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Pescara, 24/11/2024
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Data: 15/06/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Pace tra Roma e Parigi. Conte vola da Macron. Il presidente francese non si scusa ma spiega: «Mai dette frasi contro l'Italia». Per il presidente del Consiglio il caso è chiuso. «Adesso riformiamo Dublino»

ROMA Francia e Italia abbassano le armi e provano a ripartire dal vertice di Parigi. L'incontro tra Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron, dopo giorni di bufera sul caso Aquarius, è stato confermato. È servita una lunga telefonata nella nottata di ieri tra il leader francese e il premier italiano per chiarirsi. Macron, entrato in rotta di collisione, seppur a distanza, con il leader della Lega Matteo Salvini, ha deciso di uscire dall'impasse cambiando interlocutore e rivolgendosi direttamente a Conte. Al presidente del Consiglio ha assicurato di non aver mai avuto intenzione di «offendere l'Italia e gli italiani» e di voler continuare a «collaborare». Il caso «è chiuso», è stata la risposta di Conte che, pragmatico, ha aggiunto: ora «parliamo della riforma di Dublino». Certo gli attacchi francesi dei giorni scorsi sono stati decisamente duri e sopra le righe - tanto da far inarcare il sopracciglio anche al Quirinale - ma Macron si è smarcato assicurando di non aver mai pronunciato le parole incriminate. Quei due aggettivi, «cinica e irresponsabile», rivolti all'Italia nel giorno in cui Salvini ha annunciato la chiusura dei porti. «Mi ha assicurato - ha detto il premier al termine della telefonata - che quelle frasi non sono attribuibili a lui». Con buona pace del portavoce del governo Benyamin Griveaux, che aveva diffuso il virgolettato attribuito a Macron al termine di un consiglio dei ministri. «Con l'Italia è arrivato il tempo della distensione», ha precisato Macron nel pomeriggio di ieri per sgombrare il campo da ulteriori dubbi, aggiungendo di aver «sempre difeso la necessità di una maggiore solidarietà europea con il popolo italiano». E pazienza se la parola «scuse» non è mai stata pronunciata, quello che conta è che i toni siano cambiati e sia stata mostrata la voglia di collaborare. A confermarlo è stato lo stesso Salvini, il primo a chiedere le scuse della Francia e a legarle al bilaterale di Parigi. «Scuse o non scuse - ha detto - bado alla sostanza, non alla forma. Bene il chiarimento con la Francia». Emergenza rientrata dunque in un momento in cui l'Italia resta un interlocutore importante per la Francia che vede il suo storico alleato, la Germania di Angela Merkel, sempre più in bilico per i fuochi incrociati interni proprio sul fronte dell'immigrazione. Anche la Francia del resto ha i suoi scheletri nell'armadio in materia. È di ieri la denuncia dell'authority sulle carceri «Controleur de prisons» che striglia Parigi per la detenzione di migranti minori, ritenuta «contraria ai diritti fondamentali». Ma al di là delle polemiche, su un punto tutti sembrano essere d'accordo: l'Italia è stata lasciata sola per troppo tempo. Serve più solidarietà (concreta) dagli altri Stati europei. Lo ha detto Macron e lo ha ribadito anche l'alto rappresentante Ue Federica Mogherini. «In mare la priorità è salvare vite, ma la vera soluzione è a terra, in Europa, con una solidarietà tra Stati più forte ed efficace». Dalla commissione Ue è arrivata la proposta di impegnare 8,9 miliardi di euro del budget del sevizio europeo per l'azione esterna 2021-2027 sulle questioni migratorie. Ma come ha ripetuto più volte Salvini i soldi non bastano, servono iniziative concrete. Di questo parlerà Conte con Macron, a partire dalla riforma del regolamento di Dublino, fondamentale per l'Italia. Anche se la vera cartina di tornasole per testare un eventuale cambiamento di rotta in Europa sul fronte migranti sarà il vertice di fine mese. Arrivarci con Macron alleato e non «nemico», naturalmente ha un peso specifico notevole. Al pranzo che sarà servito oggi all'Eliseo poi non si parlerà naturalmente solo di migranti. Il menù della discussione è ampio, dalle riforme dell'eurozona (vitali per il programma economico del governo) alla Tav Torino-Lione, fino alle prossime nomine ai vertici delle istituzioni europee. La rete delle alleanze tra le capitali si sta già tessendo, meglio per Roma non farsi trovare impreparati.

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