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Pescara, 24/07/2024
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Data: 16/06/2018
Testata giornalistica: Prima da Noi
D’Alfonso, adesso il senatore-presidente incompatibile è anche in conflitto di interessi (ipse dixit). Dovrebbe lasciare la Regione per non cadere in contraddizione ma...

ABRUZZO. A questo punto il presidente-senatore Luciano D’Alfonso dovrebbe proprio lasciare la guida della Regione al fido vice presidente Giovanni Lolli.

E non dovrebbe farlo per accogliere le richieste dell’opposizione, le provocazioni delle Iene, le richieste di una parte dei suoi, i senatori del M5S che abbandonano la Commissione per protesta o i giuristi vari.

Dovrebbe farlo esclusivamente per non smentirsi, non cadere in contraddizione, non fornire il destro a chi sostiene che le sue siano solo argomentazioni strumentali oltre che in palese conflitto con la Costituzione.

Già, perchè, fino a qualche settimana fa, mentre l’opposizione tentava in Consiglio regionale di far passare la sua sfiducia (non riuscendoci anche grazie al voto dei ‘ribelli’ del Pd), D’Alfonso ci ha tenuto a precisare che poteva rimanere sia governatore che senatore perchè, per dirlo a parole sue, «non si materializza nessun conflitto di interessi».

Dunque, secondo lui, può aspettare la convalida da parte della Giunta per il regolamento del Senato senza problemi perchè l’incompatibilità si materializzerebbe solo in caso di conflitti di interesse.

Una teoria che, per quanto unica, è stata più volte ribadita dal neo legislatore: l’incompatibilità «scatta nel momento in cui» il senatore «si fa una legge a favore del sedime territoriale regionale» nel quale è governatore.

Tutte parole sue.

Allora attenzione, perchè, proprio oggi, il senatore Luciano D'Alfonso (che ovviamente è in Senato per rappresentare gli interessi della sua regione) ha presentato come primo firmatario (cioè è stato proprio lui a proporre l’iniziativa) un emendamento al DL 55/2018 che riguarda la restituzione delle agevolazioni fiscali e contributive del terremoto del 6 aprile 2009.

L'emendamento (che il senatore promuove a favore del suo «sedime territoriale regionale») chiede che si riapra l'intera vicenda che riguarda 320 soggetti tra imprese e persone fisiche per un ammontare di 75 milioni di euro, ed accoglie quanto richiesto dai cittadini aquilani il 15 aprile 2018: la necessita' di interpretare l'atto in maniera piu' flessibile, soprattutto per cio' che riguarda la soglia del de minimis, che sulla base del Temporary Framework - applicato dall'Europa nel periodo del sisma e per tutto il 2011 - e' fissata a 500.000 e non a 200.000 euro.

Hanno firmato l’emendamento proposto da D’Alfonso anche altri senatori meno in conflitto di interessi: Francesco Verducci, Vasco Errani, Gianni Pittella, Bruno Astorre, Monica Cirinna', Nadia Ginetti, Leonardo Grimani, Annamaria Parente, Simona Malpezzi, Mauro Maria Marino, Antonio Misiani.


La deputata Pd Stefania Pezzopane (che quando era in Senato si occupava della questione in prima persona) adesso si augura che il Senato accolga la proposta dei senatori democratici per risolvere il contenzioso fiscale delle aziende abruzzesi delle zone colpite dal sisma 2009. Ci sono anche altri emendamenti dello stesso tenore di altri gruppi parlamentari. La soluzione indicata dal Pd, infatti, permetterebbe di mantenere la sospensione degli obblighi fiscali previsti dalla legge del 2011 e successivamente, nel 2015, dichiarata illegittima con una decisione miope della commissione europea.

Con l’emendamento si interviene sulla soglia del de minimis elevando la soglia a 500.000 €, ciò consentirebbe di risolvere gran parte dei contenziosi.

«L’approvazione dell’emendamento è urgente perché stanno inesorabilmente trascorrendo i 120 giorni concessi dalla proroga per la presentazione della documentazione al commissario», spiega Pezzopane.

La approvazione di questo emendamento consentirebbe la riapertura della trattativa in Europa.

Insomma a parte incompatibilità e conflitti di interessi, un altro bel garbuglio irrisolto da anni per il nuovo governo giallo-verde.

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