PESCARA - Elezioni in Abruzzo a fine novembre, assieme a quelle della Regione Basilicata. Grazie alla ratifica della nomina a senatore di Luciano D’Alfonso entro agosto, e conseguenti sue dimissioni dalla non più compatibile carica di presidente della Regione.
Questa la tempistica, considerata quasi certa, su cui già si ragiona nelle segreterie dei partiti e negli scranni dell'Emiciclo, e che rende ancor più remota l’ipotesi del voto a maggio 2019, in concomitanza con le elezioni europee.
Ritardare il più possibile il ritorno alle urne è stato finora l’intendimento del centrosinistra che governa l’Abruzzo, reso possibile dalle mancate dimissioni del presidente, per ricompattarsi e risalire nei sondaggi dopo la batosta delle politiche del 4 marzo. Il tutto resistendo agli assalti all'arma bianca delle opposizioni M5s e del centrodestra, a cui conviene votare subito.
Il nodo decisivo di questa accelerazione è la costituzione, data per imminente, in ogni caso entro il mese, delle commissioni parlamentari, sollecitata con forza dal presidente del Senato Roberto Fico del Movimento 5 stelle. Compresa quella della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, che sarà poi chiamata finalmente a ratificare la nomina a senatore di Luciano D’Alfonso, che a quel punto non avrà più alibi per lasciare la carica di presidente della Regione, incompatibile con la prima.
A quel punto tassativamente si dovrà tornare alle urne dopo 120 giorni.
A presiedere la Giunta, va ricordato, sarà comunque un esponente dell’opposizione, molto probabilmente un esponente del Partito democratico, ma non è affatto esclusa una nomina di un rappresentante di Forza Italia.
La tempistica di valutazione del senatore D'Alfonso dipenderà anche dalla lettera dell’alfabeto con la quale si partirà a esaminare la posizione dei singoli onorevoli.
In base però a quello che è accaduto nelle precedenti legislature, tutto dovrebbe risolversi in circa un mese. Dunque entro agosto. E a quel punto la data delle elezioni dovrà essere fissata a fine novembre, o nella peggiore delle ipotesi, entro l’anno.
Ipotesi che svantaggia come detto la maggioranza di centrosinistra, che seppur con i numeri risicatissimi, conta di portare a casa altri risultati, e sperare anche che cambi il vento del consenso a livello nazionale, a seguito di eventuali clamorosi passi falsi della maggioranza parlamentare giallo-verde.
Discorso opposto fanno ovviamente quelli del M5s, della Lega e anche di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che preferiscono battere il ferro finché è caldo.
Gioca anche il fatto che con elezioni riavvicinate, il centrosinistra potrebbe faticare non poco a trovare un candidato di peso con qualche probabilità di vittoria, stando almeno agli attuali sondaggi, disposto a metterci la faccia. Un nome su tutti: quello di Giovanni Legnini, il vice presidente del Csm in scadenza a settembre.
In consiglio regionale c'è chi infine tra gli esponenti di opposizione che con ogni probabilità non saranno nè candidati nè rieletti, sperano segretamente che si vada a votare il più tardi possibile, perché non si rinuncia a cuor leggero a stipendi da 11 mila euro al mese, con i tempi che corrono.