dal consigliere comunale di Pescara Massimiliano Di Pillo.
Il nome di Siri era già emerso nelle scorse settimane, in piena bufera per il caso Savona all’Economia. Luigi Di Maio disse (smentito dal Quirinale) di aver proposto anche nomi alternativi al Capo dello Stato e tra questi citò proprio Siri.
In quei giorni fu il giornalista dell’Espresso, Emiliano Fittipaldi, a contestare i 5 Stelle: «il leghista Armando Siri ha patteggiato nel 2015 1,8 anni di carcere per bancarotta fraudolenta.
Tra le altre accuse dei pm, quella di aver messo come liquidatrice della sua società un'immigrata di Santo Domingo, "una testa di legno" che in realtà era titolare di un negozio di parrucche.
Insomma Di Maio, attaccando Mattarella, ha ammesso che voleva come ministro dell'Economia dell'Italia un bancarottiere (tra i creditori c'era anche lo Stato), uno che per lo stesso codice etico del M5S è indegno a cariche pubbliche e ineleggibile. Una storia che fa capire il livello d'improvvisazione, la cattiva fede, la fame di potere e la pericolosità del nuovo che avanza».
LA CRITICA DI MAURIZIO ACERBO
Nelle ultime ore è arrivato un affondo al Movimento 5 Stelle anche da parte del segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo che sullo scandalo dello stadio di Roma sostiene che nemmeno i grillini siano riusciti a garantire onestà.
«Gli arresti a Roma», sostiene l’ex consigliere regionale abruzzese, «dimostrano che il M5S non ha gli strumenti e le persone per farsi garante di una svolta nel senso dell'onestà. Hanno fatto fuori un urbanista come Paolo Berdini con una storia di battaglie contro la speculazione edilizia per dare il via libera a un'operazione che avevano contestato prima di vincere elezioni. Ci hanno messo poco a diventare un partito come gli altri e questo ci intristisce perché delude le speranze di tanti elettori. Che sia coinvolto un uomo di fiducia del M5S che Di Maio si è portato in giro in importanti convegni per sdoganarsi come affidabile presso i poteri forti dà l'idea che la vittoria del M5S non ha rappresentato la rottura e il cambiamento ma un'operazione di gattopardismo. Ora è chiaro che M5S non garantisce nemmeno l'onestà. Il coinvolgimento di esponenti di Forza Italia e PD conferma che questi partiti sono irriformabili e che non hanno i titoli per presentarsi come alternativa a fallimento M5S».