TERAMO Il nodo delle alleanze agita gli schieramenti in vista del ballottaggio tra due domeniche. Sul fronte del centrodestra è la Lega ad aprire a una possibile intesa con i civici di Mauro Di Dalmazio che riporti nel centrodestra quell'unità non ottenuta al primo turno. Lo fa tramite il coordinatore provinciale Piero Fioretti che, in premessa, rispolvera la posizione del Carroccio nella fase precedente all'ufficializzazione dell'appoggio a Giandonato Morra. «La Lega aveva tentato di rivedere i metodi divisivi nella costruzione della coalizione», ricorda il coordinatore provinciale che dunque si rivolge al candidato sindaco per spingerlo all'intesa con il raggruppamento civico formato da "Al centro per Teramo" e "Azione politica", il movimento di Gianluca Zelli, che insieme a Di Dalmazio ha sfiorato il 12% dei consensi. Fioretti sollecita l'aspirante primo cittadino a «prendere in considerazione un confronto con una parte importante del centrodestra che, come dichiarato dal coordinatore regionale Zelli, con buonsenso da parte di tutti poteva portare a vincere già al primo turno». Il dirigente leghista non si limita a un suggerimento, ma prefigura uno sbocco all'eventuale trattativa. «Non vedo impedimenti politici o strategici che possano ostacolare un apparentamento», spiega, «che garantirebbe la vittoria al ballottaggio». L'obiettivo indicato da Fioretti è «far crescere un gruppo di persone che, anche al di fuori dell'azione amministrativa, possano agire ed incidere positivamente nella vita della città». Come dire che l'intesa con i civici potrebbe prescindere dal loro ingresso in giunta. Da Morra, però, arriva una risposta tutt'altro che entusiastica. «Abbiamo fatto una campagna elettorale di massima apertura», tiene a precisare il candidato, «mi è sembrato che in alcune dichiarazioni Zelli andasse in un'altra direzione: se però ci sarà un orientamento diverso, ne prenderò atto». Bastano queste parole, pronunciate quasi con distacco, a trasmettere la freddezza con cui Morra raccoglie l'invito del coordinatore del Carroccio. L'aspirante primo cittadino però, da politico navigato, non sbatte la porta in faccia a nessuno. «Il dialogo politico si può riaprire», tiene a precisare, «trovare le ragioni per l'unità del centrodestra anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali è basilare». In ballo ci sono le regionali in autunno e la coalizione, gruppi civici compresi, dovrà di nuovo sedersi al tavolo delle trattative per le candidature. Prima però c'è da vincere il ballottaggio per il Comune, che in caso di conferma del centrodestra farebbe da traino anche per i successivi impegni elettorali. L'ipotesi apparentamento, per la verità, finora è sempre stata esclusa anche da Di Dalmazio, che si è proposto alla guida di un progetto autenticamente civico, svincolato dalle logiche di schieramento. Questo concetto è stato ribadito anche ieri sera, nel corso della riunione per l'analisi del voto tenuta dall'ormai ex aspirante sindaco e futuro consigliere con i candidati delle due liste che l'hanno sostenuto nella tornata di domenica scorsa. L'orientamento resta di non stringere accordi ufficiali con nessuno dei due sfidanti rimasti in corsa per la fascia tricolore, anche se un eventuale apparentamento con possibile ingresso in giunta aprirebbe uno spazio maggiore in consiglio ai primi esclusi di "Al centro per Teramo". Questi calcoli il centrodestra li ha già fatti, se non tutti in gran parte, nell'annunciare i nomi dei dodici nuovi ingressi in aula nel caso in cui Morra diventasse sindaco. Tra i citati, infatti, ci sono ad esempio Sara Gabriella Massimi di Forza Italia, che entrerebbe posto di Pasquale Tiberii, che dunque avrebbe già in tasca la nomina ad assessore.Lo stesso discorso vale per le nuove di "Futuro in" Arianna Fasulo, certa subentrante a Maurizio Salvi, e Laura Angeloni, al posto di Caterina Provvisiero più che di Franco Fracassa. Quest'ultimo, come nel 2014, resterebbe fuori per tutelare la "quota rosa" in giunta. «La giunta esprimerà un mix di competenza e novità», fa sapere Morra, «già condiviso dalla coalizione e che sarà il frutto di ulteriore confronto collegiale dal quale potrebbero emergere sorprese».
