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Data: 15/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Appalti scuolabus, via al processo per Fratarcangeli e Romanelli. La Procura ha riunito i casi di Teramo e Silvi, ma solo quest'ultimo Comune si è costituito parte civile. L'ex assessore tra i 9 imputati. Le accuse: frode nelle pubbliche forniture e rifiuto d'atti d'ufficio

TERAMO Un corposo taglio del tribunale alle liste testi delle varie difese, il Comune di Silvi che si costituisce parte civile per i fatti in cui è parte lesa (cosa che non fa il Comune di Teramo) e l'aggiornamento al 6 dicembre per il via all'audizione dei testimoni: è la cronaca della prima udienza del processo scaturito dall'inchiesta sugli appalti scuolabus di Teramo e Silvi. Gli imputati sono nove fra i quali i vertici della ditta laziale Fratarcangeli , l'ex assessore alla pubblica istruzione del Comune di Teramo, Piero Romanelli, due dirigenti ed una dipendente dello stesso Comune di Teramo. In questo procedimento c'è anche una parte riguardante Silvi (il resto è stato inviato per competenza alla Procura di Frosinone) e riguarda la frode nelle pubbliche forniture (non ci sono indagati del Comune e l'ente, rappresentato dall'avvocato Antonino Orsatti si è costituito parte civile). Al centro del fascicolo che ha portato i nove a processo ci sono presunte irregolarità nell'esecuzione dei contratti, dalla mancata manutenzione dei mezzi fino all'assenza delle necessarie revisioni, con le indagini che all'epoca partirono dopo diverse segnalazioni da parte dei genitori e numerose violazioni accertate nel corso di svarianti controlli fatti dalla polizia stradale. In questo procedimento il pm titolare del fascicolo Davide Rosati ha riunito i casi di Teramo e Silvi, mentre resta da chiudere quello riguardante Tortoreto. Le accuse contestate, nei diversi ruoli, vanno dalla falsità materiale commessa da privati alla frode nelle pubbliche forniture fino all'abuso d'ufficio, passando per il rifiuto di atti d'ufficio. Quest'ultima è l' ipotesi di reato contestata a Romanelli e ai due dirigenti comunali. «Indebitamente rifiutavano un atto del proprio ufficio per ragioni di sicurezza pubblica», si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, «non esercitando e/o disponendo attività ispettive in relazioni ad ulteriori inadempimenti segnalati, in tal modo impedendo che si procedesse alla risoluzione del relativo contratto di trasporto».Secondo l'accusa mossa dalla Procura, e tutta da dimostrare nel corso del dibattimento, la frode nelle pubbliche forniture contestata ai privati sarebbe consistita, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, «in una sistematica carenza nella manutenzione ordinaria dei mezzi scuolabus utilizzati per l'esecuzione del servizio, nonchè delle dotazioni di bordo degli stessi, mancanza di revisioni periodiche dei mezzi utilizzate, continue violazioni al codice della strada in materia di inefficienza dei dispositivi di equipaggiamento».

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