Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.559



Data: 15/06/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tensione Di Maio-Salvini E M5S scarica Virginia

ROMA L'alluvione che si è abbattuta sul M5S e sulla Lega ha attutito per qualche ora gli ardori dichiaratori dei due vicepremier Di Maio e Salvini. Silenzi e toni più bassi che restituiscono, per la prima volta dall'arrivo di Giuseppe Conte, al presidente del Consiglio quel ruolo di indirizzo proprio della funzione. Conte non si fa scappare l'occasione che gli deriva dalla difficoltà che hanno i suoi due vice. L'abbraccio, e prima il colloquio, di ieri mattina con il presidente dell'Anac Raffaele Cantone danno il segno di una presa d'iniziativa che Conte accompagna con la promessa di un impegno deciso contro la corruzione che passa anche per il varo di quel codice degli appalti che solo pochi giorni fa il vicepremier pentastellato aveva contestato.
A pochi giorni dal suo insediamento il governo è scosso e sotto choc. Il timore che possano arrivare avvisi di garanzia a ministri pentastellati è forte. Ma soprattutto - malgrado le smentite- si avvertono scricchiolii nella tenuta del rapporto dei grillini con la Lega. Di Maio ha chiesto e ottenuto le dimissioni del presidente di Acea e altrettanto ha fatto con gli esponenti grillini che risultano coinvolti nell'inchiesta. Salvini ha invece difeso Luca Parnasi e con esso i 250 mila euro che il costruttore ha donato alla onlus Più voci', riconducibile alla Lega.
Bocche cucite sia dentro che fuori la sala del Consiglio dei ministri. Cautela, in attesa di possibili novità, e voglia di rilancio immediata con provvedimenti concreti che dovrebbero essere varati nella prossima riunione. Sul decreto dignità, Di Maio punta molto per risollevare le quotazioni sue e del gruppo dirigente grillino finito da quindici giorni al governo. A capo di quelli che una volta erano tre, se non quattro ministeri, Di Maio ha un compito difficilissimo, ma non ha a disposizione il tempo necessario per approfondire le singole questioni. Ancora una volta toccherà ai tecnici sopperire, ma il rischio è quello di consegnarsi di nuovo a strutture esterne sul modello Lanzalone. Un po' come è accaduto quando - per superare lo stallo e far partire il governo - si è cercato un premier che fosse fuori dall'orizzonte grillino o leghista.
Conte, che oggi sarà a Parigi per incontrare Macron, prima del previsto rischia quindi di risultare il punto di caduta delle contraddizioni della maggioranza, ma anche l'unico punto di possibile mediazione in grado di garantire la sopravvivenza del governo giallo-verde a questo tsunami giudiziario.
I RAPPORTI
I fronti nel M5S sono tantissimi, forse troppi. Il primo riguarda i rapporti con Virginia Raggi e con quel Campidoglio che da due anni è causa di problemi. «Lo stadio è una questione di Virginia: non ce ne occupiamo», dicono i vertici del M5S approdati ormai a Palazzo Chigi. E non è un caso che Di Maio dia forfait al salotto di Bruno Vespa: «Non metto più la mia faccia sulle vicende romane». E infatti a Porta a porta si presenta la sindaca. Che a sua volta dice due cose molto forti: dice che non ha ancora sentito il capo politico del M5S e inoltre sottolinea che Luca Lanzalone le fu presentato da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. Esistono dunque, in questa fase, tre M5S: quello di Di Maio e dei ministri, quello di Virginia Raggi e quello degli ortodossi, capitanati da Roberta Lombardi che, seppur dal consiglio regionale del Lazio, detta la linea dell'opposizione interna. Un cortocircuito che rende tutti più soli e isolati. A partire, appunto dall'inquilina di Palazzo Senatorio. In molti notano un segnale chiaro, a questo proposito: sul blog delle stelle non c'è alcuna difesa di Virginia Raggi. Le sue mille dichiarazioni non vengono rilanciate dall'house organ dei pentastellati. In posizioni ancora diverse, ci sono infine Davide Casaleggio e Beppe Grillo. Il primo viene descritto in «forte imbarazzo» soprattutto alla luce della cena dell'altra sera con l'ex presidente di Acea. Grillo, invece, è furibondo per tutta questa vicenda. Ha paura che passi il messaggio che Lanzalone, genovese come lui, sia un suo uomo («Ma non è così»). I due si conoscono e si sono visti.
LA TENSIONE
Anche all'hotel Forum nel corso di una cena con i vertici amministrativi del Comune, già più di un anno fa. Nessuno sa cosa possa uscire dalle carte dell'inchiesta. Il terrore diffuso riguarda le intercettazioni. Tra gli eletti in Parlamento, nonostante le parole dure arrivate dai ministri Di Maio e Danilo Toninelli («chi sbaglia paga»), si preferisce non commentare l'indagine che sta di nuovo facendo tremare la Capitale e la giunta Raggi. Elio Lannutti, vicino a Beppe Grillo, è tra i pochi a esprimersi, in chiaro: «Chi sbaglia deve pagare, senza sconti», scrive su Fb l'ex presidente Adusbef. Che ne ha anche per il costruttore Luca Parnasi: «Beppe Grillo avanti di decenni, il sottoscritto di qualche lustro su Parnasi, affaristi, combriccole e manutengoli del potere marcio». Il siluro intanto continua ad andare avanti e indietro dal governo al Comune, passando per il Parlamento. E Conte per la prima volta si affranca da «Matteo» e «Luigi»

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it