D'Alberto: «Confronto aperto sui programmi ma senza scambi». L'aspirante primo cittadino si rivolge ai suoi ex avversari «Il progetto resta civico, parliamo con chi vuole cambiare»
TERAMO«Siamo sempre stati coerenti e continueremo ad esserlo, per questo cercheremo di allargare la coalizione intorno a temi e progetti, ma senza scambi alcuni». È il paletto sulle possibili alleanze che Gianguido D'Alberto mette lungo il percorso che conduce lui e l'alleanza che lo sostiene al ballottaggio del 24 giugno. Il concetto è chiaro: sì al confronto su progetti e idee per la città, no al mercanteggiamento di posti in giunta o di altri incarichi. D'Alberto, dopo le sollecitazioni ricevute dalla rappresentante del Pd Manola Di Pasquale, sulla necessità di stringere alleanze al secondo turno, tiene a ribadire che il suo progetto resta «improntato esclusivamente a quel civismo democratico di cui la nostra coalizione è espressione». Il candidato, dunque, si rivolge agli avversari di domenica scorsa che nella prima fase della campagna elettorale hanno manifestato in più occasioni l'intento di rompere con il passato, sia nel merito che nel metodo con cui è stato gestito il Comune dalla precedente amministrazione. «L'unica cosa che ci interessa è il bene di questa città», spiega, «ed è per questo che ho già iniziato a confrontarmi, e continuerò a farlo anche nelle prossime ore, con tutti i colleghi che al primo turno si sono candidati a governarla sulla base di una dichiarata discontinuità». L'inclusività, però, sarà cercata sulla base «di temi e programmi volti a rilanciare la città» e non su spartizioni di poltrone. D'altra parte, evidenzia il candidato, nelle file del centrodestra non emergono effettivi segni concreti di rinnovamento. «Morra, al di là delle dichiarazioni di facciata, non potrà mai tagliare il cordone ombelicale con chi l'ha preceduto, come dimostrano i risultati elettorali, in termini di voti e preferenze, delle liste che lo appoggiano», fa notare D'Alberto che si riferisce anche alle «ultime dichiarazioni del leader di Futuro In Paolo Gatti che di fatto ha già indirettamente benedetto la prossima giunta comunale Morra-Gatti». Il confronto con chi aspira a un reale cambiamento, dunque, è aperto. Le parole chiave del progetto, però, restano trasparenza, partecipazione e competenza. «Non si tratta di uno scontro tra centrodestra o centrosinistra, ma di dare voce al vero civismo e ai suoi valori», tiene a precisare il candidato, che tiene a evidenziare un passaggio: «Non sarò mai ostaggio di nessuno, massima apertura al confronto sui temi, ma nel rispetto del progetto su cui gli elettori ci hanno già dato fiducia». Servono risposte concrete ai problemi, non giochi di potere. «I nostri principali interlocutori restano i cittadini», continua D'Alberto, «quegli stessi che magari al primo turno hanno votato altri candidati sindaci ma sempre credendo in un progetto di rinnovamento». A loro i suoi ex avversari, dunque, dovrebbero dimostrare coerenza. «Da parte mia c'è la massima apertura a confrontarci su temi e progetti per il rilancio di questa città», insiste D'Alberto, «a noi interessa solo il bene di Teramo, mi auguro che anche i miei competitors del primo turno ragionino in questi termini». Nessuno spazio, insomma, a calcoli e accordi basato sulla ridistribuzione di incarichi e posti di potere. «D'altro canto anche i nostri competitors, in campagna elettorale, avevano sempre detto no ad apparentamenti, sostenendo di non essere scesi in campo per interessi personali ma solo per il bene della città», fa notare lo sfidante in corsa per la fascia tricolore, «e il bene di questa città, visto lo stato in cui è ridotta, non è certo quello di essere nuovamente consegnata agli stessi protagonisti della passata amministrazione, che nonostante i tentativi dei miei avversari di negare l'evidenza, in caso di vittoria di Morra saranno ancora tutti lì». (g.d.m.)